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Rixi, Tav e autonomia. Le colonne d’Ercole della Lega. Parla Centinaio

“Adesso decidiamo noi l’agenda”. Gian Marco Centinaio taglia le parole con l’accetta. Dal Centro Studi Americani di Roma il ministro leghista dell’Agricoltura traccia un bilancio in bianco e nero delle elezioni europee. La Lega ha stravinto, e adesso detta legge, “altrimenti si torna a casa”. Passando per le urne, ovviamente. Perché “non esiste che i Cinque Stelle si curino le ferite all’opposizione e noi facciamo un altro governo”.

Centinaio, che succede se passa la linea Di Battista nel Movimento Cinque Stelle?

Se passa la linea “Dibba” e ritornano gli insulti nei confronti degli esponenti della Lega è un problema anzitutto per i Cinque Stelle. Come fanno a tener fede a un contratto di governo con un contraente che ritengono impresentabile ed erede di Tangentopoli? Se dici in giro che il tuo Movimento è fatto di duri e puri e poi stringi un accordo con quegli sporchi politici leghisti tutti corrotti (ride, ndr) gli elettori ti puniscono…

Il caso Rixi è un problema anche per voi. Se arriva la condanna e non lo mandate via andate allo scontro frontale. Come se ne esce?

Semplice: non lo mandiamo via (in mattinata, Rixi si è dimesso dopo la condanna. Dimissioni accettate da Salvini, ndr).

Il Nord vi ha dato fiducia, ora si aspetta qualcosa in cambio. Quanto in là si possono ancora rimandare le autonomie?

Non si possono più rimandare. Bisogna agire al più presto. È vero, la Costituzione dice che l’Italia è una e indivisibile ma le regioni hanno già di per sé la possibilità di chiedere maggiore autonomia.

Poi c’è la Tav. Siete tornati a gamba tesa sul dossier ma i Cinque Stelle non hanno mai cambiato idea…

La Tav è diventata l’emblema delle infrastrutture. È la punta dell’iceberg, l’Italia ha infrastrutture vecchie che devono essere modernizzate, al Sud sono inesistenti. Non possiamo accettare che per andare da Milano a Matera, capitale europea della cultura, ci si metta più tempo che andare a Londra o Parigi.

Quindi che si fa, un referendum?

Siamo sempre disposti a fare un referendum se ce ne fosse bisogno, ma pensiamo che alle regionali i piemontesi abbiano già dato una risposta chiara. Io ho seguito la campagna elettorale in Piemonte, e l’unico tema in ballo era Tav sì, Tav no. Eleggendo Cirio il Piemonte ha dato il suo responso.

In Europa i leader stanno decidendo gli assetti dei prossimi cinque anni, qui si litiga sullo Sblocca Cantieri. L’impressione è che siamo fuori dai giochi.

In questi giorni abbiamo qualche problemino da risolvere qui in Italia. Ho parlato con Salvini, lui ha le idee ben chiare di cosa dire ai tavoli europei.

Però spetta a Conte parlare a quei tavoli. C’è speranza di nominare un commissario economico?

Secondo me sì. Abbiamo avuto questa possibilità all’epoca di Berlusconi e Tajani, la meritiamo tanto più oggi. Riservarci un ruolo di commissario come quello della Mogherini, che ha avuto una delega totalmente inutile, sarebbe una grave offesa per l’Italia.

Qui in Italia la Lega ha fatto il boom, in Europa i suoi alleati molto meno. Come si fa con quei numeri a cambiare Bruxelles?

C’è un bel lavoro da fare. A cominciare dall’Europarlamento, dove dobbiamo fare asse con tutti i parlamentari italiani che sono stati eletti dicendo in campagna elettorale di voler cambiare l’Europa come noi. Ora vedremo se facevano sul serio.

Pensa a Forza Italia?

A dire il vero anche il Pd ha fatto campagna in Veneto e nelle altre regioni del Nord con questo stesso mantra, ora lo mettiamo alla prova. Ieri Zingaretti ha perfino pronunciato le parole “prima gli italiani”, ormai Salvini ha sdoganato anche questa…

Insomma, avete un piano per contare in Ue?

Serve un’azione concertata di governo. Al Consiglio Ue noi ministri dobbiamo far passare il più possibile proposte italiane facendo lobby con altri Paesi. Io faccio parte di un governo sovranista eppure spesso mi confronto con colleghi francesi, tedeschi, spagnoli con cui ho ottimi rapporti e mi trovo d’accordo su tanti dossier.

A proposito, i francesi di Lactalis hanno appena acquistato Nuova Castelli. Non è un grande spot per il vostro Italy First.

Siamo molto perplessi. Vogliamo parlare il più velocemente possibile con la proprietaria di Nuova Castelli, che peraltro è solo parzialmente made in Italy perché è in mano a un fondo inglese. Poi incontreremo i proprietari di Lactalis per capire quale progetto hanno sull’Italia. Sono sempre stato dell’idea che se le aziende italiane non riescono a far fronte alle necessità di aziende più importanti non c’è da stracciarsi le vesti. Però ci devono essere progetti seri per valorizzare il territorio e la filiera di prodotti agroalimentari di qualità, sennò si rischia di finire in mani sbagliate.

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