Gli errori dell’Europa? Aver mollato il manifatturiero per scegliere finanza e servizi. Così l’eurodeputato uscente Elisabetta Gardini, già capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo e in occasione delle urne del prossimo 26 maggio candidata nel nord est in Fratelli d’Italia, che affida a Formiche.net la sua idea di riforma della macchina amministrativa europea, con regole meno comuni, come sulla pesca, ma tarate sulle reali esigenze dei singoli membri. Per questo Fratelli d’Italia propone in Europa un pacchetto di azioni mirate, nella consapevolezza che la grande coalizione che ha guidato il vecchio continente si sta arenando come in una palude.
Cerasa sul Foglio scrive che lo scontro è tra la visione europea di Salvini e quella di Calenda: perché l’Europa di oggi può uscire trasformata dal voto del 26 maggio?
Perché i cittadini possono riprendersi il ruolo di protagonisti, come stiamo osservando in molte elezioni nazionali: dalla Svezia, considerata la più stabile, alla Spagna dove il Ppe ha perso molto consenso a favore di partiti come Vox. Significa che i cittadini non vogliono più questa Europa che Limes, e non noi brutti a cattivi, ha definito unico esempio al mondo di burocrazia senza Stato. Una diagnosi mortale.
Fdi sta crescendo, con l’obiettivo di essere la seconda forza del centrodestra. Perché ha scelto Giorgia Meloni per continuare la sua esperienza politica europea?
Sono finalmente approdata a casa, dopo un lungo percorso. Incontrando Guido Crosetto giorni fa ci siamo ricordati del 17 dicembre 2012, quando il Pdl era in un periodo di psicodramma e si dibatteva della necessità di fare le primarie. Dal momento che, come sempre in quel partito, le primarie non vennero celebrate, Crosetto e Meloni organizzarono le primarie delle idee. Anche io salii su quel palco dove riuscimmo finalmente a discutere di contenuti e il giorno dopo dissi in un’intervista che il partito aveva necessità di dare spazio a volti nuovi e che in caso di primarie avrei votato Meloni. Per cui dopo sette anni di battaglie svolte dall’interno, ho perso ogni speranza e sono andata dove avevo visto nascere ciò che a me piaceva e dove ritrovo i miei valori di riferimento. Forza Italia parla ormai come il Pd, sale sui barconi e credo stia cercando di occupare uno spazio di centrosinistra.
Come potrà la trazione sovranista ergersi a risposta contro la crisi tanto del Ppe quando della socialdemocrazia europea?
In Europa la grande coalizione già da tempo ha dimostrato di non essere più ciò che i cittadini vogliono, perché non è attrezzata per fornire risposte a problemi reali. Il rischio è di dover sempre mediare, diluendo il proprio messaggio in un compromesso eterno e arenandosi come in una palude. Da dopo la crisi del 2009, si è cominciato a capire che la congiuntura economica ha messo a nudo tutti i limiti dell’Ue: i nodi dunque sono venuti al pettine. È da dieci anni che ascoltiamo analisi diffuse sull’esigenza di cambiare l’Europa, sul fatto che l’euro è stato un marco con altro nome: questa Europa fatta su misura per la Germania è ormai diventata stretta.
Fdi sarà nel gruppo dei conservatori: con quale perimetro di azione?
È quella la famiglia politica con il ruolo strategico di ponte tra Ppe e ciò che sarà alla nostra destra. Il Ppe, una formazione di centrodestra, si snatura nelle sue alleanze con liberali e socialisti: invece Fdi ha l’opportunità di essere tra i Conservatori e Riformisti che, non a caso, sono nati da una costola del Ppe e con i conservatori inglesi, ancorati ai valori della tradizione occidentale ma con un forte impulso riformista. Gli stessi inglesi, non va dimenticato, prima del referendum sulla Brexit, avevano chiesto a gran voce ai colleghi del Ppe di elevare il dibattito sulla Brexit a discussione generale e non solo interna, perché coinvolgeva problemi comuni. L’idea era di mettere tutti i paesi attorno ad un tavolo per trovare soluzioni adeguate.
Non è stato fatto?
No, in quanto la Germania ha perseguito l’immobilismo: non vuole né più Europa né meno Europa perché se l’è costruita su misura. Questo status non può più andare avanti. E il ruolo di Fdi e dei Conservatori sarà fondamentale in questo percorso, anche se molto dipenderà dai numeri.
Made in Italy: come sostenerlo concretamente a Bruxelles?
È una battaglia che sta nella tradizione di tutti gli italiani, forse l’unica che ha caratterizzato trasversalmente tutti i gruppi. Ma non c’è dubbio che noi su questo abbiamo una marcia in più. Osservo che nei trattati internazionali il tema non è mai stato portato avanti in maniera decisa, penso all’acquisto in Ue di olio tunisino senza dazi o ai prodotti agricoli che invadono il mercato con la generica giustificazione di voler sostenere il continente africano. Spesso accade che si tratta di aziende tedesche o francesi che acquistano quei prodotti senza dazi per poi rivenderli in Europa al solito prezzo. Giochetti che mai sono stati contrastati.
Quale la ricetta che si sarebbe dovuta applicare?
Da sette anni in Italia abbiamo avuto governi, tra tecnici e meno tecnici di sinistra, che sono sempre stati moto generosi con l’Ue, facendo finta di credere alle buone intenzioni di chi invece ha fatto solo i propri interessi. Oggi ho visitato un’azienda inglese che viene a produrre in Italia e che orgogliosamente, essendo un marchio inglese, scrive sulle etichette “fatto a mano in Italia”. Un piccolo esempio che offre il grande valore del made in Italy, che troppo spesso siamo portati a mettere in secondo piano rispetto ad altre battaglie di più basso livello.
Un mese fa in Sri Lanka più di 250 persone sono morte per gli attentati contro i fedeli. C’è un attacco mondiale ai valori cristiani?
La vera trasformazione culturale si potrà fare solo recuperando le radici greco-romane e giudaico-cristiane: questa Europa è malata perché le ha rifiutate. In questo modo ci si annulla nel dialogo con le altre culture. Valori che si trasmettono in famiglia, dove albergano i fondamentali della società: il nucleo al quale dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni durante questa fase caratterizzata da un vero e proprio inverno demografico. Nel mio ufficio a Bruxelles ho una bellissima statua di una Madonna col Bambino, alta due metri, che era stata donata al Parlamento Europeo ma ho dovuto posizionarla nel mio ufficio perché altrove è stato impossibile, in quanto non un luogo di culto.
Da pochi giorni è scomparso Gianluigi Gabetti, uomo Fiat e ombra dell’Avvocato. Quanto manca all’Italia una nuova politica industriale e come difenderla in Ue?
Noto una grande contraddizione: da un lato abbiamo la più alta attitudine a fare imprese e dall’altro il maggiore clima anti-imprese nel mondo. Se a ciò aggiungiamo che l’Ue ha da tempo invocato l’abbandono del manifatturiero, immaginando di diventare un’economia di sola finanza e servizi, ecco spiegato il disastro. Questa tendenza europea si continua a vedere sotto traccia, anche grazie ad un ambientalismo sfrenato, accecato dall’idea che l’uomo sia il nemico assoluto dell’ambiente e da un pacchetto di regole, come quelle sulla pesca, che possono andare bene al nord ma forse non al sud del continente.
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