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Il governo ha sbagliato bersaglio, il vero nemico è lo spread non l’Europa. Il monito di Visco

Lo spread sta facendo danni seri, serissimi e l’Europa non è la nostra nemica. Semmai una preziosa alleata. Il 31 maggio è come da tradizione il giorno delle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, che ogni anno traccia un solco per separare le azioni di politica economica fatte e da fare, con tutte le valutazioni del caso. All’ottavo anno alla guida di Via Nazionale e a 365 giorni dall’avvento del governo gialloverde, Ignazio Visco ha incentrato il suo intervento davanti alla platea di banchieri accorsa a Palazzo Koch su due questioni essenziali: Europa e costo del debito.

L’EUROPA NOSTRA AMICA

Il filo rosso del discorso di Visco è l’Europa, nel giorno in cui l’Italia ha inviato a Bruxelles la sua risposta alla lettera di due giorni fa di chiarimenti sulla sostenibilità del debito e nel giorno dello spread a 300 punti base o quasi. Non nemica, non matrigna, ma alleata nella crescita e nel benessere. Senza il cappello comunitario l’Italia non sarebbe stata la settima economia mondiale, è il messaggio di Visco. Sbagliato dunque fare dell’Ue il male assoluto, il capro espiatorio di tutte le nostre mancanze. “Saremmo stati più poveri senza l’Europa, lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario. Addossare all’Europa le colpe del nostro disagio è un errore; non porta alcun vantaggio e distrae dai problemi reali”. Perché “quelli che sono talvolta percepiti come costi dell’appartenenza all’euro sono in realtà il frutto del ritardo con cui il Paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all’apertura dei mercati. Quasi tutti gli altri paesi hanno fatto meglio di noi”.

QUALCUNO ABBASSI LO SPREAD

L’altro cardine della relazione annuale (qui il testo intergrale) è il costo del nostro debito, lo spread. Un virus che sta mettendo a dura prova il sistema del credito italiano, imbottito di 300 e passa miliardi di Btp. Con effetti nefasti sui prestiti alle imprese. “L’aumento dello spread frena la crescita economica dell’Italia e la rende vulnerabile nel settore bancario e finanziario”, è la preoccupazione di Visco. “Aumento che ha un effetto diretto sul Pil: si stima che a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinino una riduzione del prodotto dello 0,7 per cento nell’arco di tre anni”. Visco snocciola i numeri che spiegano la sua preoccupazione.

E avverte che l’aumento dello spread e dei rendimenti dei titoli di Stato italiani comporta rischi che “in situazioni di tensione possono acuirsi, nella percezione dei mercati, in modo repentino“. Visco ha ricordato come il rendimento dei titoli decennali è di quasi un punto percentuale più alto dei valori osservati nel mese di aprile dello scorso anno; il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è aumentato di 160 punti base; quello nei confronti dei titoli spagnoli di 140 punti.

BASTA FARE DEFICIT

Tutto sarebbe più facile, e qui c’è un altro messaggio subliminale ma non troppo all’esecutivo, se la si smettesse di fare politica economica a base di deficit. L’Europa e i mercati vogliono conti in ordine, con una sostenibilità delle misure messe in campo dal governo. “Finanziare la spesa in deficit non solo è inefficace ma può addirittura frenare ulteriormente la crescita realizzando cosi’ un obiettivo opposto a quello che ci si era prefissi”. L’affondo è servito: “limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l’aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese”.

BANKITALIA DICE FLAT TAX?

Ancora un punto su cui insistere, con annesso assist a Matteo Salvini: un riordino del sistema fiscale. “In prospettiva il Paese ha bisogno di un’ampia riforma fiscale perché dai primi anni Settanta del secolo scorso sono state introdotte nuove forme di tassazione ed è stato progressivamente definito un complesso insieme di agevolazioni e di esenzioni, nell’assenza di un disegno organico e con indirizzi non sempre coerenti”, ha affermato Visco. “Rivedendo solo alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe in questo processo di stratificazione”.

Per il vicepremier quello di Bankitalia è un assist bello e buono. Come a dire, Via Nazionale vuole la flat tax. “Bene la relazione di Banca d’Italia, che conferma la necessità di uno choc fiscale per far ripartire l’economia italiana. La flat tax è la prima riforma che governo e Parlamento dovranno discutere”, ha twittato Salvini.

 

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