Braccio di ferro fra i servizi segreti russi e niente meno che Tinder, la popolare app di incontri, che conta decine di migliaia di iscritti in tutto il mondo. Tutto è iniziato lunedì scorso, quando Roskomsvoboda, l’organizzazione non governativa che monitora la libertà del web in Russia, ha rivelato che le autorità di Mosca hanno chiesto alla app di condividere i dati dei suoi utenti.
DAL PETTEGOLEZZO ALLA CERTEZZA
Quello che sembrava solo un pettegolezzo della rete, è divenuto una certezza oggi perché Tinder non solo ha confermato la richiesta, ma ha anche annunciato che ha intenzione di rifiutare la condivisione dei dati degli utenti. Il problema esiste ed è grosso perché, nel mondo, alcuni siti di questo tipo sono sotto la lente di ingrandimento per quanto riguarda la rispettabilità dei contenuti e le garanzie date agli utenti in tema di protezione dalle molestie o episodi sgradevoli.
IL CASO DI BADOO
Quello russo, però, sembra il tentativo di recuperare informazioni sugli utenti della rete più che provare a proteggerli. Dal 2016 ci sono stati altri due siti simili costretti ad aprire i loro database, fra cui Badoo, il principale sito di incontri in Russia. Concretamente, la app dovrà porre i dati dei suoi utenti su server all’interno del territorio nazionale russo, per almeno sei mesi, in modo tale da poter tracciare tutti i messaggi, le foto e i video condivisi.
IL NO DI TINDER (E TELEGRAM)
Nonostante Tinder abbia annunciato un fermo rifiuto alle richieste delle autorità, se vuole operare nel Paese, potrebbe essere costretto ad accettare le condizioni poste. O almeno così ha detto un portavoce del governo, che ha chiesto di rimanere anonimo, al quotidiano Kommersant. Tinder, infatti, è iscritto al database dei provider di informazioni del governo russo, tanto basterebbe per essere costretto a fornire quanto le autorità chiedono. Ma la società sostiene che l’iscrizione a quel registro è fondamentale per poter operare nel Paese, ma non implica la condivisione di dati sensibili. Mosca ha già provato a fare la stessa cosa con Telegram, il popolare social network che permettere di scrivere messaggi condividendo musica e video, ma non solo ha ottenuto un secco rifiuto, non è nemmeno riuscita a bloccare l’accesso alla piattaforma.
LA RETE RUSSA DI PUTIN
A maggio il presidente della Repubblica, Vladimir Putin, ha firmato una legge per la creazione di una rete internet nazionale, indipendente da quella del resto del mondo. Ufficialmente, si tratta di un modo per mettere il web al riparo dagli attacchi informatici. Ma secondo i più critici, è un modo per mettere sotto il controllo totale dello stato la rete.