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L’ombra della Cina sul cyber attacco a Telegram durante le proteste a Hong Kong

Sarebbe giunto “soprattutto” da indirizzi Ip cinesi il massiccio attacco cyber che, durante le proteste a Hong Kong, ha colpito la app di messaggistica Telegram.

LA DENUNCIA DI DUROV

A denunciarlo su Twitter è stato Pavel Durov, fondatore della piattaforma che offre comunicazioni crittografate e che, per questo, rimarca il South China Morning Post, viene spesso utilizzata soprattutto in Cina (assieme a programmi come WhatsApp e Firechat, che si può utilizzare anche senza connessione Internet) per aggirare la pressante sorveglianza elettronica e per coordinarsi durante le proteste.

L’USO DELLA CRITTOGRAFIA

Ad ogni modo, aggiunge il quotidiano di Hong Kong, in questo caso l’uso di piattaforme dotate di sistemi di crittografia ha segnato un cambio di passo, soprattutto se paragonato alle proteste avvenute nell’isola nel 2014, quando il centro dell’ex colonia britannica venne occupato per 79 giorni dai manifestanti pro-democratici, che utilizzavano Facebook e Twitter come piattaforme principali per diffondere i loro messaggi. Ora, invece, la sicurezza delle loro comunicazioni, e non solo, è aumentata (molti manifestanti hanno mascherato i propri volti per evitare il riconoscimento facciale, ampiamente utilizzato da Pechino).

L’ATTACCO DDOS

Nei momenti più caldi degli scontri tra la polizia e i manifestanti anti-legge sull’estradizione nell’isola, l’app avrebbe registrato un severo attacco Ddos (Distributed Denial of Service), concretizzatosi in un massiccio numero di “richieste spazzatura” giunte ai suoi server, che hanno causato pesanti disfunzioni e reso difficile anche la richiesta di materiali di primo soccorso. Un caso che, ha evidenziato Durov senza fornire dettagli, non costituirebbe “un’eccezione”.

LO SCENARIO

Pechino, ricostruisce Bloomberg, sta rafforzando la sua influenza nei confronti dell’ex colonia britannica. Hong Kong si trova in un momento di grande agitazione politica, soprattutto a causa del fatto che il governo sta tentando di forzare una controversa legge che consentirebbe per la prima volta l’estradizione in Cina. I manifestanti, che hanno occupato le strade dell’isola durante la giornata di ieri, temono che la norma sarà usata per soffocare la libera opposizione. Il Consiglio legislativo di Hong Kong ha sospeso al momento la revisione del disegno di legge, ma quest’ultimo potrebbe trovare l’approvazione entro la sessione di luglio.

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