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Ecco la blacklist cinese delle imprese Usa. Rappresaglia dopo stop a Huawei

Una lista nera di aziende straniere che minacciano “i diritti e i legittimi interessi” delle compagnie cinesi. È questa la nuova puntata della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina. A dare l’annuncio il portavoce del ministero del Commercio cinese Gao Feng, che venerdì ha spiegato come nel mirino finiranno “alcune entità straniere che violano le regole di mercato e lo spirito dei contratti di business, bloccano le aziende cinesi e usano misure discriminatorie per fini non commerciali”. La “lista delle entità non affidabili” non cita ufficialmente gli Usa, né è chiaro ancora quali saranno le compagnie colpite dal ban. Ma il tempismo lascia pochi dubbi.

È la risposta ufficiale del governo cinese alla messa al bando di Huawei e di altre 70 aziende cinesi affiliate da parte del Dipartimento del Commercio americano su ordine del presidente Donald Trump. Una mossa che ha avuto già gravi ripercussioni sul business di Pechino, a cominciare dal settore hi-tech. Tra tutte, la più clamorosa è la scelta di Google di non fornire più ai dispositivi Huawei il sistema operativo Android se non nella versione base open-source. La blacklist è stata presentata alla vigilia di un altro contraccolpo annunciato. Questo sabato entrano in vigore le tariffe da 60 miliardi di euro che il Ministero del Commercio cinese ha imposto su un ampio ventaglio di beni made in Usa, dal manifatturiero al gas naturale, dai prodotti agricoli a quelli di consumo. Una risposta al pacchetto di dazi del 25% che l’amministrazione Trump ha applicato a inizio maggio su 200 miliardi di dollari di beni cinesi.

Dei dettagli sulla nuova blacklist si sa ancora poco. Un anticipo arriva dalle colonne del Global Times, quotidiano anglofono del Partito Comunista Cinese. Sul registro, si legge, potrebbero finire anche giganti della Silicon Valley come Google e Microsoft. Il bando può gravemente danneggiare il business delle aziende Usa in Cina. Secondo Mei Xinyu, ricercatore di un think tank affiliato al ministero del Commercio cinese sentito dal Financial Times, “le aziende nella blacklist si ritroveranno le loro operazioni in Cina completamente ristrette. Dalle vendite agli investimenti e i permessi di business, tutto sarà limitato”. Compresa la libertà di movimento e il diritto al lavoro dei rispettivi impiegati, dice l’esperto.

“Questa blacklist è uno strumento classico del mondo asiatico – spiega a Formiche.net Salvatore Zecchini, economista in forza all’Ocse e all’Oecd – ma c’è sempre un divario fra gli annunci e i fatti”. Pochi dubbi, una lista nera cinese non metterà le aziende americane di fronte allo stesso rischio di sopravvivenza cui deve fare i conti il colosso hi-tech di Shenzen dopo il bando di Trump, perché non c’è la stessa dipendenza dalla supply chain cinese.

Il colpo, però, si farà sentire, dice Zecchini: “Le società di informatica, digitali, Ict americane soffriranno, i cinesi sanno come neutralizzare il loro avanzamento nel mercato”. L’unica exit strategy è quella negoziale. “A questo serve la blacklist, ad avere in mano una pedina con cui sedersi al tavolo negoziale quando Trump minaccerà altri bandi sull’accesso di prodotti cinesi nel mercato americano”. Né Cina né Stati Uniti possono sentirsi al sicuro in sede di trattative, spiega l’economista. “I cinesi hanno due assi nella manica, l’ampiezza del loro mercato e la capacità di sviluppare tecnologie 5G in tempi relativamente brevi. D’altra parte l’industria informatica cinese sconta un’ampia dipendenza dalle tecnologie americane, e ci vorrà parecchio tempo per riprendersi dal bando repentino contro Huawei”.

Insomma, per riprendere il tweet con cui Huawei ha reagito a caldo al bando di Trump, “il tempismo è tutto”. Dal prossimo tavolo negoziale si capirà quali e quante mine potranno essere disinnescate. La Cina, mette in guardia il Global Times, “è pronta per una battaglia commerciale di lungo periodo contro gli Stati Uniti”. “Per salvaguardare il diritto cinese a difendere un sistema internazionale per lo sviluppo corretto – ammonisce il tabloid di partito – la società cinese combatterà questa guerra commerciale fino alla fine”.

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