Skip to main content

Conte (con Tria) regista e stratega tra l’Italia e la Ue

Sarà pure vero che il vertice del G20 non era il luogo adatto per parlare con gli altri leader europei della procedura di infrazione minacciata dalla Commissione verso il nostro Paese, come ha detto in conferenza stampa da Osaka Giuseppe Conte, ma sicuramente proprio in questi giorni la complicata tela tessuta dal nostro presidente del Consiglio e dal ministro dell’economia Giovanni Tria deve aver sortito i propri effetti. La fiducia e persino l’ottimismo manifestati dai due non avrebbe altro senso se non fosse così. Ed è un ottimismo che ha anche un alto valore politico se Conte ha potuto smentire le indiscrezioni diffusesi precedentemente e che avevano fatto infuriare il socio forte del governo, cioè Matteo Salvini: non c’è nessun accordo con la Commissione europea per mettere in congelatore la decisione sull’apertura della procedura di infrazione rinviando tutto a ottobre.

L’ITALIA CHIEDE UNA RISPOSTA RAPIDA DALL’UE

Almeno, l’Italia non accetta di rimanere in un limbo e vuole una risposta rapida e definitiva. Il leader della Lega aveva in effetti letto la notizia come una sorta di commissariamento europeo della politica economica del governo nei prossimi mesi, con l’impossibilità di procedere a quel drastico taglio delle tasse previsto dalla flat tax e inviso alle autorità europee per una presunta mancanza di copertura.

Conte ha dimostrato invece come la politica di bilancio italiano sia “molto oculata e prudente”, come tutti i fondamentali siano a posto e come tutte le regole previste e a suo tempo pattuite dal nostro Paese (che pure vuole che siano riviste) siano state rispettate. D’altronde, la Commissione, ha sottolineato Conte, deve tener presente la cornice ma non può intervenire sulle scelte concrete di politica economica che spettano ai governi nazionali. E, se nelle sue parole qualcuno avrebbe potuto leggere ancora qualche margine di ambiguità nei confronti delle richieste di Salvini, egli ha fugato ogni dubbio dicendo che si ripromette di parlare ogni giorno, ad orario fisso, della flat tax, a cui tiene se possibile ancora più del suo vice. Ovvero, la vuole inserire in una ambiziosa politica che, sul fronte fiscale, prevede la “rimodulazione delle aliquote” e “una riforma complessiva”.

CONTE E TRIA REGISTI E STRATEGHI TRA ITALIA ED EUROPA

Conte, insieme a Tria, si è in sostanza assunto il compito di essere il regista e lo stratega che, da una parte, media fra Italia e Europa, e, dall’altra, dà una coerenza e un senso alle spinte che provengono dalle eterogenee forze del suo governo e che egli con innato (e sorprendente per un “professore”) senso politico non può non assecondare. Il risultato è la delineazione di un percorso fatto di più passaggi, che comunque dovrebbero consumarsi tutti prima dell’estate, anzi già nei prossimi giorni. “Il flusso di cassa – ha detto il premier – è superiore per quanto riguarda le entrate a quelle che erano le previsioni e le attese, perché riusciamo a contenere l’andamento per quest’anno al 2,1 per cento…. Lunedì porteremo in Consiglio dei ministri il nostro provvedimento per l’assestamento di bilancio, la rendicontazione; nel frattempo è intervenuto anche il pronunciamento che attendevamo della Corte dei Conti. Consegneremo poi tutto alla Commissione europea”.

Il messaggio sottinteso a tutte le parole e le azioni (e mediazioni) di questi giorni è rimasto forse inesplicito, ma è a mio avviso da leggere in filigrana. Il fatto è che se la Commissione non si riterrà soddisfatta e avvierà comunque la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, ne pagherà l’intero prezzo. Nessuna regola in corso potrà giustificare una decisione che a quel punto sarà tutta e solamente politica e che in prospettiva allontanerà definitivamente dall’Unione, che è già particolarmente in crisi, uno dei suoi più importanti Paesi fondatori. A quel punto, nessuno potrebbe nemmeno evitare l’implosione di quello che ai posteri apparirà come un grande Moloch che non ha avuto la fortuna di avere leader in grado di invertirne la rotta quando le condizioni storiche e politiche lo avrebbero richiesto. Se un briciolo di razionalità alberga ancora a Bruxelles, alla fine a vincere saranno un po’ tutti. E Conte e Tria credo lo abbiano capito.


×

Iscriviti alla newsletter