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L’estate non porta Pil. L’analisi del Centro studi di Confindustria

Un’estate calda sì, ma anche fiacca. Almeno dal punto di vista industriale. L’Italia che forse riuscirà a evitare la procedura di infrazione non riesce invece a ritrovare la via della crescita. I conti, quelli amari, li ha fatti ancora una volta il Centro Studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino che in un alcune slide ammette che nei prossimi mesi la situazione di stallo proseguirà. Non una buona notizia per un Paese che per ri-equilibrare i suoi conti pubblici ha un disperato bisogno di crescita.

L’ESTATE SENZA PIL

“La produzione industriale italiana è attesa diminuire nel trimestre in corso“, scrive Confindustria nel suo report, “dell’ordine dello 0,7% sul primo. E questo nonostante il recupero stimato in maggio e giugno (+0,5% e +0,2% rispettivamente). Al contrario di quanto avvenuto nel primo trimestre, il contributo dell’industria alla dinamica del Pil nel secondo trimestre è negativo“. Il fatto è che secondo Viale dell’Astronomia “alla debolezza della domanda interna, che dura ormai da diversi trimestri, si è aggiunto un graduale rallentamento di quella estera, secondo le valutazioni degli imprenditori. In giugno il calo della fiducia preannuncia un andamento fiacco dell’economia italiana anche nei mesi estivi“. Il Centro studi di Confindustria rileva un aumento della produzione industriale dello 0,5% in giugno su maggio, “quando è stimato un incremento dello 0,2% su aprile. La variazione congiunturale nel secondo trimestre è di -0,7%, dopo +1,0% nel primo. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in giugno dell’1,2%”.

csc

 

 

 

 

 

 

 

IL PROBLEMA PRODUZIONE

Secondo gli esperti di Viale dell’Astronomia, alla radice del problema c’è una produttività latitante. “La dinamica della produzione è stata frenata da una forte debolezza della domanda interna, specie nella componente investimenti, e da una domanda estera che, secondo gli operatori, ha frenato a causa della recrudescenza delle tensioni commerciali internazionali. L’anello debole dell’attuale fase congiunturale resta comunque la domanda interna. La fiducia è diminuita in giugno e nel secondo trimestre sia tra le famiglie che tra le imprese. Tra le famiglie è scesa ai minimi da agosto 2017, con un netto peggioramento delle valutazioni sulla situazione economica personale, sulle attese di disoccupazione e sulle prospettive dell’economia italiana. Un andamento calante della fiducia dei consumatori genera effetti sull’economia reale attraverso una gestione molto parsimoniosa dei bilanci che determina un aumento del tasso di risparmio (a scopo precauzionale).

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