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Al gioco dei dazi si iscrive un altro partecipante: l’India. Ecco perché

L’India ha intenzione di imporre da domani delle tariffe più alte su ventinove prodotti di importazione americana. A renderlo noto, è stata Reuters, secondo cui i dazi si applicherebbero su beni dal valore complessivo di duecento milioni di dollari. Nella fattispecie, ad essere colpiti risulterebbero soprattutto prodotti alimentari (come mele, mandorle e noci).

LA MOSSA INDIANA

La mossa, annunciata per la prima volta l’anno scorso in risposta alle tariffe americane su acciaio e alluminio, arriva dopo svariati rinvii da parte di Nuova Delhi. In particolare, questa misura protezionistica risulterebbe una ritorsione al fatto che, qualche giorno fa, la Casa Bianca abbia eliminato il regime preferenziale per il commercio, di cui l’India da tempo godeva: un sistema che consentiva al Paese di effettuare esportazioni senza dazi negli Stati Uniti, per un giro d’affari totale di 5,6 miliardi di dollari. I prodotti da colpire non sono del resto stati scelti a caso da Nuova Delhi. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura americano, l’India è infatti il principale consumatore di mandorle statunitensi, con una spesa di 543 milioni di dollari, che ha coperto oltre la metà dell’export di mandorle negli Stati Uniti nel 2018. Nello stesso anno, Nuova Delhi ha anche importato 156 milioni di dollari di mele statunitensi, diventando così il secondo acquirente del prodotto a livello globale. Per il momento, la Casa Bianca non ha rilasciato commenti sulla questione.

IL DESTINO DELLE RELAZIONI TRA INDIA E USA

Ora, bisognerà vedere se le relazioni tra Stati Uniti e India saranno destinate a deteriorarsi. Come detto, attriti commerciali si erano già verificati negli ultimi mesi. E, nonostante la mossa tariffaria di Nuova Delhi presenti al momento delle dimensioni non eccessive, costituisce comunque un peggioramento dei rapporti con Washington. Occasioni per ricucire ed evitare che il tutto possa deflagrare in uno scontro commerciale simile a quello con la Cina dovrebbero esserci. Donald Trump e il primo ministro indiano Narendra Modi si dovrebbero incontrare in occasione del prossimo G20 in Giappone tra pochi giorni. Inoltre, sempre per la fine di giugno, è programmato un viaggio del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in India: un viaggio con cui dovrebbero essere affrontate proprio tematiche di natura commerciale. Un viaggio che dovrebbe quindi cercare di appianare i contrasti. Anche perché, vista la guerra dei dazi attualmente in corso con Pechino, è improbabile che Trump voglia aprire un fronte di scontro tariffario con un altro gigante geopolitico. Per quanto, sotto questo aspetto, la situazione non appaia del tutto chiara. Da una parte, le alte sfere dell’establishment di Washington puntano a rafforzare i legami con Nuova Delhi: soprattutto in materia militare e di intelligence. Un avvicinamento, sancito da una serie di intese collaborative siglate soprattutto nel corso dei primi anni 2000. Dall’altra parte, il presidente americano mostra una certa insofferenza verso il gigante indiano: non solo, come abbiamo visto, sul fronte commerciale in generale, ma anche per quanto riguarda il settore farmaceutico, nel nome della tutela delle industrie statunitensi.

LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE

Queste tensioni potrebbero dare origine a delle conseguenze significative sul fronte geopolitico. Nel corso del suo primo mandato, Modi ha rafforzato i propri legami con Washington, non disdegnando aperture all’Arabia Saudita e mantenendo al contempo una postura guardinga verso Pechino. Un equilibrio traballante tuttavia, visto che né il primo ministro indiano né il presidente statunitense sembrano troppo intenzionati a cedere sul versante commerciale. Il rischio, insomma, è che queste turbolenze possano comportare un avvicinamento di Nuova Delhi alla Cina. Un’eventualità che la Casa Bianca dovrà fare di tutto per scongiurare.



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