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Eni e non solo. Ecco perché Eastmed conta per l’Italia. Parla Florian

“Anche se il tema è stato colpevolmente ignorato nel corso degli ultimi decenni, l’Italia ha molto da perdere e altrettanto da guadagnare dal quadrante Eastmed. Per farlo deve seguire un corretto posizionamento a fianco degli Stati Uniti e degli attori regionali (Grecia, Egitto, Cipro, Israele, Libano)”, spiega a Formiche.net Marco Florian, Special Projects Manager della Camera di Commercio Italiana di Salonicco. “Oltre agli evidenti vantaggi derivanti da fonti di gas più vicine e sicure, dobbiamo calcolarne altri, e per questo credo che valga la pena dilungarsi su dettagli che l’opinione pubblica italiana generalmente ignora, ma sono fondamentali per capire cosa si muove in Eastmed per la nostra economia”.

[Questa è la seconda parte di un’intervista all’esperto italiano, impegnato in progetti operativi nella regione del Mediterraneo orientale. L’analisi è focalizzata sul ruolo fondamentale che l’Italia potrebbe giocare in quell’area geopolitica ultra-dinamica in questo periodo. La prima parte, che riguarda le dimensioni e condizioni di questa dinamizzazione, si può leggere al link]

IL RUOLO DI ENI

Ci sono moltissime aziende strategiche italiane che sono coinvolte nel mercato energetico ed infrastrutturale di Eastmed, con ruoli primari, ma forse, per dimensioni e importanza, val la pena partire dall’Eni. “Il Cane a Sei Zampe possiede moltissimi giacimenti nell’area fra Libano, Cipro, Grecia ed Egitto. Fra questi anche Zohr, ad oggi di gran lunga il più ricco del Mediterraneo (850 Bcm), e Noor (che secondo alcune stime potrebbe essere addirittura avere una capacità tripla di Zohr), entrambi egiziani. Eni possiede anche una quota del 26 per cento di uno degli unici due impianti di liquidificazione del gas (Gnl) presenti nel Mediterraneo orientale, ovvero Damietta (in Egitto). E possiede anche EdaThess e Zenith in Grecia del Nord, società operanti nella commercializzazione (industriale e retail) del gas naturale e (Zenith) anche dell’elettricità”.

SNAM E LE RETI

A proposito di reti, c’è anche Snam (società di San Donato Milanese che opera nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano) interessata: qual è il suo ruolo? “Snam possiede una quota del 20 per cento nella pipeline TAP e una di controllo di DESFA, l’operatore nazionale greco nel settore delle infrastrutture del gas naturale. E controlla sia parte della rete di trasporto del gas, sia il rigassificatore di Revithousa (Atene). Assieme a Saipem potrebbe garantire supporto alla costruzione e manutenzione della pipeline Eastmed, specie nel tratto greco-italiano (sempre se non verrà cancellato definitivamente dal governo italiano)”.

IL GASDOTTO EASTMED

A questo punto è necessaria una digressione, perché Eastmed è un’area, ma è anche il nome dato a un gasdotto in progettazione.  Eastmed, che stiamo utilizzando per identificare un areale geografico, geomorfologico e geopolitico è anche il nome che viene dato a un’infrastruttura: di cosa stiamo parlando? “La pipeline Eastmed, parte della rete di pipelines IGI Poseidon, gioca un importante ruolo nel quadrante, in quanto, da sola, con la propria capacità prevista (20 Bcm), soddisferebbe una parte consistente (5 per cento) dei consumi europei stimati dopo il 2030 (400 Bcm/anno). Soprattutto soddisferà (ancora da notare: da sola!) una quota compresa fra il 25 ed 30 per cento della domanda futura di gas in Italia (60/65 Bcm anno). Tra l’altro è un progetto di cui Edison possiede una quota del 50 per cento, oltre una del 25 nella pipeline IGB”. Il gasdotto, con i ripensamenti di parte del governo gialloverde su impegni e ruoli italiani, hanno prodotto discussioni all’interno della maggioranza, con la Lega ben più lanciata del M5S riguardo al progetto e alla centralità dell’opera.

ALTRE AZIENDE ITALIANE DIRETTAMENTE COINVOLTE

Quali altre aziende italiane coinvolte nell’area possiamo citare? “C’è per esempio la Bonatti (impegnata nel TAP, la Trans Adriatic Pipeline) e la Salini Impregilo (che sta lavorando alla metro di Salonicco) che hanno in ballo commesse miliardarie. Ma anche TIM Sparkle con le proprie reti dati; ENEL Green Power pesantemente impegnata nei Balcani con ingenti investimenti nella produzione di energia rinnovabile; Terna che possiede infrastrutture per il trasporto di elettricità (HVDC) fra l’Italia e i Balcani; Ferrovie dello Stato che ha acquisito l’omologa greca Trainose SA e che adesso è in gara per la società di manutenzione del materiale rotabile Rosco SA. E non dimentichiamoci di ANAS, che è in gara per l’autostrada Egnatia che collegherà l’Italia a Istanbul attraverso il lineamento marittimo Igoumenitsa-Brindisi-Ancona e completerebbe la presenza italiane nelle infrastrutture logistiche. Infine la cantieristica e le infrastrutture portuali, nelle quali Fincantieri è attivamente alla ricerca di una base in Eastmed”.

IL VALORE COMMERCIALE DELL’AREA (PER L’ITALIA)

Materiale enorme, insomma. “Certo, e a questo va sovrapposto il quadro generale: una fetta consistente dell’import-export italiano si muove lungo le rotte che passano da Suez, ovvero nel quadrante Eastmed. Così come val la pena ricordare che l’Italia è leader europea nello Short Sea Shipping nel Mediterraneo (36 per cento di quota di mercato), per controvalori superiori ai 100 miliardi di Euro/anno. Inoltre l’area che include i paesi rivieraschi del Mediterraneo Centro-orientale e i Balcani garantisce al nostro paese un export quasi doppio rispetto a quanto esportiamo un Cina, Russia ed India insieme. Un dato pressoché sconosciuto e sorprendente”.

SE NE PARLERÀ A WASHINGTON?

Dunque Eastmed diventa un altro settore in cui l’Italia può svilupparsi usando la cooperazione con i partner regionali, e non solo: anche con gli Stati Uniti, visto l’interessamento dimostrato sul quadrante. “Washington, ponendosi come attore e garante della stabilità nella regione (come spiegato nella prima parte di questa analisi, ndr), ha parecchie carte da giocarsi con Roma. Pensando alla prossima visita nella capitale statunitense di Matteo Salvini, credo che il vicepremier dovrà essere molto abile nel posizionare l’Italia saldamente a fianco degli Usa, che non significa rinunciare ai vantaggi derivanti dai rapporti commerciali con Cina e Russia, pur di mantenerli in ambiti tali da non generare pericolose e dannosissime frizioni con gli Stati Uniti, che tra l’altro in prospettiva possono essere una carta importantissima per Roma nei non semplici rapporti e trattative con Bruxelles”.

(Foto: Archivio Eni, una piattaforma nel campo pozzi Zohr)

 


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