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Eastmed, come cambia la diplomazia del gas attorno all’Europa

Prima parte di un’intervista/analisi. La seconda è focalizzata sul ruolo italiano nel sistema geografico e geopolitico e si può leggere al link

Da diverso tempo il quadrante orientale del Mediterraneo (internazionalmente noto come “Eastmed”) sta acquisendo rilevanza geopolitica connessa a scoperte energetiche (a cui si collega anche una pipeline che dovrebbe arrivare in Italia) e condizioni politiche dei Paesi interessati. Un tema importante che sta diventando anche un elemento di contatto tra Europa e Stati Uniti, che hanno dimostrato attenzione per gli sviluppi nell’area. Per fare il punto sulla situazione, Formiche.net ha contattato Marco Florian, special projects manager della Camera di Commercio Italiana di Salonicco.

400 ANNI DI CONSUMO DI GAS ITALIANO

In cosa consiste l’interesse su Eastmed? “Partiamo dai numeri. Eastmed, contiene secondo le stime di USGS, circa 31 Tmc di gas (Tmc è una misura dei giacimenti gasiferi e indica i Tera metri cubi, ossia migliaia di miliardi di metri cubi). Sedici di questi sono localizzati nelle Zona economica esclusiva (Zee) di Libano, Israele, Egitto, Cipro e Grecia, ma vi possiamo aggiungerne 15 nella parte nord est della Zee libica, poco a sud di Creta, nel punto di incrocio fra l’area esclusiva libica, greca ed egiziana. Si tratta di un secondo Qatar, direttamente ai piedi dell’Europa. Un numero sconvolgente. Se infatti consideriamo il consumo totale europeo di gas post-2030, stimato fra i 400 e di 420 Bcm/anno, quei 31 Tcm se sfruttati equivarrebbero al 100 per cento del consumo di gas europeo per oltre 50 anni (considerando anche la quota di autoconsumo dei paesi produttori). Detto altrimenti equivalgono a circa 400 anni di consumo di gas italiano!”.

IL VALORE STRATEGICO

Questo significa che l’area è altamente strategica. Ma andiamo oltre i numeri. “Innanzitutto rappresenta un’alternativa molto efficace alle forniture di gas russo, specie se consideriamo anche le crescenti forniture di Lng americano (il gas naturale esportato in forma liquida dagli Stati Uniti). In questo il sistema Eastmed contribuisce a migliorare indipendenza e sicurezza energetica europea. Considerazione che diventa ancor più importante se consideriamo il calo di produzione di gas nel Nord Europa, causa esaurimento dei vecchi giacimenti e la diminuzione di produzione olandese dopo i recenti problemi sismici”. C’è, rispetto alla Russia ma non solo, anche un vantaggio geografico e geomorfologico. “Certamente, il sistema con le sue infrastrutture (riserve, piattaforme, pipeline, impianti di liquidificazione e rigassificazione) è logisticamente vicino all’Europa e quindi relativamente più semplice ed economico da gestire, assicurare, mantenere, difendere da mire di terzi, con evidenti ricadute sul costo del gas e impatto positivo sui profitti delle società coinvolte. E questa prossimità ai mercati europei, unita alle economie di scala e di scopo in caso di adeguato sviluppo, permetterà anche di avere gas a prezzi convenienti per i Paesi europei”.

L’INTERESSE AMERICANO

Forse anche per questa dimensione strategica riguardo alla Russia, gli Stati Uniti hanno messo parte del proprio peso politico-diplomatico su quel quadrante. A cosa si lega l’interesse di Washington? “Diversi motivi, come ha più volte sottolineato l’ambasciatore Usa ad Atene, Geoffrey Pyatt, molto attivo nel quadrante. Per esempio favorire lo sfruttamento delle risorse energetiche di Eastmed, garantendo sicurezza e stabilità necessarie per gli ingenti investimenti richiesti, anche attraverso il supporto ai diritti sovrani di Cipro e Grecia sulle proprie Zee, minacciate dalle richieste e azioni di Ankara. Oppure combattere la diplomazia del gas di Mosca. E ancora contrastare la sfida valutaria sino-russa, che vede nello sfruttamento delle risorse energetiche un pilastro dell’attacco al Dollaro (in prospettiva aumentando il peso del PetroYuan). Non ultimo, garantire la solidità della Nato, che la strategia americana vede sotto minaccia per l’eccessiva dipendenza da fonti energetiche russe e di paesi vicini alla Cina (esempio l’Iran)”.

L’AZIONE CONGRESSUALE

A questo si lega l’attività politica e diplomatica che da Washington si allunga verso il Mediterraneo orientale. “Sì, anche la scorsa settimana il sottosegretario con autorità sull’Europa Meridionale del dipartimento di Stato, Matthew Palmer, era in visita a Nicosia. Ma d’altronde, la nuova posizione americana è ben riflessa dallo ‘Eastern Mediterranean Security and Energy Partnership Act of 2019‘. Un atto depositato a Capitol Hill in forma bipartisan che ha come primi firmatari il senatore democratico Bob Menendez e il collega repubblicano Marco Rubio. “È un provvedimento che include elementi che possiamo definire storici: oltre allo stop alla fornitura di F-35 alla Turchia se questa dovesse acquisire il sistema missilistico russo S-400,  è prevista la cessazione dell’embargo alla vendita di armi a Cipro e un rinnovato supporto economico e militare alla Grecia. Infine gli Stati Uniti entrano direttamente nella ex trilaterale Grecia-Israele-Cipro, ormai Quadrilaterale”.

IL PESO SPECIFICO USA

Washington non ha lasciato le policy ferme su carta congressuale, ma sta già creando un Centro per l’Energia del Mediterraneo Orientale, composto (al momento) da Stati Uniti, Cipro, Israele e Grecia, e aperto a nuovi partner, e ” tra le competenze previste il Centro non esclude anche la sicurezza della regione; richiamando in questo l’idea di un nuovo organo per la Difesa di Eastmed, richiesto dal ministro degli Esteri cipriota, Nikos Christodoulides: strategia complessa e strutturata (se vogliamo possiamo anche chiamarla “Dottrina Menendez”) che lo stesso senatore ha discusso con i governi di Atene e Nicosia fra fine Aprile ed inizio Maggio, nella sua visita ufficiale presso le due capitali”. Vale la pena di ricordare le parole che Menendez ha pronunciato tre giorni fa durante l’incontro a Washington con il ministro della Difesa greco, Evaggelos Apostolakis, quando ha parlato dell’atto congressuale da lui presentato sottolineando che riguarda molto più della problematica turca. “Esattamente: la legge/policy non è rivolta solo contro le illegalità, inaffidabilità e minacce turche. Mira anche a contrastare le mire russe, cinesi ed iraniane sulla regione, Balcani inclusi”.

EASTMEND NON È SOLO ENERGIA

“Va ricordato infatti che Eastmed non è solo energia, ma è anche sede di fondamentali rotte commerciali, via Suez, che richiedono stabilità tanto quanto il settore energetico e che possono influire tanto quanto l’energia sulla sfida valutaria al dollaro. In tal senso l’azione statunitense comprende anche il supporto a varie industrie strategiche, specie in Grecia: cantieristica, difesa, energia. E le recenti acquisizioni americane stanno segnando un importante contributo al rilancio dell’economia ellenica”. Per esempio, i cantieri di Siros e di Elefsina, in cui è entrata la società elleno-statunitense Onex Shipyards, o gli investimenti di General Electric nel settore delle rinnovabili ed il prossimo arrivo di Tesla. “Gli Usa stanno insomma preparando il campo alla nuova frontiera orientale Nato. Una frontiera dalla quale passa il futuro della sfida globale fra Washington, Bruxelles, Mosca e Pechino. Sommando infatti il valore del commercio nei prossimi venti anni a quello del mercato energetico, Eastmed assume un valore che è possibile esprimere in triliardi di dollari. Un vero game changer che merita tutta l’attenzione che vediamo”.



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