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La strategic awareness dell’F-35. Un giudizio tecnico sul velivolo

Il programma internazionale F-35 sta per entrare nel vivo, con consegne in crescita e opportunità di sviluppo che si alimentano delle intenzioni palesate nei mesi scorsi da Belgio, Giappone, Singapore e Polonia. Nel frattempo, l’Aeronautica militare italiana continua a lavorare per passare alla piena capacità operativa del velivolo, già entrato da oltre un anno nel meccanismo di difesa aerea nazionale.

IL VELIVOLO

“Da tecnici non possiamo che essere entusiasti dell’F-35”, ci ha detto Davide Marzinotto, comandante del 32° Stormo dell’Aeronautica militare, il primo in Europa a ricevere, più di tre anni fa, il nuovo assetto. Lo abbiamo incontrato nella base pugliese di Amendola, in provincia di Foggia, a margine della cerimonia di graduation per i partecipanti al 22esimo corso addestrativo realizzato dal Centro d’eccellenza per gli aeromobili a pilotaggio remoto, il Cde Apr con cui si addestrano, dal 2009, gli operatori di droni delle varie Forze armate e di diverse altre istituzioni dello Stato. Dalla stessa base, lo scorso novembre, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Alberto Rosso, aveva dichiarato la capacità operativa iniziale (Ioc) del velivolo, in rappresentanza della prima Forza armata del Vecchio continente a farlo, seguita dopo diverse settimane dalla Raf britannica.

VERSO LA PIENA CAPACITÀ OPERATIVA

Già da marzo dello scorso anno, gli F-35 in dotazione al 32° Stormo sono stati integrati nel sistema di Difesa aerea nazionale, contribuendo “con specifiche capacità operative e tecnologia di ultima generazione alla difesa dei cieli italiani”, notava l’Aeronautica. Lo scorso marzo, sei velivoli del Gruppo sono volati a Istrana, nel trevigiano, per partecipare all’esercitazione “Lightning Thunder Over Europe”. Per circa una settimana, hanno da lì operato per raggiungere il Poligono elettronico “Polygone” di Bann in Germania, testando la capacità di rischieramento in modalità “out & back” nonché l’abilità di condurre attività di volo sostenuta al di fuori della “home base”.

LE CARATTERISTICHE DEL VELIVOLO

In tutto questo percorso, “la realtà ha superato le aspettative”, ha rimarcato il comandante Marzinotto. “In meno di due anni abbiamo raggiunto l’Ioc e messo in atto tutte le azioni per perseguire la piena capacità operativa (Foc)”. Il velivolo, ha aggiunto, “è dotato di un kit di sensoristica all’avanguardia e permette alla Forza armata di essere in prima linea in ogni tipo di operazioni”. Si tratta di “un agglomerato di sensori, dall’elettro-ottico all’infrarosso; sotto la pelle, il velivolo ha un numero infinito di antenne; solo nella punta ce ne sono più di mille e agiscono come un radar pur essendo sensori passivi”. Tutto questo contribuisce al punto di forza dell’F-35 ripetuto a più riprese dai vertici militari italiani. “Il velivolo – ha spiegato Marzinotto – ci offre una strategic awareness senza eguali, cioè una consapevolezza strategica di ciò che succede nel campo e non solo. È capace infatti di raccogliere, fondere e distribuire una grandissima quantità di informazioni”. A tutto questo, come se non bastasse, si aggiungono “capacità aerodinamiche e fisiche paragonabili o superiori alle ultime generazioni”, ha detto ancora il comandante del 32° Stormo.

I NUMERI DEL PROGRAMMA

Non è un caso dunque che i numeri internazionali del programma continuino a salire con rapidità, sospinti pure dalle notizie incoraggianti che sono giunte nell’ultimo periodo da Belgio, Giappone, Singapore e Polonia, tutti intenzionati ad acquistare il velivolo. Nel frattempo, Lockheed Martin ha comunicato il raggiungimento delle 400 consegne in tutto il mondo, di cui 283 per il velivolo in versione a decollo e atterraggio convenzionale. La flotta globale ha superato le 200mila ore di volo, mentre le previsioni aggiornate indicano che, entro il 2023, ci saranno più di mille F-35 in volo da oltre 40 basi e unità navali in tutto il mondo. “Con ogni consegna e ogni ora di volo – ha commentato Grego Ulmer, vice presidente F-35 e general manager del programma per Lockheed Martin – il programma diventa più smart, più maturo e più efficace”. Oggi ci sono dieci Paesi che operano gli F-35 da 17 basi, con sette Forze armate che ne hanno dichiarato la capacità operativa iniziale.

IL PUNTO DEL MINISTRO TRENTA

Per quanto riguarda l’avanzamento del programma italiano, a illustrarne i dettagli è stato la scorsa settimana il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, interrogata sul tema durante il question time Senato. Il dicastero di palazzo Baracchini, ha detto il ministro, “ha autorizzato a procedere al completamento della prima fase del programma, che vedrà la costruzione e consegna di 28 velivoli entro il 2022”. Gli F-35 “finora consegnati sono 13, i cui contratti sono stati completamente finanziati come da richieste del Joint Program Office”, ha assicurato la Trenta, pur tornando anche sulla “valutazione tecnica” da lei annunciata in merito al futuro della partecipazione italiana. “Sento il dovere di puntualizzare – ha detto – che le decisioni sul futuro del programma non possono, alla luce delle implicazioni di carattere strategico e internazionale, industriali e occupazionali, essere demandate al solo ministero della Difesa; reputo necessaria al riguardo una valutazione corale che consenta all’esecutivo di sostenere con coerenza una posizione rappresentativa di un impegno che nei fatti è di lungo termine”.

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