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Autonomie e duttilità politica: l’oro olimpico di Giorgetti

LE LITI CON MALAGÓ

È Giancarlo Giorgetti il volto del governo che resta legato all’assegnazione della Olimpiadi invernali 2026 a Milano-Cortina. Anche altri hanno partecipato, ci hanno messo la faccia, a partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma l’architetto della candidatura è stato lui. Il  sottosegretario alla presidenza del Consiglio che peraltro sta portando avanti da mesi per lo svuotamento economico-finanziaria del Coni, mettendo – come ripetono i nemici dell’operazione, a partire da Malagò – le mani della politica sullo sport.

È finita con Malagò e Giorgetti abbracciati a Losanna. E con il leghista che in pochi giorni è diventato un volto spendibile e vincente della politica italiana. È riuscito, con discreta abilità diplomatica, a riportare a galla una candidatura che era stata affossata dal no di Torino, e a gestire l’idiosincrasia dei Cinque Stelle per le Olimpiadi e i Grandi Eventi. Al no della sindaca Appendino per Torino 2026, si aggiunse quello di Virginia Raggi per Roma 2024. Giorgetti è riuscito a far accettare al Cio una candidatura senza oneri diretti per l’Italia, in modo da tenere a bada gli alleati di governo.

LE AUTONOMIE

E poi ha lentamente tessutola tela. Col “nemico” Malagò, ed è sempre prova di maturità politica riuscire a trovare l’intesa con un avversario in nome di un obiettivo superiore. E in questa tela è innegabile che uno spazio importante vada al Lombardo-Veneto. È naturale che in tanti abbiano visto questa candidatura come un’anteprima delle Autonomie. Ed è in parte vero. Giorgetti ha messo assieme Sala, Fontana e Zaia. Li ha fatti collaborare. E non solo. Ha continuato a lavorare fianco a fianco con quelli che qualcuno oggi potrebbe definire esponenti del vecchio establishment. Ha mostrato la duttilità che è essenziale per raggiungere i risultati importanti.

Ed è stato anche sufficientemente scaltro da far notare che mentre “l’Europa ci bacchetta per il debito, il Comitato Olimpico ci ha chiesto conto e ho cercato di spiegare come faremo fronte agli impegni, e abbiamo dato le garanzie che chiedevano”. Le Olimpiadi assegnate all’Italia sono certamente un segnale chiaro a Bruxelles. Non vincolante, ovvio, ma la percezione in politica conta eccome. Anche se, ovviamente, ci vorranno misure concrete per evitare la procedura d’infrazione. Giorgetti, in corsa per un ruolo da commissario europeo, ha sfruttato il lungo week-end olimpico per inviare segnali chiari all’Unione Europea. In primis prendendo decisamente le distanze dai mini-Bot del leghista Borghi, una delle principali preoccupazioni dei contabili di Bruxelles.

Ha rischiato in prima persona – il flop dell’Italia sarebbe stata principalmente una sua sconfitta – e ora incassa vittoria politica e prestigio internazionale. E, senza particolari sbavature – fatta eccezione quella sui mini-Bot – ha mostrato ai suoi che anche si possono ottenere risultati anche aprendosi a metodi politici che possiamo definire più tradizionali.

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