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La flat tax subito, oppure si torni al voto. La linea di Giorgia Meloni

Una chiamata fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini ha siglato la tregua gialloverde. Superato lo scoglio dello sblocca cantieri, rimane una sfilza di provvedimenti su cui trovare la quadra. Lo sa bene Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, reduce da un notevole successo alle urne europee che la candida al sorpasso di Forza Italia come seconda forza del centrodestra italiano. Oggi il voto anticipato non la spaventa. Anzi, confida a Formiche.net, “mi fa più paura un’altra manovra come quella dell’anno scorso”.

Partiamo dal discorso di Giuseppe Conte.

Mi ha dato l’impressione di un uomo che ha cercato un’uscita onorevole. Un presidente del Consiglio che provava a darsi un tono di fronte a un governo di cui non tiene più le redini.

Salvini e Di Maio hanno firmato una tregua.

Vedremo quanto dura la tregua. I nodi da sciogliere vanno ben oltre lo sblocca cantieri. Speriamo che lavorino purché facciano qualcosa per il bene del Paese. Per il momento prendiamo atto di un governo che gioca o litiga tutto il giorno, di due partiti che non interloquiscono sulle grandi questioni e di una miriade di dossier arenati in un Parlamento che non produce nulla.

Tifate per il voto anticipato?

A dire il vero continuiamo a fare le nostre proposte. Il decreto crescita è stato rinviato in commissione alla prossima settimana. Decidano loro, ma chiediamo di approvare al più presto la flat tax incrementale, una tassa piatta al 15% su tutto quel che in più si dichiara rispetto all’anno precedente, una proposta storica di Fratelli d’Italia che può essere attuata immediatamente.

Sulla tassa piatta il governo naviga a vista.

Lo abbiamo sempre detto, e avevamo ragione. Dall’altra parte dell’Oceano un signore di nome Donald Trump con una ricetta economica diametralmente opposta a quella di questo governo, cioè taglio delle tasse e investimenti, ha fatto decollare l’economia difendendo le proprie aziende. Parlano i fatti.

Non vi spaventa tornare alle urne a settembre? Chi vince si prende in eredità una finanziaria da 23 miliardi.

Fare politica vuol dire assumersi le proprie responsabilità. Sinceramente mi spaventa di più una manovra irresponsabile come quella dell’anno scorso. Non si poteva pensare di dare in mano ai Cinque Stelle le politiche economiche italiane senza subire le conseguenze drammatiche che abbiamo visto.

Quali?

Miliardi di euro spesi per aumentare il mostro della spesa pubblica, soldi in deficit che ci hanno portato in un baratro. Quando denunciavamo che nella manovra non c’era niente si scandalizzavano. Dopo tre mesi hanno dovuto approvare il decreto crescita, forse avevamo ragione noi.

Torniamo alle elezioni. In Forza Italia c’è il rischio secessione. Tenderete una mano a Giovanni Toti?

Non ho mai messo bocca sui problemi degli altri partiti e non lo farò ora. Ripeto quello che abbiamo sempre detto in campagna elettorale e dopo il voto. Registriamo da parte dell’alleato di Forza Italia scarsa chiarezza sul posizionamento politico.

Gli ultimi sondaggi danno per vicino il vostro sorpasso.

Fdi ha avuto uno straordinario risultato alle europee ma non ci basta. Continuiamo a crescere, abbiamo appena sottoscritto un patto federativo. C’è grande entusiasmo, guardiamo alla formazione di un grande movimento conservatore distinto dalla Lega ma suo alleato per riportare il centrodestra al governo.

In Europa i conservatori di Giorgia Meloni sono messi meglio dei sovranisti di Matteo Salvini. Un’alleanza con i popolari resta sul tavolo?

Non faccio paragoni, ma sono felice che Fdi sia la seconda delegazione per grandezza nel gruppo conservatore dell’Ecr dopo i polacchi di Kaczynski. Purtroppo, salvo imprevisti, sembra che chi ha governato fino ad oggi l’Europa noncurante del fallimento certificato dalle ultime elezioni voglia continuare a farlo.

Cioè Ppe e Pse.

Esatto. Sono stati sonoramente bocciati alle urne, tant’è che per tenersi in piedi devono allargarsi all’Alde di Emmanuel Macron e ai Verdi. Se pensano di fare un’ammucchiata daremo battaglia. Se invece si dovesse aprire un altro scenario per una coalizione di centrodestra a Strasburgo daremmo la nostra disponibilità.



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