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La guerra cyber fra Trump e… il New York Times

Un “atto di tradimento, virtuale” naturalmente. Così il presidente americano Donald Trump, in rotta con quasi tutti i media (ad eccezione, forse, della ultra repubblicana Fox News) ha apostrofato su Twitter un articolo del New York Times che declina, questa volta in modalità cyber, la guerra tra la Casa Bianca e la stampa d’oltreoceano.

CHE COSA È SUCCESSO

A irritare il tycoon è stata una ricostruzione pubblicata ieri dalla testata della Grande Mela (qui l’approfondimento di Formiche.net), nel quale si raccontava l’incremento di incursioni digitali che le unità cibernetiche degli Stati Uniti starebbero conducendo nelle infrastrutture critiche di Mosca, soprattutto nella rete elettrica.

LA REAZIONE DI TRUMP

Trump non l’ha presa bene, e in un doppio “cinguettio” – suo mezzo di comunicazione preferito – si è scagliato contro il Nyt e i “media corrotti, veri codardi e, senza dubbio, nemici del popolo”.

IL CAMBIO DI STRATEGIA USA

Ma al di là della polemica, tutta mediatica, è probabile che la verità sia nel mezzo. Dopo anni di sforzi per contrastare le minaccia terroristica, Washington si sta effettivamente focalizzando su avversari nuovi, come la Cina, e tradizionali, come la Russia, con la quale è da tempo in corso una nuova guerra fredda dai contorni cyber.

In questo conflitto a media intensità, ma di fatto permanente, la Casa Bianca ha deciso da qualche tempo di mutare strategia, rendendo permanente la Task Force dedicata a Mosca e adottando – come ha recentemente ricordato il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton – un approccio più offensivo, a fini di deterrenza, che vedrebbe in prima linea cyber soldati e Pentagono, investiti di maggiore libertà di movimento e azione nello spazio cibernetico.

LE INFILTRAZIONI RUSSE

Dopo le elezioni del 2016, la Russia, rammentano i media d’oltreoceano (che secondo gli esperti americani si sarebbe anche insinuata in alcune infrastrutture critiche Usa), avrebbe tentato anche di condizionare le recenti Midterm di fine 2018. E nell’occasione, Washington, e in particolare il Cyber Command, “spensero” l’Internet Research Agency (Ira), la “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo ritenuta dai servizi segreti americani l’epicentro delle campagne di influenza condotte a suon di fake news che vengono attribuite a Mosca dagli Usa. Un cambio di passo che forse non si è ancora esteso alle reti elettriche – come ha rimarcato Trump con i suoi toni abituali – ma che segnala bene quanto elevato sia lo scontro in atto tra i due Paesi nel quinto dominio.



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