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Vi spiego la nuova guerra ibrida di Trump per spaccare gli sciiti. Parla Paniccia

Se i cinesi molleranno l’Iran allora le cose potranno cambiare, ma attenzione alla nuova guerra ibrida: Trump sta giocando pericolosamente nel mondo musulmano formando il fronte sunnita.

Così Arduino Paniccia, analista e docente di Relazioni Internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche di Trieste, che affida a Formiche.net una riflessione sulle ultime mosse della Casa Bianca in Iran e nel Golfo, nella consapevolezza che se da un lato l’obiettivo americano è isolare gli sciiti, dall’altro tutto fa parte della “nuova dottrina americana di Trump” con esiti imprevedibili.

Le nuove sanzioni Usa all’Iran sono l’unica risposta possibile e potabile di Washington a Teheran?

No. Le sanzioni fanno parte di una dottrina, quella della nuova guerra, nella quale lo Stato Maggiore e la presidenza Usa mettono insieme una serie di mosse che i cinesi citarono nel famoso libro “Guerra senza limiti”.

Ovvero?

Elementi di guerra economica come le sanzioni, elementi di guerra cyber, elementi di guerra vera come la minaccia militare, accanto al tentativo di ottenere due risultati in questo momento abbastanza difficili: il crollo del regime attraverso una pressione economica sempre più forte, e farlo partendo dal suo vertice, onde evitare la vecchia storia che le sanzioni toccano solo i poveri e la base, impoverendoli. Un attacco diretto al capo e all’oligarchia è una mossa che raramente si è vista, per cui è un messaggio diretto al mondo. Lo strangolamento del regime però potrebbe continuare a non bastare perché la popolazione, seppur molto provata, non produce automaticamente l’implosione del regime.

Così come fatto con l’ex Urss?

Sì. Ad un certo punto è implosa con molte difficoltà economiche e i cittadini in fila per un pezzo di pane. Ma occorre valutare gli effetti: più modeste sono le dimensioni di un Paese e meno effetti ottengono le sanzioni.

L’Iran è una potenza intermedia…

Ma può essere colpita. Ha una capitale da oltre 15 milioni di abitanti e le sanzioni produrranno i loro effetti, aizzando anche la parte della popolazione contraria all’Āyatollāh Khāmeneī.

Scegliere il negoziato o convivere con un’economia disastrata: è questo il bivio per l’Iran o c’è una terza via?

Farla mollare dagli alleati, cosa non semplicisssima, anzi. Teheran oggi parla con Erdogan, Putin, Xi e Modi a cui fornisce energia. L’Iran da un lato ha un problema interno, ma dall’altro ha rapporti molto forti con l’esterno. Con alcuni ha combattuto, ma sarà determinante l’atteggiamento dei cinesi: se molleranno completamente Teheran come chiede Washington allora la vicenda cambierà.

Questa nuova guerra ibrida cosa cela al proprio interno?

Trump sta giocando pericolosamente nel mondo musulmano formando il fronte sunnita. Se da un lato l’obiettivo americano è isolare gli sciiti, dall’altro tutto fa parte della “nuova dottrina americana di Trump” con esiti imprevedibili. Vuole entrare con tutta la potenza Usa in quella spaccatura, rafforzando l’Arabia Saudita. È un’operazione molto complessa che ci conferma il fatto che non è affatto vera la vulgata che vuole Trump come un rozzo stratega, tutt’altro.

Il moderato Zarif, ministro degli Esteri, è l’uomo del negoziato ma è entrato nella black list Usa: il tavolo rischia di saltare ancora prima di essere apparecchiato?

Sì, perché secondo gli Usa Zarif non ha sufficientemente evitato le dichiarazioni bellicose dell’arricchimento dell’uranio. Per cui gli Usa reagiscono con un messaggio molto americaneggiante, così come nel caso dell’Iraq. La risposta potrebbe essere molto dura e aprire al contempo fronti diversificati, come nel Mediterraneo e nel Golfo. Per cui alimentare un problema di guerra civile tra sciiti e sunniti non è l’idea migliore ma Trump ha deciso di provare questa nuova dottrina, pur avendo all’interno alcune sfaccettature diverse. Anche lo Stato Maggiore credo non sia compatto.

Trump chiama Giappone e Cina a condividere la sicurezza nello stretto di Hormuz: è la strada giusta?

In quel caso osservo che era già in atto la guerra della disinformazione: può una barca carica di gente avvicinarsi ad una petroliera in fiamme, che potrebbe esplodere da un momento all’altro, per staccare una mina? Stiamo scherzando?

twitter@FDepalo

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