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Innovazione e cyber security, il binomio possibile

Innovazione e cyber security sono i due principali temi affrontati nel corso di un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori (Angi) presso la Suprema Corte di Cassazione.
Ospitata dall’Ordine degli Avvocati di Roma, la conferenza ha visto avvicendarsi esponenti delle istituzioni italiane, del mondo ecclesiastico, nonché voci da alcune primarie imprese del settore tecnologico.

CHI HA PARTECIPATO

Tra i partecipanti figurano il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, il presidente dell’Accademia Pontificia per la vita monsignor Vincenzo Paglia, il capo della Polizia Franco Gabrielli, il direttore generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza Gennaro Vecchione e il segretario generale del Garante Privacy Giuseppe Busia; a rappresentare il mondo delle imprese, invece, c’erano tra gli altri il director Government affairs and Public Policy South Europe di Google, l’ad di Consip Cristiano Cannarsa e il ceo di Cy4Gate (Gruppo Elettronica) Eugenio Santagata. In sala anche il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino Galletti e Gabriele Ferrieri e Matteo Tanzilli, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Angi (nel corso della manifestazione è stato anche annunciato l’accordo raggiunto per il protocollo d’intesa che vedrà l’Ordine degli Avvocati di Roma e l’Angi portare avanti insieme progetti nell’ambito dell’innovazione).

UN APPROCCIO OLISTICO

Per affrontare una questione trasversale come quello della cyber security, l’Italia, ha commentato il prefetto Franco Gabrielli “deve approcciare il problema della sicurezza informatica in maniera olistica: purtroppo fino ad oggi si è ecceduto nella settorializzazione”. Contemporaneamente, ha rilevato il capo della Polizia (che ha tra le sue specialità la Polizia Postale e delle Comunicazioni, che attraverso il Cnaipic è impegnata nel contrasto al cyber crime e ad altri reati informatici), “è necessario, sul piano istituzionale, fare attenzione alle esterofilie, evitando proposte di adozione di modelli stranieri, formulate senza porsi il quesito se le nostre strutture siano adeguate all’accoglimento di tali modelli”.

UNA SOCIETÀ DIGITALE

A rendere tutto più complesso, ha spiegato il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, c’è il fatto che “stiamo vivendo un momento di cambiamento nel modello della nostra società, che potremmo chiamare società digitale”. Questo cambio di paradigma, ha aggiunto Tofalo, “è avvenuto così velocemente che istituzioni politiche, scolastiche fino alle singole famiglie hanno faticato ad adeguarvisi, tant’è vero che solo un’esigua percentuale della popolazione italiana dimostra di saper padroneggiare compiutamente gli strumenti informatici”.

LE GARANZIE NECESSARIE

Tale innovazione, ha ricordato il prefetto Gennaro Vecchione, direttore del Dis, il dipartimento che coordina le attività della agenzie di intelligence, “è una necessità ineludibile, ma al tempo stesso occorrono garanzie per il cittadino, le imprese, il Paese, per evitare che le innovazioni si traducano in un danno per i diritti fondamentali dei cittadini”, nonché per la sicurezza nazionale. “È un aspetto”, ha evidenziato Vecchione, “che il governo italiano sta curando sia in termini legislativi sia organizzativi”.

L’IMPORTANZA DEI DATI

Di queste garanzie, ha sottolineato Giuseppe Busia, segretario generale del Garante Privacy, fa parte la tutela dei dati personali, che “sono alla base dell’innovazione nel pubblico e nel privato e anche in materia di sicurezza”. Per questo, ha detto ancora Busia, “non basta riconoscerne il solo valore economico: in realtà sono un elemento essenziale della nostra libertà. Attraverso la conoscenza dei dati si ha la possibilità di sapere non solo chi siamo stati e quello che siamo, ma anche quello che faremo e saremo”.

GLI ASPETTI DA CONSIDERARE

In questo cambiamento, ha infine ricordato monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia Pontificia per la vita, “lo sviluppo deve essere affrontato in tre dimensioni diverse. La prima è quella etica: perché non tutto ciò che si può fare si deve fare, è l’Uomo che deve giudicare. La seconda è quella educativa: non può esserci sviluppo tecnologico senza tener conto dei giovani. La terza è quella legislativa: serve un accordo di diritto internazionale per regolamentare l’utilizzo delle nuove tecnologie”.

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