Skip to main content

Prova di forza di Trump. Anche la Guida Khamenei sotto sanzioni

È lo stesso presidente Donald Trump a convocare i giornalisti del Press Pool della Casa Bianca nello Studio Ovale per essere ripreso mentre firma l’ordine esecutivo con cui alzare nuove sanzioni contro l’Iran in risposta alla serie di incidenti di queste ultime settimane, culminati con l’abbattimento di un velivolo senza pilota americano sulle acque dello Stretto di Hormuz.

LE SANZIONI CONTRO LA GUIDA SUPREMA

Tra i provvedimenti presi dal Prez, ampiamente annunciati da sabato, c’è anche un’imposizione diretta e personale contro la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, al quale verrà impedito di accedere al sistema finanziario internazionale; insieme al capo della teocrazia della Repubblica islamica sono stati colpiti anche altri alti funzionari tra cui otto comandanti dei Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione, responsabili di aver approvato l’abbattimento del drone. “Il leader supremo dell’Iran è uno che è responsabile finale della condotta ostile del regime”, ha detto Trump. “È rispettato nel suo Paese e il suo ufficio sovrintende agli strumenti più brutali del regime”, intendendo i Pasdaran, il corpo militare teocratico che gli Stati Uniti hanno designato come gruppo terroristico, e che è responsabile della gestione dei proxy politico-militari che l’Iran ha diffuso in tutto il Medio Oriente.

NO ALLE ARMI NUCLEARI PER L’IRAN

“Continueremo ad aumentare la pressione su Teheran”, ha detto Trump. “L’Iran non potrà mai avere un’arma nucleare”. Il presidente ha ribadito che con l’Iran procederà secondo la strada della massima pressione, la strategia fin qui applicata che ha portato gli Stati Uniti fuori dall’accordo nucleare del 2014, sebbene non ci fossero state violazioni da parte di Teheran, e alla reintroduzione dell’intera panoplia sanzionatoria che l’intesa aveva congelato insieme al programma nucleare iraniano.

Trump, lo scorso anno, al momento del ritiro dall’accordo, aveva spiegato che per Washington l’Iran non era in linea con lo spirito richiesto perché continuava a diffondere la propria influenza nel Medio Oriente tentando di egemonizzare la regione, e continuava a produrre missili balistici che in futuro, scaduti i termini previsti, avrebbe usato come vettori per portare testate nucleari.

L’OBIETTIVO DI TRUMP

Sulla scelta era stato spinto anche da alleati come Arabia Saudita, Emirati Arabi e Israele. L’obiettivo del pressing aggressivo, più per Trump che per i suoi alleati, è quella di strozzare Teheran e portare i suoi leader di nuovo al tavolo, ma da una posizione di netta debolezza (dalla quale potrebbero accettare condizioni meno convenienti). Però, per il momento, questa tecnica ha portato l’inasprirsi della posizioni conservatrici iraniane, con qualcuno tra la minoranza oltranzista che ha rialzato la testa in ricerca di consenso popolare – dopo essere stato messo in disparte dalla leadership che aveva voluto pragmaticamente l’accordo (e i benefici connessi in termini economici, finanziari e commerciali).

LE TENSIONI AUMENTERANNO

La decisione di Trump di andare a punire direttamente la Guida Suprema è dura, “severa”, destinata ad aumentare la tensione tra Washington e Teheran, ma è anche una reazione attesa con cui la Casa Bianca ha voluto riaffermare forza sul dossier. Trump era stato criticato infatti per aver stoppato all’ultimo momento una serie di raid punitivi per l’abbattimento del drone. Non a caso ha definito le nuove sanzioni “una risposta forte e proporzionata alle azioni sempre più provocatorie dell’Iran”, mentre venerdì aveva definito i raid “sproporzionati” perché avrebbero potuto produrre 150 vittime.

IL FRONTE UNITO PER GESTIRE L’IRAN

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno lanciato un’iniziativa di carattere politico-diplomatico per coinvolgere in un fronte unito per gestire l’Iran diverse cancellerie, a cominciare da quelle alleate (sauditi, emiratini, israeliani), ma anche gli europei (che sul dossier iraniano hanno posizioni diverse da Washington, e cercano di mantenere in piedi l’accordo) e Cina, Russia e Giappone. Tutto anche in vista del G20.

Trump ha ribadito che “non cerca la guerra con l’Iran”, ha aggiunto di essersi dimostrato in grado di prendere “decisioni razionali”, ma non è detto che sarà così per sempre, ha aggiunto. Ma adesso “sentivo che volevo dare una possibilità, dargli una buona opportunità. Perché penso che l’Iran abbia potenzialmente un futuro fenomenale”.

×

Iscriviti alla newsletter