Tira aria di tempesta sulle primarie democratiche americane. E, al centro dello scontro, finisce l’annosa questione dell’aborto. Ieri, il comitato elettorale di Joe Biden ha dichiarato di sostenere un provvedimento che blocca i finanziamenti per le interruzioni di gravidanza da parte di Medicaid e di altri programmi sanitari federali, fatta eccezione per i casi estremi. In particolare, la norma cui si fa riferimento è il cosiddetto “Emendamento Hyde”: un dispositivo legislativo approvato originariamente dal Congresso nel 1976, sostanzialmente in risposta alla sentenza “Roe v Wade”, che aveva reso in parte legale l’aborto negli Stati Uniti. Negli anni successivi, l’emendamento è stato più volte modificato in senso più o meno restrittivo, fin quando, nel 2016, il programma del Partito Democratico propose di fatto una sua abolizione. In questo momento, l’ex vicepresidente risulta l’unica figura, nell’affollata pletora di rivali che concorrono per la nomination democratica del 2020, a difendere tale provvedimento. E, proprio per questo, Biden ha iniziato ad attirarsi gli strali delle galassie liberal.
UNA MOSSA STRATEGICAMENTE SBAGLIATA
Secondo, Ilyse Hogue, presidente dell’organizzazione NARAL Pro-Choice America, “differenziarsi dal gruppo in questo modo non farà guadagnare a Joe Biden alcun punto politico e arrecherà danno alle donne che sono già le più vulnerabili”. Dello stesso avviso è anche l’attivista Erin Matson, che ha definito non a caso l’ex vicepresidente “deludente” sulla questione dei diritti riproduttivi. Oltre alle associazioni, anche gli altri candidati democratici hanno attaccato duramente Biden. Ieri, durante un dibattito televisivo, la senatrice del Massachusetts, Elizabeth Warren, ha dichiarato: “Con l’emendamento Hyde e con ogni sforzo per cercare di scacciare o respingere o sbarazzarsi di Roe v Wade, si capisce questo: le donne abbienti avranno ancora la possibilità di abortire, chi non la avrà saranno le donne povere”, per poi sostenere che la posizione di Biden in materia sia “sbagliata”. Sulla medesima linea si è collocato anche l’ex deputato del Texas, Beto O’ Rourke, che ha affermato: “Spero che Joe Biden riconsideri la sua posizione su questo tema”. Anche il senatore del Vermont, Bernie Sanders, si è espresso duramente. “Non c’è una via di mezzo per i diritti delle donne”, ha affermato. “L’aborto è un diritto costituzionale”, ha proseguito, sottolineando che il suo piano di assistenza sanitaria Medicare for all, “abrogherebbe l’Emendamento Hyde”.
LA POSIZIONE DI BIDEN NON È UNA NOVITÀ
Del resto, la prospettiva sposata dall’ex vicepresidente in materia di interruzione di gravidanza, non è esattamente una novità. Da sempre vicino alle correnti centriste del Partito Democratico, quando era senatore Biden votò per consentire ai singoli Stati di ribaltare la sentenza “Roe v Wade” e ha anche vietato i finanziamenti federali per quelle organizzazioni straniere che fornissero o promuovessero le pratiche abortive. È pur vero che, negli ultimi mesi, l’ex vicepresidente sembra aver mutato in parte posizione: ha difeso la “Roe v Wade”, criticando – tra l’altro – la controversa restrizione agli aborti recentemente approvata in Alabama. Resta però il fatto che, agli occhi delle galassie liberal, questo atteggiamento sia spesso considerato come mero tatticismo politico. E adesso, la questione dell’Emendamento Hyde rischia di esplodere fragorosamente nella corsa per la nomination democratica.
LE DIVISIONI DEMOCRATICHE
D’altronde, al di là della questione in sé, questo scontro manifesta ulteriormente le profonde divisioni che ormai da anni attraversano l’Asinello. Se gli esponenti della sinistra fanno da sempre dell’aborto un proprio cavallo di battaglia, Biden – in quanto rappresentante del centro – sa bene che una parte cospicua della propria base elettorale non sia poi troppo vicina alle posizioni dell’universo pro-choice. Fattore che porta l’ex vicepresidente a muoversi tra complicati equilibrismi. Un problema che, sotto molti aspetti, caratterizzò anche la corsa di Hillary Clinton alle primarie democratiche del 2016.
LA RICERCA DI VOTI TRASVERSALI
In quest’ottica, Biden sa bene di non potersi permettere uno spostamento troppo a sinistra su determinati temi. Non solo perché, come detto, il suo storico elettorato si colloca tendenzialmente su posizioni centriste. Ma anche perché, in un eventuale scontro in sede di General Election, la sua necessità sarebbe ovviamente quella di attrarre voti trasversali. Anche, magari, quelli dei repubblicani delusi. Ecco perché su un tema spinoso come quello dell’aborto, l’ex vicepresidente sta cercando di muoversi con profondissima cautela. Il punto sarà semmai capire se riuscirà a resistere al fuoco di fila dei suoi rivali alle primarie: un fuoco di fila che, dall’interruzione di gravidanza alla politica estera, passando per l’economia, farà di tutto per abbattere l’attuale front runner. Senza infine trascurare come, al di là delle dinamiche interne allo stesso Asinello, l’aborto si avvii ad essere un tema dirimente anche nel confronto diretto con Donald Trump. Non sarà un caso che, da alcuni mesi, il presidente americano stia attaccando i democratici sulla controversa pratica del cosiddetto “late term abortion”, che provoca la morte di un feto già sviluppato. Biden dovrà fare quindi molta attenzione. E la battaglia è appena cominciata.