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Su Lotti fuoco amico, auguri a Zingaretti. Boschi traccia la linea dei renziani

DA ASSISI

Twitter, ma non solo, ha spostato l’asse politico del Pd. Sui quotidiani di stamattina, faceva bella vista di sé lo scontento dei renziani per la segreteria nominata da Zingaretti. Poi, però, il vento è cambiato. Da Irene Tinagli a Carlo Calenda, fino a Maria Elena Boschi che non ha risparmiato bordate ai colleghi di partito sul caso Lotti ma lo ha fatto dopo aver fatto gli auguri di buon lavoro all’equipe scelta da Zingaretti e aver definito «molto autoreferenziale il discorso sulla segreteria. Noi, come Pd, invece, abbiamo bisogno di parlare agli italiani. La segreteria ha un ruolo importante ma nessuno di noi ha chiesto uno strapuntino o posti. Non c’è nessuna polemica con le scelte di Zingaretti, al quale auguriamo buon lavoro. Il segretario ha fatto una scelta legittima, nominando solo uomini e donne che lo hanno sostenuto al congresso».

Da Assisi, dov’è intervenuta per il primo incontro nazionale della mozione “Sempre Avanti”, guidata da Roberto Giachetti e da Anna Ascani, Boschi ha poi lanciato accuse sul caso che in questi giorni sta tenendo banco.

«Sono arrivati più attacchi a Lotti dall’interno del Pd che dagli avversari politici. Autosospendendosi, ha fatto una scelta che non era scontata e dovuta, di grande generosità verso la comunità del Pd e va quindi rispettato». E si è augurata che «in una comunità come il Pd, vista anche la disponibilità di Lotti, ci si possa parlare guardandosi negli occhi. E non con interviste che sparano addosso ai compagni del proprio partito».

Quindi, prima la linea unitaria sulla segreteria e poi quella bellicosa su Lotti. Stabilendo quindi su quali temi aprire lo scontro. Spazzando via le polemiche sulla segreteria nominata ieri da Zingaretti, polemiche che hanno caratterizzato i quotidiani. Un messaggio chiaro: nessuna polemica autoreferenziale, parliamo al Paese.

LE POLEMICHE DI IERI

In grande evidenza, sui giornali le dichiarazioni di Andrea Marcucci presidente dei senatori dem. “La segreteria del Pd non assomiglia al partito del noi. Vedo un’unica matrice identitaria in un partito che è nato per valorizzare i riformismi. È una scelta che non condivido”. Ma anche quelle di Luciano Nobili: «Il nuovo Pd non conosce il garantismo. Nella nuova segreteria vedo tantissime vecchie facce. Nella prima fila del nuovo Pd ci sono otto o nove ministri del Governo Renzi, che sono sempre stati saldamente al comando da quando esiste il Pd. È nuovo?».

IL CAMBIO DI ROTTA SU TWITTER

Prima del cambio di corso di giornata che è stata animata su Twitter da Carlo Calenda. Che prima ha rilanciato il tweet di Irene Tinagli (altra renziana doc):

e poi ha esposto il suo pensiero: “Su leggo di nuovo commenti che sembrano scritti da avversari politici. Se una componente si sente esclusa potremmo valutare un governo ombra per marcare a uomo i Ministri. Persone come Renzi, Morani, Giachetti, Minniti, Nannicini potrebbero farne parte. Che ne dite?”. Fino al più esplicito “che palle sto partito, andiamo a fare opposizione”:  

Una linea ribadita pochi minuti più tardi da Maria Elena Boschi.

ROSATO

Anche se Ettore Rosato, sempre da Assisi, ha dichiarato: «Se partiamo dal principio che la politica richiede leadership, io dico che di leadership in giro se ne vedono tante ma di quelle che muovono il Paese ne ho vista una». Nemmeno tanto velato il riferimento a Matteo Renzi.

«Ci siamo messi tutti insieme e dopo un anno di opposizione – ha osservato il vice presidente della Camera – abbiamo preso 3 punti e mezzo in più. Allora lo dico con preoccupazione, perché i nostri avversari hanno superato il 48%, quindi prendiamo atto che c’è un problema e che la politica non è solo testimonianza. Qualche anno fa un elettore di destra, quando apriva la scheda, faceva fatica a a sentirsi rappresentato, oggi ha solo l’imbarazzo della scelta e si sente rappresentato alla grande. Vogliamo prendere atto che un pezzo di quel 40% che ci ha votato alle europee o alle politiche, non si sente più rappresentato. Non è che vota altri ma a votare non ci va proprio. Quindi – ha concluso – noi dobbiamo fare un’operazione che vada incontro a quell’elettorato, che ci ha votato in passato e ora non ci vuole più votare».

L’appuntamento è per la direzione di martedì che come al solito si preannuncia calda. 


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