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Comunicare la giustizia, magistrati e giornalisti insieme. Ecco come

(Seconda parte, la prima si può leggere qui)
L’Ufficio Stampa della Giustizia Amministrativa modello virtuoso ai sensi della legge 150/2000 e delle raccomandazioni Ue.  Se è vero che la Giustizia è un servizio pubblico reso a favore dei cittadini, la sua attività non deve essere solo trasparente e conoscibile, ma deve essere comunicata.
Non solo attraverso i processi e le sentenze ma anche attraverso un Ufficio di “prossimità” come l’Ufficio Stampa, che rappresenta il front desk nei rapporti con i giornalisti e grazie alla loro intermediazione con gli utenti del servizio Giustizia, i cittadini.
Nel corso del I° Congresso della Giustizia Amministrativa dedicato “all’immagine del giudice amministrativo”, ho raccontato l’esperienza virtuosa dell’Ufficio Stampa della Giustizia amministrativa, nato proprio per comunicare la giustizia.
Il ruolo di intermediazione tra la fonte (Consiglio di Stato, Tar e Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa – CPGA) e il cittadino è svolto dall’Ufficio Stampa.
L’Ufficio Stampa e comunicazione istituzionale della Giustizia amministrativa è stato istituito nel gennaio del 2018 grazie alla lungimiranza del Presidente Pajno che ha voluto dotare il Consiglio di Stato di un Ufficio dedicato a questa funzione. Un ufficio che oltre alla struttura del personale di ruolo prevede la figura di un “magistrato preposto” insieme alla figura del giornalista, “esperto di comunicazione istituzionale”.
Questa struttura, così composta, rappresenta uno dei primi modelli virtuosi di Ufficio Stampa, ai sensi della Legge 150 del 2000, istituiti per “comunicare la giustizia” e risponde anche ad una sollecitazione che ci viene dall’Europa, recependo la Raccomandazione 12 /2010 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che incoraggia “la creazione di posti di portavoce giudiziario o di servizi stampa sotto la responsabilità dei Tribunali o sotto il controllo dei Consigli Superiori della Magistratura”.
Anche l’ENCJ, la Rete dei Consigli di Giustizia europei, in un Report approvato a Lisbona il 1° giugno del 2018, dedicato all’immagine ed alla percezione pubblica della Giustizia, ha affrontato il tema della comunicazione giudiziaria raccomandando, oltre alla formazione specifica in tema di comunicazione per i Capi degli Uffici giudiziari, per i magistrati e il personale amministrativo, anche la  nomina come “spokeperson” di giudici con specifica formazione in comunicazione e l’istituzione di un Dipartimento specializzato che impieghi professionisti della comunicazione.
In Italia tale prerogativa è riconosciuta ai giornalisti, ai sensi dell’art.9 della legge 150 del 2000, la legge quadro sulla comunicazione pubblica, che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche amministrazioni e dal Dlgs 165 del 2001.
L’Ufficio Stampa e comunicazione istituzionale della Giustizia amministrativa rappresenta un modello avanzato, che risponde alle raccomandazioni europee e alla norma primaria, in tema di comunicazione istituzionale in ambito giudiziario.
Un Ufficio Stampa che non può e non deve avere la pretesa, né l’ambizione di sostituirsi al giornalista che nella propria autonomia ed indipendenza, seleziona quella che per lui è la notizia, ma può sicuramente dare un contributo di chiarezza parlando con una voce univoca e autorevole; senza cercare di imporre verità ufficiali, ma cercando di agevolare il lavoro dei giornalisti.
Nella consapevolezza di avere un obiettivo comune, quello di rendere chiara e comprensibile ai cittadini l’attività giurisdizionale, evitando manipolazioni e fake new, perché come scriveva Noberto Bobbio “quando non si vede bene cosa c’è davanti, viene spontaneo chiedersi cosa c’è dietro”.  Con queste parole intendo dire che una delle caratteristiche del potere democratico è la visibilità e il ruolo dell’Ufficio Stampa è quello di cercare di illuminare ogni angolo, perché la luce c’è basta accenderla.
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