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Dalle bombe ai cyber attacchi. La minaccia terroristica alle infrastrutture critiche in Italia

Di Domenico Vecchiarino

Dal dopoguerra ad oggi l’Italia è sempre stata al centro di numerosi eventi terroristici che ne hanno segnato la storia. Siano stati di matrice interna o esterna, questi, ora condotti anche nel cyberspace, hanno spesso interessato le infrastrutture critiche nazionali.

LA STORIA

Uno dei primi e più noti esempi è quello della Notte dei fuochi, ovvero la notte tra l’11 e il 12 giugno 1961, quando un gruppo di terroristi sudtirolesi, aderenti al Befreiungsausschuss Südtirol, movimento che si batteva per l’autodeterminazione dell’Alto Adige, compì numerosi attentati dinamitardi che abbatterono numerosi tralicci della rete di alta tensione, creando molti disagi nell’area.
Nel passato le infrastrutture critiche sono state oggetto di attacchi anche da gruppi terroristici internazionali, come avvenne a Trieste il 4 agosto 1972. In questa occasione i terroristi presero di mira i serbatoi di stoccaggio di petrolio del comprensorio Siot, la tank-farm di San Dorligo della Valle vicino Trieste, che con quattro ordigni esplosivi, scatenarono un inferno di fuoco con colonne di fumo alte fino a tre chilometri. L’azione fu rivendicata dai Fedayyìn di Settembre Nero che da lì a un mese saranno poi protagonisti del massacro delle Olimpiadi di Monaco.
A cavallo degli anni ’90 hanno una serie di attentati dinamitardi hanno interessato la rete elettrica nazionale in Toscana. Qui si sono registrati numerosi episodi tutti riconducibili all’area anarco-ambientalista che in quegli anni era influenzata dal pensiero di Marco Camenisch, noto anarchico svizzero che aveva già colpito la rete elettrica elvetica e che era in contatto il circolo anarchico “il Silvestre”, successivamente smantellato dalle Forze dell’Ordine. Alla base della contestazione della batteria di fuoco vi era il “no” al nucleare. Il “no” all’atomo è stato poi utilizzato come causa per altre azioni minori, dinamitarde e non, alle infrastrutture critiche energetiche da parte di altre cellule legate sempre all’area anarchica.

Ci sono poi stati attacchi e alle infrastrutture critiche in altri Paesi che hanno interrotto i flussi energetici in Italia. Questo episodio, molto interessante e poco conosciuto è avvenuto in Algeria nel 1997 e ha riguardato il gasdotto Transmed che collega l’Algeria all’Italia. In quel periodo il Paese nordafricano era in piena Guerra Civile e vi furono degli attacchi alla rete dei gasdotti al fine di destabilizzare maggiormente il Paese. Uno di questi, nel novembre 1997, colpì un tratto di terra del gasdotto “Enrico Mattei”. L’interruzione durò solo alcuni giorni e non ebbe importanti ripercussioni sull’approvvigionamento italiano, ma fu accompagnato dal timore che si trattasse dell’inizio di una serie di azioni analoghe, con conseguenze potenzialmente più gravi. Successivamente, si registrarono altri episodi di attacchi isolati, nel 2002, nel 2004 (tre attacchi), nel 2006 e nel 2007.

LA MINACCIA OGGI

Oggi la minaccia alle infrastrutture critiche nazionali è più viva che mai. Gli attori interessati capaci di attaccare i centri nevralgici del Sistema Paese sono numerosi, così come i vettori di attacco che spaziano dall’ordigno esplosivo rudimentale al cyber attacco condotto con le più recenti tecniche cibernetiche.

TERRORISMO INTERNO

Sul fronte dell’eversione interna resta attiva la minaccia posta dell’area anarco-insurrezionalista, che, nell’ultimo periodo ha visto una recrudescenza delle attività. In particolare, come riportato nell’ultima Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata al Parlamento nel mese di febbraio, l’intelligence ha evidenziato questa minaccia in relazione alle grandi opere, specificatamente TAP in Salento e il gasdotto appenninico “Rete Adriatica”
Vanno poi ricordati anche tutti gli attacchi alle ferrovie, come quelli sulla linea di Alta Velocità Roma – Bologna, riconducibili all’area eversiva del Movimento No TAV, o gli attentati alla rete ferroviaria del Trentino Alto Adige per i quali sono stati arrestati diversi esponenti del movimento anarchico trentino.
Da sottolineare anche i numerosi attentati incendiari ai tralicci di trasmissione delle telecomunicazioni, che sono destinati ad aumentare in relazione allo sviluppo della nuova tecnologia del 5G fortemente contestata, e che hanno creato numerosi interruzioni e disservizi per gli utenti.

TERRORISMO INTERNAZIONALE

La minaccia terroristica di matrice jihadista resta costantemente all’attenzione dell’intelligence, per la quale ha anzi continuato a rappresentare una assoluta priorità. L’attenzione verso questa minaccia resta quindi molto alta, come riporta Luisa Franchina nell’articolo “La minaccia terroristica alla sicurezza e alle infrastrutture critiche nazionali – un modello di analisi dei rischi”, il settore dei trasporti resta il settore più esposto delle infrastrutture critiche, infatti i più noti attenti sono avvenuti su un mezzo di trasporto, o in una stazione o aeroporto oppure è stato il mezzo di trasporto stesso il vettore di attacco.

Nel gennaio 2013, nuovamente in Algeria, vi è stato un attacco che ha avuto un impatto sull’approvvigionamento gasifero. Questo è successo quando, a seguito della crisi degli ostaggi catturati nel campo di In Amenas, il flusso di gas verso l’Italia, ha avuto un’interruzione del 17% che l’Italia ha potuto gestire grazie ai suoi stoccaggi e a un clima non eccessivamente troppo rigido. Sicuramente vi sarebbero stati problemi più seri in caso di uno stop prolungato delle attività del sito.

GLI ACQUEDOTTI

Non solo infrastrutture energetiche ma anche gli acquedotti sono stati obiettivi da parte di cellule jihadiste. Il primo tentativo di attentato alla rete idrica risale al 2002 quando Nell’abitazione di quattro marocchini residenti in un appartamento di Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma, i militari del nucleo operativo e del Ros hanno trovato ingenti quantitativi di un composto a base di cianuro, le piantine della città e di alcuni acquedotti della capitale su cui era cerchiata in rosso via Veneto e la residenza dell’ambasciata americana. (http://www.repubblica.it/online/cronaca/allarmeroma/allarmeroma/allarmeroma.htm l). Sempre gli acquedotti della capitale erano l’obiettivo di, Noureddine Laaraj, 37 anni, marocchino, successivamente espulso, che nel 2017 proclamava che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a compiere un attentato in Vaticano e ad avvelenare l’acqua di Roma.

Nuovamente la rete idrica, questa volta della Sardegna, nel centro del mirino da parte di Alaji Aminun il palestinese di 38 anni, che è stato arrestato il 28 novembre 2018 dai Nocs con l’accusa di voler avvelenare l’acqua potabile con la ricina e l’antrace.

IL CYBER TERRORISMO

Ultimo fronte di minaccia per le infrastrutture critiche è il dominio cyber. Qui le aggregazioni terroristiche, sia nazionali che internazionali, ancora non hanno raggiunto un livello elevato tale da rappresentare una criticità incombente, ma sicuramente nel prossimo futuro, affinando le tecniche e migliorando le capacità, le cyber minacce terroristiche potranno rivelarsi molto più insidiose. Unica operazione degna di nota è stata la campagna di Anonymus #opGreenRights del novembre 2018, con la quale gli hacktivisti, hanno dato notizia di accessi ai sistemi informatici di 14 società e associazioni, tra cui spiccano industrie e associazioni di categoria.

Gli APT

Oggi la vera minaccia cibernetica per le infrastrutture critiche resta quella proveniente dai cyber criminali, spesso molto “prossimi” alle aggregazioni terroristiche, che spinti da motivi diversi, cercano costantemente di compromettere la gestione delle infrastrutture critiche. A rivelarlo un nuovo report di F-Secure “The State of the Station. A report on attackers in the energy industry”, secondo cui i gruppi di Advanced Persistent Threat (APT) supportati dagli Stati, persistono nel cercare punti di accesso nelle reti delle infrastrutture critiche e opportunità di spionaggio, con obiettivi politici.

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