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Perché la nomina del Capo di Stato Maggiore della Marina fa litigare i partiti

Le celebrazioni per la giornata della Marina militare non sono riuscite a dissolvere (purtroppo) l’ombra di un nuovo scontro politico sulla nomina del prossimo capo di Stato maggiore della Forza armata. Una storia già vista negli ultimi anni, che continua a non fare bene alla Difesa nazionale e che incide negativamente sulla capacità delle Forze armate, che di tutto hanno bisogno fuorché della sensazione di lottizzazione degli incarichi di vertice. L’ammiraglio Valter Girardelli lascerà inderogabilmente l’incarico tra appena dieci giorni. La legge non permette rinnovi, ragion per cui una scelta sul suo successore potrebbe arrivare già nell’atteso Consiglio dei ministri di oggi.

UNA SCELTA CHE SUPERERÀ L’ESECUTIVO

Il clima tra le due forze di maggioranza e l’ipotesi di un rimpasto di governo non lasciano però un terreno particolarmente fertile a una decisione condivisa, tanto che si vocifera di un possibile rinvio al prossimo vertice. In ogni caso, la scelta è di quelle importanti, poiché ora si “prenota” il vertice delle Forze armate. Secondo la prassi consolidata della rotazione, il nuovo capo della Marina sarà il papabile sostituto, tra un paio d’anni, del generale dell’Aeronautica Enzo Vecciarelli, attuale capo di Stato maggiore della Difesa, a meno di un diverso avviso da parte di chi siederà in quel momento a palazzo Baracchini. Tale tradizione fu recentemente interrotta dall’ex ministro Roberta Pinotti, quando preferì Claudio Graziano, capo dell’Esercito, all’allora numero uno dell’Aeronautica Pasquale Preziosa. Si tratta dunque di una nomina destinata ad avere ripercussioni di lunga durata, che trascenderanno con ogni probabilità la durata dello stesso esecutivo.

L’ITER

Sentito il capo di Stato maggiore della Difesa, sarà la titolare del dicastero competente, Elisabetta Trenta, a presentare una proposta di successione al Consiglio dei ministri. Come da prassi, ciò viene preceduto da una consultazione informale tra i diversi ministeri che, nell’attuale conformazione della maggioranza, si traduce nel particolare peso sulla scelta finale esercitato dai due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Guai a far finire la nomina nelle varie valutazioni su rimpasto e controrimpasto di governo. Si rischia di far passare un messaggio sbagliato e di compiere un passo da cui poi difficilmente si potrà tornare indietro, riducendo il tutto a una sorta di nomination in stile Grande fratello.

LE IPOTESI

Ciò non ha nulla a che fare con gli ufficiali attualmente dati in fase di valutazione da parte del governo, tutti ammiragli dal curriculum di alto profilo. Secondo la ricostruzione della Stampa di oggi, in lista per succedere a Girardelli ci sarebbero quattro militari, due dei quali portati all’attenzione dei colleghi dal ministro Trenta: Paolo Treu e Donato Marzano. Il primo è attualmente il numero due di Girardelli nel ruolo di sottocapo della Marina. Friulano classe 1958, l’ammiraglio ha precedentemente diretto il reparto del Segretariato generale della Difesa impegnato nel coordinamento dei programmi di armamento, ruolo a cui è arrivato dopo il comando del 30° Gruppo Navale, istituito nel 2013 per la campagna navale “Il sistema-Paese in movimento” diretta a Medio Oriente e Africa. Donato Marzano è l’attuale comandante della Squadra navale, con un profilo altamente operativo che l’ha visto in servizio in Libano, Somalia, Golfo e Afghanistan, oltre agli incarichi svolti nelle missioni a guida Nato.

I NOMI DI CONTE E SALVINI

Il nome che secondo il quotidiano torinese sarebbe invece caldeggiato dal premier Giuseppe Conte è quello di Carlo Massagli, suo attuale consigliere militare e segretario del nuovo Comitato interministeriale per le politiche spaziali, attività per la quale ha ottenuto l’apprezzamento di diversi ministeri. Arrivato a palazzo Chigi nella primavera dello scorso anno, il tarantino Massagli (classe 1959) si era precedentemente occupato di pianificazione finanziaria allo Stato maggiore della Difesa. È stato anche lui, tra l’altro, comandante della Garibaldi, incarico svolto un paio di anni prima dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, con cui ora condivide la possibilità di arrivare al vertice della Marina. Cavo Dragone sarebbe il nome che piace a Matteo Salvini. Classe 1957, pilota e paracadutista, dal 2016 è a capo del Comando operativo di vertice interforze (Coi), incarico preceduto da due anni alla guida Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (Cofs) e dal comando triennale dell’Accademia navale.

Quale che sarà la scelta finale del Consiglio dei ministri, sarà importante riconoscersi nella figura che sarà individuata cercando di archiviare il più rapidamente possibile le manovre non troppo eleganti di queste settimane.

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