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Vi racconto tutte le ombre delle Ong. Parla il prof. Steinberg

Il tema migratorio e il ruolo delle Ong nell’arrivo di migranti sulle coste italiane sono al centro del dibattito politico e di sicurezza italiano. Dall’altra parte del Mediterraneo, in Israele, l’esperto e professore presso la Bar Ilan University Gerald Steinberg ha creato un think thank denominato Ngo Monitor, che si è posto l’obiettivo di analizzare l’attività delle organizzazioni non governative, i loro scopi, i loro legami, la loro organizzazione interna, nonché le origini e la destinazione ultima dei finanziamenti a loro indirizzati. Formiche.net lo ha intervistato a Roma, in occasione di un incontro promosso dall’Ambasciata dello Stato di Israele in Italia.

Professor Steinberg, qual è il ruolo che le Organizzazioni non governative svolgono oggi?

Le Ong sono diventate potenti attori politici all’interno dei conflitti politici, in particolare in Europa. Queste organizzazioni possono contare su imponenti finanziamenti, spesso forniti dai governi come sostegno per “promozione della pace, aiuti umanitari e diritti umani”. Spesso le Ong usano queste risorse per finanziare quella propaganda che non fa che aumentare odio, violenza e antisemitismo. Alcune Ong evitano questi insuccessi, ma le attività di molti altri evidenziano la necessità di linee guida professionali, controlli, trasparenza e responsabilità, così come è già il meccanismo di verifica di vari settori politici.

Perché parla di antisemitismo?

I potenti funzionari delle Organizzazioni non governative sono spesso attivisti radicali anti-occidentali, post-coloniali e in alcuni casi antisemiti. I responsabili di Human Rights Watch e Amnesty International, ad esempio, sono anche parte della leadership del Bds (il movimento che promuove il boicottaggio contro Israele) e altre organizzazioni che promuovono forme di demonizzazione di Israele. Questi spingono false accuse, in particolare riguardo presunti “crimini di guerra” e inventano “rapporti” che poi esibiscono di fronte alle Nazioni Unite, alla Corte penale internazionale, e che diffondono tramite giornalisti, parlamenti e università. Sono erroneamente considerati degli esperti neutrali, un problema che permette a questa propaganda di diffondersi. Ma non è una questione che riguarda solo Israele.

A che cosa si riferisce?

Il conflitto alimentato dalle Organizzazioni non governative esiste in diverse regioni, tra cui i Balcani e nello Sri Lanka, anche se non nella misura del conflitto israelo-palestinese.

Come sono cambiate le Ong negli ultimi anni?

Ong come Amnesty iniziarono il loro percorso negli anni ’60, ed erano solo piccoli gruppi di volontari che protestavano contro i maltrattamenti dei prigionieri politici. Si sono espansi e sono diventati una grande industria, finanziata dai governi e dall’Onu. La sola Unione Europea spende ogni anno 2 miliardi di euro per le Ong, senza alcuna sorveglianza o controlli di mera responsabilità. Un certo numero di beneficiari di questi investimenti stanno conducendo campagne propagandistiche contro Israele e sono collegati, in vario modo, a gruppi inseriti nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Il suo lavoro si è concentrato anche sul ruolo delle Ong nelle cosiddette Primavere arabe. Che cosa ha scoperto?

Ci sono alcuni casi di processi che hanno portato alle rivolte arabe e che hanno coinvolto anche le Ong, ma le informazioni e le prove che ho avuto modo di consultare non sono chiare. A mio avviso, queste rivolte si sarebbero verificate comunque anche senza il coinvolgimento delle Ong.

Negli ultimi anni, le Ong sono al centro del dibattito italiano e europeo per le loro azioni di salvataggio dei migranti che arrivano nel in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo. Sono state accusate di collusione con i trafficanti e di aver incoraggiato la partenza di imbarcazioni dalla Libia verso l’Italia. Qual è il suo parere?

Questo è l’ennesimo esempio di Ong radicali (spesso finanziate dall’Unione Europea e dai singoli governi) che prendono le loro politiche interne e le impongono ai governi, costringendo organi legislativi democraticamente eletti a fare ciò che loro vogliono. Oltre a questo, non si assumono mai alcuna responsabilità per l’impatto negativo delle loro azioni.

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