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Procedura di infrazione Ue contro l’Italia? Follia. Parola di Fitoussi

Ore di attesa a Washington e Roma. La Casa Bianca di Donald Trump ha gli occhi puntati sulla Fed (Federal reserve) di Jerome Powell, che oggi decide se tagliare o meno i tassi di interesse. Palazzo Chigi ha invece un giorno segnato sul calendario: 9 luglio, quando il consiglio Ecofin scioglierà la riserva sulla procedura di infrazione della Commissione contro l’Italia. “Sarebbe una follia”. Jean-Paul Fitoussi usa l’accetta. L’economista francese in forza alla Luiss School of Government e all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi ha le idee chiare. Sanzionare l’Italia sarebbe un insulto verso chi alle elezioni europee “ha detto di averne abbastanza di questa Commissione”.

Professore che succede se l’Ue apre una procedura di infrazione contro l’Italia?

Se la Commissione europea avvia una procedura di infrazione contro l’Italia significa che è impazzita. Sarebbe una provocazione nei confronti di quella grande fetta di popolazione che alle elezioni del 26 maggio ha dimostrato di averne abbastanza di questa Commissione e di come funziona l’Ue.

Questo è un bilancio politico.

Questa procedura è insensata sotto ogni punto di vista. Costringere l’Italia ad aderire a un programma di austerity peggiorerebbe solo il problema economico e sociale.

Intanto il governo gialloverde continua a discutere di flat tax. Da Londra Giovanni Tria ha detto che sarà graduale e che per farla bisogna tagliare la spesa.

La flat tax non è la vera priorità. Lo sono invece gli investimenti nei servizi e nelle infrastrutture. Tria dovrebbe chiarire di quale spesa parla. Se vuole tagliare spese inutili nessun problema. Ma tagliare la spesa essenziale, quella che finisce in scuole e ospedali, non è mai una buona idea.

Dei famosi minibot invece lei che idea si è fatto?

È un dibattito buffo (ride, ndr). Per risolvere un problema reale servono misure reali, non innovazioni finanziare. Se c’è bisogno di aumentare la spesa per gli investimenti facciamolo, senza creare una moneta speciale.

Ha visto il bazookino di Draghi che ha fatto infuriare Trump?

Rientra nelle prerogative di Draghi affermare che la politica monetaria in Europa deve rimanere espansionista, almeno finché la crescita continua a calare. Negli Stati Uniti questo calo non c’è, anzi. La crescita americana supera quella europea del 2-3%.

Su twitter Trump ha paragonato l’Europa alla Cina.

Trump sbaglia a parlare di concorrenza sleale. Si tratta di una semplice legge dell’economia: la moneta della regione che cresce di più si apprezza e viceversa.

C’è attesa sui mercati per la decisione della Fed sui tassi. Il tweet di Trump il giorno prima non è casuale. O no?

Credo che le parole di Trump vadano lette come una pressione sulla Fed. Il presidente vuole una politica monetaria ancora più espansiva di quella europea e di conseguenza tagliare i tassi, che si aggirano tra il 2 e il 2,5%. Non capisce che i tassi vanno sempre confrontati con il tasso di crescita. La situazione di equilibrio si verifica quando tassi di crescita e di interesse si eguagliano. Gli Usa non sono lontani da questo equilibrio.

Un pronostico?

Ci sono rumors che parlano di un rallentamento della crescita americana in arrivo a causa della guerra commerciale con la Cina. Delle due l’una. O si tagliano i tassi o si trova una tregua con Pechino.

E l’Europa per cosa deve tifare?

Non ha molta scelta. Da questa guerra di dazi ha solo da perdere, perché l’export europeo è il primo a soffrire del rallentamento del commercio mondiale in corso.

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