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Vince la libertà: la Russia ritira le accuse contro il giornalista Golunov

Il giornalista Ivan Golunov è stato scagionato, le accuse per traffico di droga – che lo avevano portato prima in galera per due giorni (senza cibo e sonno) e poi ai domiciliari nei giorni scorsi – sono state ritirante. Due alti responsabili della polizia di Mosca sospesi: non ci sono accuse chiare contro di loro, ma è evidente che quelle due sono le teste che il Cremlino ha scelto di tagliare davanti alle proteste che l’arresto del giornalista d’inchiesta aveva prodotto.

S’erano mossi anche i media governativi, oltre che i tre più autorevoli giornali russi, Reporter senza frontiere e Amnesty International, e diversi personaggi del mondo dello spettacolo: insomma, le accuse contro il giornalista avevano toccato la pancia della popolazione (in centomila hanno firmato una petizione online per il rilascio) e il governo non è stato in grado di resistere all’ondata di accuse di repressione. Golunov è un giornalista d’inchiesta del sito Meduza ed è famoso per aver firmato approfondimenti sul mondo torbido che collega criminalità e politica a Mosca.

Forse qualcuno delle persone esposte nei suoi reportage aveva mosso le fila per metterlo a tacere senza scomodare le armi, avanzando contro di lui un’accusa che chiunque lo conoscesse ha descritto fin da subito come “delirante”. Tra l’altro, un tossicologo del ministero della Salute aveva detto sulla televisione di stato che dalle analisi effettuate, non risultava fosse stato esposto a sostanze stupefacenti (invece era stato accusato di essere in possesso di cocaina e mefedrone). Inizialmente la polizia aveva diffuso alcune immagini dell’arresto – in cui tra l’altro il giornalista è stato picchiato – che mostravano una specie di laboratorio per la produzione di droghe, ma poi aveva ammesso che erano foto di repertorio e non dell’appartamento del giornalista.

Oggi Golunov sarà liberato dagli arresti domiciliari e l’imputazione contro di lui annullata“, ha detto personalmente il ministro degli Interni, Vladimir Kolokoltsev, che davanti all’interesse suscitato dall’arresto s’è trovato costretto a spiegazioni pubbliche. Kolokoltsev ha detto che chiederà personalmente le dimissioni del capo della direzione degli affari interni del distretto amministrativo occidentale di Mosca, il generale Puchkov, e il capo della Narcotici, il generale Devyatkin.

Il Cremlino è intervenuto in fretta perché per domani, festa nazionale, erano previste manifestazioni di protesta che avrebbero catalizzato ulteriormente l’attenzione; mentre per il 20 giugno è stata organizzata la “linea diretta” annuale con cui Vladimir Putin parla alla popolazione.

(Foto: screenshot BBC)

 

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