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Salvini everywhere. L’elogio di Pipes sul Washington Times

Matteo Salvini ha terminato la sua visita a Washington Dc. Da quelle parti però si continua a parlare del vicepremier italiano. Già balzato agli onori delle cronache statunitensi prima di approdare nel governo gialloverde, oggi il “Capitano” è considerato un interlocutore privilegiato dell’amministrazione Usa. Non è un caso che la Casa Bianca gli abbia riservato, per dirla con Ian Bremmer, “un solido comitato d’accoglienza”, prima il segretario di Stato Mike Pompeo, poi il vicepresidente Mike Pence.

La stessa attenzione viene ormai dedicata a Salvini dai media made in Usa. Non si contano più gli approfondimenti delle principali testate americane su questo segretario di partito che in sei anni ha trasformato una forza politica del 4% nel più grande polo sovranista europeo. L’ultimo è del Washington Times, vero megafono del mondo conservatore americano con un accesso non comune all’amministrazione Trump. Lo firma Daniel Pipes, presidente del Middle East Forum, che per passare ai raggi x il ministro dell’Interno ha speso un’intera settimana a Roma incontrando “25 politici, diplomatici, giornalisti e intellettuali”.

Il bilancio del cronista è netto. “Salvini domina a tal punto la Lega e la politica italiana che il futuro corso del Paese dipende in gran parte dalle sue priorità, capacità, profondità, visione e resistenza”. C’è poco da girarci intorno, dice Pipes. Anche quest’estate il successo salviniano dovrà molto alla gestione dei flussi migratori. Che siano o no un’emergenza cambia poco, perché così è percepita dagli italiani. I numeri sono inequivocabili: “Dal 2017 al 2019 ha ridotto il numero di migranti dal Mediterraneo del 97%”.

Il caso migranti apre un vero e proprio scontro culturale nel Paese. Da una parte i leghisti e chi “vuole difendere la sua eredità nazionale contro certe attitudini universalistiche”. Dall’altra, scrive il professore, “le due forze culturali dominanti in Italia”, il Partito Comunista e la Chiesa cattolica. Entrambe “universaliste”, entrambe, sentenzia impietoso Pipes, “con scarso apprezzamento per quel che fa dell’Italia una nazione”. La sinistra italiana, continua, “non può fare a meno di notare come il voto dei migranti abbia aiutato le sue controparti in altri Paesi, come la Francia”.

I servizi di accoglienza sono cosa buona e giusta. E però, dice la firma del Washington Times, non di rado “corruzione, peculato e prostituzione sono endemici a quei servizi, con la mafia che ne ricava vasti profitti sulle spalle dei migranti”.

Il governo italiano naviga in acque tempestose. L’autunno rischia di riservare una pesantissima procedura di infrazione della Commissione Ue. Visto da lontano il quadro è anche meno roseo. “La popolazione italiana ha la più alta età media al mondo, 48 anni. E circa i ¾ degli italiani sono pessimisti sul futuro del Paese”.

Salvini ha una chance per uscire indenne dalla tempesta, dice lo scrittore americano: tenere la barra dritta sulla chiusura dei porti. Il bivio è questo. “Se dovesse riuscire a trasformarla in una soluzione di lungo periodo ai problemi dell’immigrazione e dell’islamizzazione, il suo attuale successo elettorale sarebbe il preludio a una svolta per l’Italia”. In caso contrario, “gli italiani non avranno presto un’altra occasione di controllare i loro confini”. Ci vorrà “una grande capacità, e anche un pizzico di fortuna”.

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