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Sea Watch, Salvini vince ma… Il punto di Vespa

Il caso Sea Watch 3 diventerà un punto di svolta per i ragionamenti sull’immigrazione come fu il caso Aquarius del 2018, quando Matteo Salvini mise in atto per la prima volta la sua “idea” sul tema. Mettiamoci idealmente a bordo della Sea Watch la notte scorsa mentre il comandante Carola Rackete cerca a tutti i costi di attraccare a Lampedusa: è comprensibile lo stress, la stanchezza dopo settimane di tensione, il non sapere che altro fare e la decisione di muoversi di notte perché il molo è libero; poi mettiamoci di fronte ai televisori o a uno smartphone per guardare il momento il cui la nave cerca di schiacciare la motovedetta della Guardia di Finanza, molto più piccola, contro il molo: come si fa a non difendere quei finanzieri che stavano cercando di far rispettare la legge? Chi attacca il ministro dell’Interno è proprio sicuro che quel gesto estremo del comandante Carola faccia gioco alle attuali opposizioni o invece non faccia scattare almeno un istintivo disagio, “no, così no”?

LE POSIZIONI POLITICHE

Nelle ultime settimane, soprattutto dopo le elezioni europee, in Italia si stanno nuovamente cristallizzando posizioni politiche nette, anche attraverso la stampa di riferimento a destra e a sinistra, per cui Salvini ha sempre ragione o Salvini ha sempre torto. Per cercare un posto al sole, per esempio, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha criticato l’arresto del comandante della Sea Watch che sarebbe colpevole solo di “reato di umanità”, stesso concetto usato per autodifesa tempo fa dall’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano e da Roberto Saviano a suo sostegno. Gli elettori di De Magistris pensano che sia normale speronare un’imbarcazione militare?

Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che pure nei mesi scorsi ha dato l’impressione di avere un’idea diversa dell’accoglienza rispetto a quella del ministro dell’Interno, ha detto che “le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”. C’è qualcuno che possa dissentire? Invece proprio su questo punto a sinistra traspare un po’ di imbarazzo. Negli ultimi due giorni a bordo c’erano anche alcuni parlamentari e Matteo Orfini (all’opposizione interna nel Pd) ha giustificato l’operazione di attracco perché non sarebbero state mantenute le promesse di sbarco pur essendo stato raggiunto l’accordo europeo per il ricollocamento e ha criticato l’arresto di Carola Rackete avvenuto “in favore di telecamere”. Pensa che si potesse sgomberare il molo o che il comandante potesse mettere piede a terra in stato di libertà?

Più significativa la posizione di Graziano Delrio, che è il capogruppo del Pd alla Camera anche se di epoca pre-zingarettiana, secondo il quale “l’autorità giudiziaria farà il suo corso e stabiliranno i giudici se la capitana ha davvero commesso un reato” perché “in caso di stato di necessità si possono anche violare le leggi. Il capitano è responsabile dell’incolumità di tutte le persone che sono a bordo, va rispettata la sua scelta, come il percorso che farà la giustizia”. Difesa della Sea Watch e rispetto della magistratura, un colpo al cerchio e uno alla botte. Delrio è stato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti nel precedente governo e Salvini non si lascia sfuggire l’occasione: quello della comandante della Sea Watch è stato un “comportamento criminale che ha messo a rischio la vita dei militari della Guardia di Finanza. Ha fatto tutto questo con dei parlamentari a bordo tra cui l’ex ministro dei Trasporti: incredibile”. Oltre alla solidarietà alle forze dell’ordine e in particolare alle Fiamme gialle, dal Viminale si ricorda che in base al decreto Sicurezza bis scatteranno anche sequestro amministrativo e una sanzione da 20mila euro che potrebbe arrivare a 50mila se non venisse pagata entro i termini.

DOPO SEA WATCH, CHE SCELTE FARÀ SALVINI?

Sembra che due navi di Ong siano nel Mediterraneo e da oggi sanno che in Italia la conclusione è quella che abbiamo visto con la Sea Watch. Ciò non toglie che con ancora tanti mesi di bel tempo arrivi ce ne saranno sicuramente. L’attenzione mediatica sulla Sea Watch ha fatto gioco a Salvini che ora, invece, dovrà concentrarsi su temi più difficili e decidere se sostenere certe scelte di Luigi Di Maio o dare una sterzata: finora 42 migranti sembravano più importanti di Atlantia, Alitalia, Ilva, politica industriale, economia. Sono in ballo decine di migliaia di posti di lavoro che difficilmente potremmo ricollocare in Europa.

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