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Secondary Infektion, la maxi campagna di disinformazione (della Russia?) analizzata dal DfrLab

Una ‘information operation’ partita dalla Russia utilizzava account falsi, documenti falsi e dozzine di piattaforme online per diffondere storie che attaccavano gli interessi e l’unità occidentali. Ad analizzarla, in un approfondito report, è il Digital Forensic Research Lab, il laboratorio di digital forensic del think thank Usa Atlantic Council, che evidenzia come – per dimensioni e complessità – l’azione sarebbe stata condotta da un attore persistente, sofisticato e dotato di risorse adeguate, probabilmente nell’ambito dei servizi di intelligence.

L’ANALISI DEL DFRLAB

Secondo il gruppo di analisti guidati da Graham Brookie, uno dei tratti distintivi dell’operazione (che ricordava “Operation Infektion” dell’era sovietica, che accusava gli Stati Uniti di creare il virus dell’Aids) è la sua vastità, dal momento che ha interessato non solo social network facilmente ipotizzabili, come Facebook (che ha chiuso anche alcuni account associati, 16 per la precisione) e Twitter, ma anche piattaforme come Medium e Reddit, ma anche forum online. Il tutto in diversi Paesi e in molte lingue. Tuttavia l’impatto, nonostante lo sforzo enorme messo in campo, sarebbe stato modesto. Il DfrLab l’ha soprannominata “Secondary Infektion”, perché ha usato una tecnica simile all’operazione sopracitata, innestando false storie in punti diversi e lontani di Internet, prima di amplificarle con account social gestiti dalla Russia.

I CONTORNI DELL’OPERAZIONE

L’operazione, come detto, è andata molto oltre Facebook: si è concentrata su piattaforme Internet in tutto il mondo. Medium è stato un bersaglio particolarmente frequente, così come i forum online homment.com (con sede a Berlino) e indybay.org (con sede a San Francisco).
Gli articoli fake sono stati pubblicati in almeno sei lingue, tra le quali inglese, tedesco, spagnolo, francese, russo e ucraino.

dfrlab info

(fonte: @benimmo/DFRLab)

In diverse occasioni, inoltre, l’operazione ha impersonato persone reali che erano politicamente attive nei loro Paesi d’origine. Almeno due volte, nell’ambito dell’operazione sono stati pubblicati screenshot di tweet attribuiti a figure politiche di spicco: l’ex segretario alla Difesa britannico Gavin Williamson e il senatore americano Marco Rubio. Entrambi sono stati trattati con photoshopping.

I TEMI TRATTATI

Molte delle storie utilizzate in questa operazione di disinformazione, rileva il DfrLab, si sono concentrate su incidenti geopolitici nel ‘vicinato’ russo, interpretati dal punto di vista del Cremlino. Numerosi post hanno attaccato l’Ucraina e il suo governo filo-occidentale. Alcuni si sono concentrati su alleati di Mosca come il Venezuela e la Siria, mentre altri hanno preso di mira gli eventi politici in Paesi vicini come l’Armenia e l’Azerbaigian. Ma anche temi ‘classici’ della recente disinformazione russa come l’immigrazione e le elezioni al Parlamento europeo.

LE RAGIONI

Alcune delle storie, ha scoperto il collettivo di esperti, sarebbero state prodotte con calcolo per infiammare le tensioni tra alleati della Nato, specialmente Stati Uniti con Germania e Regno Unito. Altri sembravano progettati per alimentare l’odio razziale, religioso o politico, specialmente nell’Irlanda del Nord. Pochi post hanno, come detto, prodotto il risultato sperato, ma una storia anti-immigrati – fabbricata con prove false – è penetrata nell’estrema destra tedesca e continua a circolare online.

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