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Le sfide degli alleati su Russia, Turchia e Iran. Parla l’ambasciatrice Hutchinson

Per ora gli Stati Uniti pensano solo ad armi convenzionali (e non nucleari) per rispondere alle violazioni russe del trattato missilistico Inf. Sull’Iran, continua la massima pressione, ma con un occhio di riguardo per evitare che l’escalation passi al livello successivo. Poi, all’interno dell’Alleanza Atlantica, resta intricato il dossier turco, nella speranza che la situazioni si sblocchi con un colloquio diretto tra Trump ed Erdogan. Il quadro sulle questioni più scottanti per Washington è emerso dalle parole di Kay Bailey Hutchison, ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Nato, intervenuta in conferenza stampa per parlare della riunione tra i ministri della Difesa in corso a Bruxelles.

LA PRESSIONE USA

La diplomatica è tra i principali artefici della capacità che gli Stati Uniti hanno avuto negli ultimi due anni di portare la Nato ad abbracciare la loro linea su dossier di loro interesse, trasferendo questioni bilaterali a livello di organizzazione e aumentando così il loro peso specifico. È avvenuto in maniera evidente sul trattato Inf, che vincola in maniera esclusiva Washington e Mosca e che è ormai in cima alle priorità dell’Alleanza. Potrebbe accadere lo stesso sull’Iran, anche se per ora la Nato resta a guardare. Diversa la questione turca, visto che Ankara è tra i membri fondatori dell’Alleanza. Anche in questo caso, tuttavia, il segretario generale Jens Stoltenberg ha più volte evidenziato le forti preoccupazioni per l’acquisto dell’S-400. D’altronde, in gioco c’è l’unità interna della Nato, condita da problemi di interoperabilità di sistemi d’arma che non è proprio da sottovalutare.

LA QUESTIONE MISSILISTICA

“La Nato è molto unita nel richiamare la Russia al rispetto del Trattato Inf”, ha spiegato la Hutchison a margine della ministeriale di Bruxelles, pronta a ricevere il nuovo capo del Pentagono Mark Esper, scelto da Donald Trump dopo il ritiro di Patrick Shanahan. “Per cinque anni – ha aggiunto l’ambasciatore – abbiamo fatto notare al governo di Mosca che non rispettava l’accordo e che avevamo le prove delle sue violazioni; il tempo è maturato lo scorso autunno, quando gli Stati Uniti hanno affermato che non sarebbero più rimasti a osservare le mosse dei russi senza preparare una difesa”. A febbraio è dunque scattato l’ultimatum semestrale, vicino a scadere il prossimo agosto. “La Russia ha una possibilità, ancora una, per rientrare nei patti”, ha notato la Hutchison. Eppure, ha anche ricorcato, “il vice ministro degli Esteri russo Ryabkov ha detto recentemente che le possibilità perché si torni al rispetto del trattato sono molto limitare, per questo stiamo iniziando a prepararci per tale eventualità”. Viste le parole di ieri di Stoltenberg, lo sta facendo tutta l’Alleanza, al fine di “assicurare che non avremo una minaccia russa da qui in avanti”.

LA RISPOSTA ALLEATA

La risposta targata Nato è ancora in via di definizione. Eppure, ha notato l’ambasciatrice, quando è scattato l’ultimatum a febbraio, “abbiamo avviato attività di ricerca e sviluppo” sui sistemi in questione. Washington ha infatti sempre affermato che, nel rispetto dell’Inf, ha bloccato da anni ogni sviluppo relativo ai missili proibiti, nella fattispecie i missili terra-aria a raggio intermedio e capaci di trasportare testate nucleari. Se l’ultimatum scadrà senza una positiva risposta dei russi, l’ipotesi (che sembrava trasparire dalle parole dello stesso Stoltenberg) è che in Europa potrebbero essere dispiegati tali sistemi nell’ottica delle più tradizionale deterrenza. “Tutte le opzioni sono sul tavolo, ad eccezione del fatto che stiamo pensato a sistemi convenzionali”, ha però rassicurato la Hutchison. Oltre a questi, “non ci sono stati test o decisioni definitive su quale tipo di difesa ci prepareremo”.

INTERVENTO NATO SULL’IRAN?

Per ora resta fuori dal tavolo Nato il dossier iraniano, sebbene le preoccupazioni per un’escalation siano condivisi da praticamente tutti i membri. Preoccupazioni che potrebbero spingere la diplomazia americana a premere affinché la questione rientri nei consessi di Bruxelles. “Non credo che l’Alleanza stia valutando di essere parte degli sforzi che gli Stati Uniti stanno intraprendendo in questo momento – ha infatti detto l’ambasciatrice Usa – ma i nostri alleati saranno certamente consultati, avvisati e tenuti al nostro fianco nella situazione”. D’altra parte, ha aggiunto, “è interesse di tutti che ci sia libertà di passaggio nello Stretto di Hormuz”. In più, “le prime due navi che sono state attaccate erano di proprietà di un alleato della Nato e di un partner dell’Alleanza; siamo quindi in costante consultazioni e cerchiamo di essere buoni gestori di diplomazia; e questo continuerà”.

IL DOSSIER TURCO

Potrebbe essere più complesso il dossier turco, con il sistema missilistico russo S-400 ormai in consegna imminente per le Forze armate di Ankara. La linea Usa è sempre la stessa: “È importante che non ci sia un sistema russo nel mezzo della nostra Alleanza che incida sull’interoperabilità dei nostri sistemi di difesa”. I contatti con la diplomazia turca continuano, ma l’impressione è che il dossier possa sbloccarsi solo con un colloqui diretto tra i due presidenti, magari già al G20 in Giappone. In ogni caso, se l’S-400 arriverà, “ci sarà un’estromissione dall’F-35”. D’altra parte, ha affermato la Hutchison, “il programma non può essere influenzato o destabilizzato in alcun modo dalla presenza del sistema russo nell’Alleanza”.

VERSO LE GUERRE SPAZIALI

Infine, approda nell’Alleanza Atlantica anche la linea Usa sulla militarizzazione dello Spazio. Dalla conferenza stampa di Stoltenberg sono arrivate anticipazioni per la nuova Space policy della Nato, su cui Washington ha premuto parecchio anche in virtù della prossima istituzione della US Space Force voluta da Trump, anche se tra Congresso e Pentagono si stanno ancora definendo i dettagli. “Sicuramente – ha spiegato l’ambasciatrice Usa – stiamo notando sempre più attività e capacità di difesa che si accumulano nello spazio; gli Stati Uniti vogliono essere pronti, preparati e in grado di vedere cosa c’è là fuori e valutare il rischio e, dunque, essere capaci di difendersi da esso”. Da questo punto di vista, ha detto concludendo, “la Nato sarebbe naturalmente un prezioso alleato”.

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