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Quella strana aggressione del caccia russo al Poseidon americano nei cieli del Mediterraneo

Un caccia russo ha intercettato ieri, per tre volte in meno di tre ore, un aereo statunitense che volava nello spazio aereo internazionale sopra un’area non specificata del Mar Mediterraneo, secondo le dichiarazioni ufficiali della Sesta Flotta americana (quella che ha sede a Napoli e si occupa di coprire il quadrante).

L’INTERCETTAZIONE

“Il 4 giugno 2019, un aereo P-8A Poseidon degli Stati Uniti (un pattugliatore marittimo disarmato, ndr) che volava nello spazio aereo internazionale sul Mar Mediterraneo è stato intercettato da un SU-35 russo (un caccia da supremazia aerea, ndr) per tre volte nel corso di 175 minuti”, scrive il comunicato ufficiale del comando americano. La seconda delle tre interazioni – continua la USS 6th Fleet – “è stata giudicata pericolosa” perché il caccia russo “ha condotto un passaggio ad alta velocità direttamente davanti all’aereo [americano] in missione, il che ha messo a rischio i nostri piloti e l’equipaggio”.

MANOVRA “IRRESPONSABILE”

Secondo i militari statunitensi il Poseidon ha operato nel rispetto degli standard internazionali e “non ha provocato questa attività russa”. “Mentre l’aereo russo operava nello spazio aereo internazionale, questa interazione era irresponsabile: ci aspettiamo che si comportino all’interno di standard internazionali volti a garantire la sicurezza e prevenire gli incidenti”, chiosa il comunicato, aggiungendo che “azioni pericolose aumentano il rischio di errori di calcolo e potenziali rischi di collisioni in aria”.

OPERAZIONI QUASI DI ROUTINE

In generale questo genere di incontri in cielo non è così straordinario. Per esempio, il mese scorso, due F-22 americani (caccia stealth, top della gamma dell’Air Force) hanno intercettato quattro bombardieri russi e due SU-35 nello spazio aereo internazionale al largo della costa dell’Alaska. L’area artica è quella più battuta da questo genere di attività russe: missioni di disturbo muscolari, per il Pentagono a volte si è trattato di vere e proprie simulazioni di penetrazione per attacco. Solitamente però il Mediterraneo è escluso da questo genere di attività.

IL QUADRANTE MEDITERRANEO

Sul bacino però c’è un rinnovato interessamento americano – frutto delle evoluzioni del quadrante orientale, dove sono state scoperte diverse riserve energetiche di cui la Russia soffre la concorrenza – e Mosca si muove. Ma non solo. Il caccia è probabilmente decollato dalla base siriana di Khmeimim: situata nella regione mediterranea di Latakia, centro del potere del regime, è la principale installazione tattico-strategica russa in Siria, insieme al porto di Tartus. Prove circostanziali che possono far pensare che la Siria, o quel tratto di mare, potessero essere l’oggetto del pattugliamento americano che ha fatto scattare la risposta russa.

LA SIRIA, SEMPRE LA SIRIA

In questi giorni Khmeimim fa da coordinamento alle attività che i governativi conducono su Idlib, dove i ribelli sono stati rinchiusi in una sorta di riserva di caccia esfiltrati da battaglie precedenti con garanzie di sicurezza, e ora – insieme a migliaia di civili – sono invece sotto attacco. Pochi giorni fa, il presidente americano Donald Trump aveva chiesto di fermare i bombardamenti (che stanno producendo diverse vittime civili), ma gli alleati russo-iraniani del rais Bashar el Assad stanno ignorando l’avvertimento.

(Foto: Wikipedia, un Su-35 russo)



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