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Tria fa l’ottimista, ora la procedura si può evitare. Ma…

Chiudere il cerchio prima che sia troppo tardi. Prima di quel 9 luglio, giorno in cui i ministri dell’Economia dell’Eurozona si riuniranno per decidere se mandare avanti la macchina della procedura di infrazione o meno. Quel giorno l’Italia, che si è appena aggiudicata le Olimpiadi invernali 2026, capirà se la strategia messa a punto dal governo in materia di conti pubblici è stata altrettanto convincente. Quello che sembra di capire è che l’ottimismo non manca, almeno a sentire il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenuto questa mattina al convegno annuale di Villa Mondragone. Un ottimismo contagioso visto che lo stesso entusiasmo dimostrato da Tria ha immediatamente trovato la sponda di Confindustria, che negli ultimi mesi non si è fatta mancare momenti di scetticismo verso l’esecutivo.

ASSESTAMENTO IN VISTA

Domani sera il Consiglio dei ministri esaminerà il cosiddetto assestamento di bilancio, quella manovra di aggiustamento dei saldi che consente allo Stato di contabilizzare maggiori incassi, come i dividendi delle partecipate. Tria è sicuro, basterà. Se non altro a portare il nostro deficit al 2,1%, in zona sicurezza. “L’Europa non ha chiesto nulla, l’assestamento va fatto entro il 30 giugno e ogni anno si approva per legge e lì vedremo, dopo il controllo che sta facendo la Corte dei Conti, che la nostra politica ci porta in modo naturale entro livelli di deficit sostenibili, senza bisogno di ulteriori tagli“. L’Italia a questo punto conta su “maggiori entrate e maggiori risparmi, dalle spese per reddito di cittadinanza e quota 100: se sono risparmi vanno a bilancio, sono fondi che non saranno utilizzati. Stiamo vedendo come dimostrare all’Europa che questi risparmi ci sono”.

L’ITALIA CI CREDE

Su queste basi, è lecito sperare in una buona riuscita dell’operazione. “Io non vedo ostacoli per un accordo con la Commissione europea. Per un’economia a crescita zero – ha spiegato Tria, il target di deficit al 2,1% per l’anno in corso rappresenta una politica fiscale più che prudente e stiamo andando verso questo livello di deficit grazie a una gestione delle finanze pubbliche prudente anche se stiamo attuando le politiche sociali programmate con l’ultima legge di bilancio”. Naturalmente, l’architettura allestita da Tria non dovrà subire scossoni di sorta, altrimenti il fragile castello potrebbe crollare. Bruxelles, per esempio, è contraria a una flat tax di stampo leghista (e che Di Maio di concerto con Salvini vorrebbe coprire a deficit) e decisamente ostile ai mini-Bot, che invece il vicepremier Matteo Salvini vorrebbe riproporre.

“Per il futuro”, ha aggiunto Tria, “l’idea  è quella di tenere il deficit basso e continuare con l’obiettivo di diminuzione del debito non attraverso l’innalzamento delle tasse, ma attraverso più basse spese correnti: questo è il nostro impegno verso il Parlamento e stiamo lavorando per soddisfare questo mandato con la prossima legge di bilancio. L’aumento Iva fa parte dell’attuale legge dello Stato, ma stiamo lavorando per evitarlo. Il Parlamento ha approvato questo“.

CONFINDUSTRIA TIFA TRIA

Un tifo importante, su cui Tria può contare, è quello del mondo industriale, che non vuole e non accetta l’idea di una bastonata europea all’Italia, seconda manifattura dell’Eurozona. “Le parole del ministro Tria mettono fiducia non solo ai mercati ma anche a noi italiani”, ha chiarito il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. “Però, ricordiamolo bene, il debito pubblico è una questione italiana non europea: non è nell’interesse del Paese subire una procedura di infrazione che sappiamo quello che comporta”.

 

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