Washington chiama Francoforte, e alza la voce. Non sono andate giù al presidente degli Stati Uniti Donald Trump le parole di Mario Draghi. Dal Sintra, in Portogallo, il governatore uscente della Bce ha promesso che il programma di acquisto di asset, il Quantitative Easing (Qe), avrà ancora “spazio considerevole”, specie se, come sembra, l’inflazione Ue rimarrà al di sotto degli obiettivi. La reazione di Pennsylvania Avenue non si è fatta attendere. Su twitter Trump ha messo Cina e Ue sullo stesso piano, perché con un nuovo stimolo per Bruxelles sarà “scorrettamente più facile competere con gli Usa”. “È un attacco senza precedenti – commenta sdegnato ai microfoni di Formiche.net Alan Friedman, giornalista e saggista – Trump vuole indebolire l’Ue, qualcuno dovrebbe dirlo a Matteo Salvini”.
Le parole di Draghi hanno già fatto discutere. Va preso sul serio?
Capisco che qualcuno ponga giustamente il problema dei limiti al potere della Banca centrale e dubiti dell’efficacia di questi strumenti. Io credo però che Draghi faccia sul serio. Vuole tagliare i tassi di interesse, usare il quantitative easing e addirittura assicurare una politica monetaria che sopravviva alla scadenza del suo mandato il 31 ottobre.
Un regalo all’Italia?
Senz’altro diventa un regalo anche per il governo gialloverde, anche se non è questo il suo intento. Dovremmo tutti essergli grati. Con poche parole ha messo ko lo spread regalando un po’ di ossigeno all’Italia. Chiamiamolo bazooka o bazookino, poco importa. Conta solo sapere che la Bce ha ancora strumenti per sostenere la crescita e non lasciare ferma l’inflazione all’1.2%.
Per Trump l’annuncio di Draghi è “scorretto”.
L’attacco di Trump contro Draghi non solo è feroce e immeritato, ma è anche senza precedenti. Non era mai successo nella storia moderna che un presidente americano attaccasse il presidente della Bce accusandolo di manipolare la valuta e fare concorrenza sleale come i cinesi.
Perché esporsi così?
Teme che l’euro si indebolisca contro il dollaro. Domani il comitato monetario della Federal Reserve deve decidere se tagliare i tassi o meno. Trump sta cercando di metterlo sotto pressione con un’ingerenza inaccettabile che va contro tutte le regole e indebolisce i mercati. Il suo fine ultimo è indebolire l’Europa. Qualcuno dovrebbe dirlo a Matteo Salvini.
Che è appena tornato da Washington. E sembra sicuro di avere il supporto degli americani nelle negoziazioni con Bruxelles.
Non ha alcun senso pensarlo. Come ho detto, Trump si interessa di Europa solo per indebolirla. Lui attacca Draghi, Salvini attacca la Commissione Europea, Vladimir Putin attacca l’Ue appena ne ha occasione. Mi sembra che su questo si sia creato un fronte comune.
Che bilancio fare della sua due giorni negli States?
Come prevedibile Salvini ha voluto usare la sua visita a Washington come trampolino per la sua immagine pubblica. Da quando è partito a quando è atterrato non ha fatto altro che lodare la riforma fiscale di Trump, ha perfino incontrato Grover Norquist, un politico di estrema destra che ha lavorato con Ronald Reagan al taglio delle imposte. Peccato che fra quel ha fatto Trump in America e quel che vuole fare Salvini in Italia c’è una bella differenza. La sua è solo demagogia, non ci sarà nessuna flat tax.