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Un russo su dieci ha subito violenze dalla polizia. Il sondaggio shock

Secondo un sondaggio del Levada Center il dieci per cento dei cittadini russi ha dichiarato di aver subito violenze dalle forze dell’ordine. I dati raccolti dall’organizzazione statistico-sociologica indipendente russa sono parte di uno studio richiesto dalla Committee Against Torture (CAT); è il corpo di dieci esperti indipendenti che monitora l’attuazione della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti da parte degli Stati, ed è interno all’ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite.

IL PRECEDENTE

Già nel 2018, un’analisi investigativa condotta dall’Onu aveva porto l’organizzazione a chiedere al Cremlino di fermare le “torture frequenti” usate dalla polizia come metodo sui detenuti e spesso sulle persone arrestate per ottenere informazioni. Vicende che a volte avevano anche portato alla morte. Tre quarti di chi ha affermato di essere stato torturato al Levada quest’anno ha detto che le forze dell’ordine hanno usato la violenza per umiliarlo e/o intimidirlo. Secondo la metà dei torturati le aggressioni subite sono servite a estorcere una loro confessione; un terzo crede che siano state una sorta di atto punitivo.

L’USO DELLA VIOLENZA

I risultati offrono “prove spaventose che le forze dell’ordine usano la violenza e la usano spesso”, dicono gli analisti del Levada. Come ricorda il Moscow Times, un giornale che mette spesso in luce le dinamiche oscure del putinismo, “le forze dell’ordine russe sono state colpite da diversi scandali a proposito di torture, con vittime tra le persone LGBT in Cecenia, testimoni di Geova e carcerati“. Nel sondaggio c’è anche un dato spaventoso: secondo il 40 per cento degli intervistati, la tortura è un atto lecito, perché altrimenti la polizia avrebbe più difficoltà a trovare i colpevoli.

LO STUDIO PUBBLICATO OGGI

Lo studio è stato condotto a inizio anno in tutte le province federate russe, ma è stato pubblicato oggi, Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura. È uno dei vari spaccati sulla Russia che racconta come il paese si comporti da gigante geopolitico, lanciato su tutti i dossier internazionali, ma abbia internamente standard sui diritti (da quelli civili a quelli umani) nettamente sotto la soglia richiesta da un paese sviluppato.

IL TEMA “TORTURE” AL G20

Quello delle procedure eccessivamente severe adottate dalle forze dell’ordine è un tema di fondo che accompagnerà – silente – anche gli incontri del G20 che inizierà nei prossimi giorni a Osaka, perché è uno dei campi intoccabili secondo diversi governi. La Cina per esempio, che sta addirittura usando metodi di polizia predittiva basati su dati incrociati da sistemi di intelligenza artificiale: più volte denunciati, Pechino ha sempre risposto duramente a chi intralciava le proprie dinamiche interne. O l’Arabia Saudita, o la Turchia e in fondo gli stessi Stati Uniti, che da una parte sono il campione della tutela dei diritti democratici, ma spesso sono colpiti da episodi in cui la polizia compie atti violenti ingiustificati.

(Foto: kremlin.ru, il presidente Putin in visita al Primo reggimento della polizia di Mosca, marzo 2019)

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