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Fra Turchia ed Usa la rottura è possibile ma la Nato… Parla l’ambasciatore Stefanini

Se si dovesse riassumere la situazione fra Stati Uniti e Turchia sulla questione F35, questa potrebbe essere “rassegnazione”. La frattura fra Washington e Ankara non solo non sembra ricomporsi, potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. Dopo la notizia dell’esclusione dei piloti turchi che dal programma di addestramento dei caccia americani di ultima generazione, adesso circola la notizia che gli Usa si preparano a eliminare i fornitori turchi a inizio 2020. La causa del contrasto, è la decisione di Ankara di dotarsi di un sistema missilistico di difesa S-400 di fabbricazione russa. Nonostante gli ultimatum americani, militari della Mezzaluna si trovano già a Mosca per l’addestramento e l’invio dei vettori dovrebbe iniziare fra due mesi. La Nato, potrebbe quindi trovarsi a gestire una situazione inedita, difficile, con un Paese che rappresenta il suo secondo esercito numerico, ma che da anni intraprende una politica estera, ora anche militare autonoma, e dove gli equilibri, anche dentro lo Stato Maggiore, sono cambiati in modo considerevole dopo il fallito golpe del 2016, lasciando ruoli chiave all’interno delle Forze Armate in mano a generali anti Nato.

Formiche.net ha chiesto all’ambasciatore Stefano Stefanini un commento su come potrebbe evolvere la situazione e sul futuro della Turchia nell’Alleanza Atlantica.

Ambasciatore, la crisi fra Stati Uniti e Turchia non accenna a diminuire. È possibile prevedere come evolverà?

Mi pare che stia evolvendo in maniera quasi meccanica e l’esito è praticamente scontato. Gli americani prenderanno tutti i provvedimenti necessari per escludere la Turchia dal programma F35. Tutto questo, a meno che Ankara non rinunci all’acquisto degli S-400 russi. C’è un aspetto importante da sottolineare, in questa vicenda. A differenza di altre situazioni, la posizione americana è quanto mai compatta, non si tratta solo dell’amministrazione Trump, anche i democratici hanno le stesse vedute sull’argomento.

Fin qui abbiamo parlato del rapporto Stati Uniti Turchia. Che riflesso avrà la questione F35 sulla Nato?

Si tratta di una situazione che non si è mai verificata nel passato, non ci sono esempi a cui fare riferimento. La Nato fino a questo momento ha cercato di tenersi fuori dalla vicenda per quanto possibile, ma di fatto si sta venendo a creare una situazione di incompatibilità fra sistemi di armamenti. Posso dire con certezza, che in ogni caso la Nato attiverà tutte le misure necessarie perché non ci siano conseguenze dal punto di vista della sicurezza militare, che potrebbero essere determinate dalla presenza di S-400, tecnici russi e sistemi di comunicazione.

Ankara da anni attua una politica estera sempre più autonoma. A voler essere maligni sembra ce la stia mettendo tutta per fare saltare i nervi a Bruxelles…

Quali possano essere le conseguenze della Turchia nella Nato è difficile da dire. L’Alleanza Atlantica non ha procedure di infrazione e ha dimostrato di saper tollerare anche situazioni di centrismo politico. Probabilmente, gli Stati membri faranno il possibile per compartimentalizzare e minimizzare il problema. Si tratta di una storia senza copione, ma è difficile vedere una Turchia senza la Nato o una Nato senza la Turchia. Ma anche su questa questione degli S-400 e degli F35, non sarà la Nato a strappare la corda.

C’è però il problema dei rapporti fra Turchia e Stati Uniti…

Vedremo come Ankara cercherà di reagire alle mosse di Washington. Temo però che non si sia tenuto conto del fatto che i suoi margini di manovra sono inferiori a quelli che può avere per esempio con l’Unione Europea. Di certo, la possibile esclusione dei fornitori turchi dal programma F35 è un colpo molto duro per l’industria nazionale, che dal programma si aspettava ritorni non indifferenti. Ci possono poi essere sanzioni o altre conseguenze economiche.


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