Si rafforzano gli storici legami politici e militari tra Stati Uniti e Polonia. Oggi, nel corso di un incontro tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo polacco Andrzej Duda alla Casa Bianca, Washington annuncerà alcune significative misure volte a incrementare le relazioni tra i due Paesi.
I PIANI DEL PENTAGONO
Innanzitutto, il Pentagono sta pianificando di schierare altri mille soldati statunitensi in Polonia, con forze ulteriori che dovranno svolgere compiti di natura logistica. Non bisogna dimenticare che sul territorio polacco attualmente sia già stanziato a rotazione un contingente americano di quattromila soldati: una presenza che risale ai tempi dell’annessione russa della Crimea, avvenuta nel 2014. Una presenza che, stando a quanto riporta la testata statunitense The Hill, Varsavia ha nei mesi scorsi pregato di incrementare, proprio in un’ottica difensiva rispetto al Cremlino. In particolare, la Polonia avrebbe chiesto agli americani una brigata permanente, oltre a una base da installare nel proprio territorio: base – battezzata ironicamente da Duda “Fort Trump” – per cui Varsavia si è detta disposta a pagare due miliardi di dollari. Per quanto la realizzazione di questa struttura resti al momento soltanto un’eventualità, l’aumento delle truppe statunitensi sul territorio polacco sembrerebbe ormai cosa certa. Senza poi trascurare che Varsavia abbia anche inviato una lettera ufficiale per richiedere l’acquisto dell’F-35 Joint Strike Fighter: richiesta che risulterebbe attualmente al vaglio del Dipartimento di Stato americano.
USA-POLONIA, UN OTTIMO RAPPORTO
Trump, dal canto suo, ha sempre intrattenuto un ottimo rapporto con Varsavia, avendola tra l’altro più volte elogiata per l’impegno economico profuso a favore della Nato. Adesso, con le ultime mosse approntate dalla Polonia, sembrerebbe che gli Stati Uniti stiano progressivamente ripristinando la vecchia alleanza di ferro tra i due Paesi. Se ai tempi di George W. Bush i legami erano infatti piuttosto stretti, con Barack Obama avevano finito con l’allentarsi. Oggi, Trump mira invece a ricostituirli e a fare, forse, di Varsavia uno dei centri gravitazionali attorno a cui far ruotare l’alleanza atlantica. L’interesse strategico-militare americano, insomma, sembra spostarsi sempre più verso Est. E questo è chiaro per una serie di ragioni. Trump critica da tempo quello che considera un contributo economico troppo scarso alla Nato da parte di Germania e Francia: un elemento che ha portato, tra l’altro, l’inquilino della Casa Bianca a bocciare la proposta di un esercito europeo avanzata dal presidente francese, Emmanuel Macron.
I RAPPORTI CON L’ITALIA
In secondo luogo, anche con l’Italia si registra qualche attrito. Al di là della questione dei contributi alle spese dell’alleanza atlantica, le lungaggini e i tentennamenti che da tempo caratterizzano Roma sulla questione dell’acquisto degli F-35 hanno provocato una certa irritazione dalle parti di Washington, che rischia quindi di spostare altrove la propria attenzione (e benevolenza). Si tratta di una questione cruciale per il nostro Paese: una questione che potrebbe essere affrontata nel corso del viaggio che il ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, sta organizzando a Washington nei prossimi giorni. La Lega sta infatti cercando una sponda negli Stati Uniti, mentre – nel settore della Difesa – cresce la sua insofferenza verso il ministro Elisabetta Trenta, che ha sempre mostrato un certo atteggiamento scettico verso il tema degli F-35.
LE RIPERCUSSIONI SUI PAESI DEL GRUPPO DI VESEGRAD
Ma l’Europa occidentale rappresenta solo un lato della faccenda. Questo profondo riavvicinamento tra Stati Uniti e Polonia potrebbe infatti produrre delle ripercussioni anche nei Paesi appartenenti al Gruppo di Visegrad. Se gli Stati del blocco condividono una forte simpatia per Donald Trump, altrettanto non si può dire in riferimento ai rapporti con Vladimir Putin. Come abbiamo visto, Varsavia auspica un maggior coinvolgimento militare statunitense sul proprio territorio principalmente in funzione antirussa. Tutto questo, mentre il premier ungherese, Viktor Orban, intrattiene al contrario relazioni particolarmente cordiali con il Cremlino. Una complessità di fondo che, in fin dei conti, chiama direttamente in causa la stessa Casa Bianca. Non è un mistero che, da tempo, Trump auspichi una distensione nei confronti della Russia. Una volontà che il presidente americano ha recentemente ribadito, nonostante alcuni dossier divisivi sul tavolo (dal Venezuela all’Iran). Bisognerà quindi capire se il magnate sceglierà di proseguire su questa strada e – in caso – come possa eventualmente far digerire una simile svolta proprio alla Polonia (oltre che alla stessa Nato).