“L’interesse strategico per cui Xi Jinping s’è mosso a Pyongyang, per la prima volta dopo quattordici anni e dopo quattro incontri che avevano portato Kim Jong-un in Cina, non è semplicemente rinsaldare le relazioni tra i due Paesi” dice a Formiche.net Francesca Frassineti, analista dell’Asia Center dell’Ispi. Piuttosto, secondo la ricercatrice italiana, il messaggio che Xi sta mandando è rivolto agli Stati Uniti.
Dietro al timing va distinta la narrativa dai contenuti, dunque. “Come sappiamo, ufficialmente Xi si è recato a Pyongyang per celebrare i settant’anni di relazioni diplomatiche ufficiali con la Corea del Nord, ma è una ricorrenza che la Repubblica popolare cinese, nata nel 1949, condivide con molti altri Paesi”, dice Frassineti. Xi sta utilizzando la ricorrenza anche come via per muovere linee di politica internazionale, con un’attenzione particolare rivolta ai suoi partner regionali: nelle ultime settimane il presidente cinese ha partecipato a importanti incontri con la Russia (era presente al Forum economico di San Pietroburgo, uno degli appuntamenti centrali del putinismo globale, e avuto un faccia a faccia con Vladimir Putin), e preso parte al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, dove ha tenuto bilaterali con diversi Paesi. L’obiettivo di Pechino è creare un un sistema che sappia garantire stabilità regionale come substrato per spingere lo sviluppo della Cina e trasformarla in potenza economica e strategica globale.
“Il 25 giugno cadono anche i sessant’anni dall’inizio della Guerra di Corea, in cui i nordcoreani furono aiutati fin dall’inizio da circa un milione di volontari mandati da Pechino”, aggiunge Frassineti. Però, spiega l’analista, “tutto questo, per quanto la parola che sta circolando a livello internazionale per descrivere l’incontro sia “trust” (fiducia, ndr), ci dà una chiave di lettura non corretta della situazione”.
Perché? “Sappiamo che la leadership cinese, da quando Xi si è insediato, in realtà è profondamente scontenta e insofferente per la condotta bellicosa che Kim ha tenuto fino a un anno fa. Sappiamo che la strategia cinese è quella di scoraggiare la Corea del Nord dal dotarsi di un’arma nucleare, perché tutta questa aggressività accende i riflettori della Comunità internazionale, e dunque degli Stati Uniti, in un’area da cui invece Pechino vuol tenere lontana Washington”.
“Questo scollamento è diventato estremamente visibile con l’era Xi, e dunque l’interesso strategico di questa visita diventa quello di lanciare un messaggio agli Stati Uniti. Ossia: rafforzare la posizione da protagonista della Cina nei colloqui per la denuclearizzazione della Penisola coreana, e contemporaneamente, cosa che è molto importante all’interno della guerra commerciale con gli Usa in un momento in cui Pechino si trova in una posizione debole, ottenere dal colloquio con Kim un leverage da poi presentare a Donald Trump. Tutto in vista della riunione del G20 a fine mese, anche se non si sa ancora se i due si incontreranno a margine del meeting di Osaka”.
È anche un gioco di anticipo, dunque? “Certamente. Per il presidente cinese è importante vedere il leader nordcoreano adesso, prima di recarsi alla riunione internazionale in Giappone, e prima che Trump, di ritorno, faccia tappa a Seul per una visita al presidente Moon Jae-in“, che è stato il motore d’innesco della fase negoziale ancora in corso e che Xi intende spostare dallo stallo. “È molto importante analizzare l’editoriale che Xi ha firmato, anche se non con il suo nome reale, sul Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime nordcoreano”.
Il presidente cinese è solito anticipare le sue visite con un op-ed programmatico da far pubblicare sui media principali del Paese che lo ospita. Cosa scrive il presidente cinese? “Xi ha scritto che il Nord è sulla strada giusta, riconosce gli sforzi fatti dal regime e manifesta il sostegno cinese alla denuclearizzazione della penisola, ai negoziati insomma, perché tutto questo è necessario quanto meno al mantenimento dello status quo, e funzionale a preservare gli interessi nazionali cinesi”.
E sul lato di Kim? Qual è l’obiettivo dell’incontro con Xi? “Kim – spiega Frassineti – sa di essere una pedina in questa competizione tra Cina e Stati Uniti, ma allo stesso tempo cerca di sfruttare l’avvicinamento con Pechino a suo vantaggio” e l’obiettivo del leader nordcoreano è quello dell’alleggerimento dal giogo sanzionatorio. “Certo – aggiunge l’analista – la Cina non potrà chiudere la visita dichiarando il sostegno alla cooperazione con Pyongyang, almeno ufficialmente, perché altrimenti violerebbe le sanzioni internazionali che colpiscono quasi tutti i settori dell’economia nordcoreana. Potrà sostenere per esempio il turismo, l’ambito umanitario, scambi al confine, ma quello che è importante ricordare è che in sede di Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite Pechino ha un peso. Per esempio, martedì, Cina e Russia hanno rallentato la risoluzione con cui gli Stati Uniti volevano punire ulteriormente il Nord per il superamento del tetto massimo consentito di importazione di prodotti petroliferi annuali. Cina e Russia sulla partita nordcoreana giocano nella stessa squadra”.