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Gli italiani devono tornare a comprare titoli di Stato. Parla Zennaro (M5S)

La procedura di infrazione si può evitare e comunque se siamo arrivati a questo non è certo colpa del governo gialloverde, semmai del Pd. I mini-Bot? Strumenti come altri, non sono opera del Diavolo, il vero problema è pagare alle aziende i crediti vantati verso la Pa. C’è un po’ tutto questo in questa intervista ad Antonio Zennaro, deputato del Movimento Cinque Stelle e membro della commissioni Finanze e Bilancio, che a Formiche.net spiega come e perché l’Italia non è un Paese bollito come qualcuno crede, ma ancora cartucce da sparare.

Dal vertice di Palazzo Chigi è uscita una verità: tagliare le tasse è la priorità del governo, anche a costo di farlo in deficit: è consapevole del fatto che l’Europa, che ci ha appena aperto una procedura di infrazione, potrebbe mettersi di traverso ancora una volta?

La procedura di infrazione riguarderebbe la dinamica crescente del debito tra 2017 e 2018, con la guida di Gentiloni. Ma il tema vero è un altro, le politiche di austerità hanno fallito su tutta la linea, anche nel ridurre il rapporto debito/Pil, che invece è esploso proprio durante il governo Monti (dal 116,5% del 2011 al 129% del 2013). Negli anni successivi il Pd ha seguito i diktat europei e il rapporto debito/Pil è aumentato ancora fin sopra il 132% del 2018. E comunque, come già accaduto in precedenza, anche questa volta sarà possibile trovare un accordo con l’Europa.

Ciò non toglie che questo Paese ha un grande problema: non cresce. Se facessimo del Pil non staremmo qui a parlare di deficit, procedure, spread. Nessuno di noi è un mago, ma come è possibile tornare a crescere in un orizzonte di 8-10 mesi?

Decreto Sblocca Cantieri e decreto Crescita hanno come obiettivo primario la ripartenza del Pil, attraverso una riduzione della burocrazia e l’abbassamento della pressione fiscale verso le imprese. Un altro aspetto critico è l’accesso al credito per le Pmi. Grazie alla riforma del fondo di garanzia, ad esempio, le imprese potranno accedere a finanziamenti bancari con più facilità.

E poi?

Un tema centrale è anche l’innovazione, nel 2018 la spesa in ricerca e sviluppo è lievemente diminuita in rapporto al Pil e risulta pari all’1,5 per cento, circa la metà di Germania e Francia. Sia grazie alla Legge di Bilancio sia al decreto Crescita vengono incentivati gli investimenti proprio nel settore del Venture Capital, un settore fondamentale per la nostra economia, per iniziare a ridurre il gap tecnologico verso le realtà più avanzate.

Zennaro in questi giorni si è molto parlato dei mini-bot. L’Europa è contraria, Draghi è contrario, in molti lo sono anche in Italia. Si dice che sia debito costruito su altro debito. Lei che ne pensa?

I mini-Bot sono uno strumento come tanti altri, il problema vero sono i ritardi da parte dello Stato e degli enti locali nel pagamento dei fornitori, così come la diminuzione di stock di titoli di Stato in mano ai risparmiatori privati italiani: nel 2007 era pari al 19,8%, nel 2018 al 6,1%. Dal Mef mi aspetterei delle soluzioni sia per intervenire sui ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni, ma anche sul tema della lotta alla speculazione finanziaria. Nella prossima legge di Bilancio si dovrà pensare a strumenti per incentivare i risparmiatori ad investire nei titoli di Stato.

Ne ha in mente uno?

Introdurre meccanismi di sostegno fiscale per mantenere i titoli sino a scadenza (sul modello dei Pir), potrebbe essere un’idea…

Una delle battaglie del Movimento è il salario minimo. Il che però rappresenta una maggiorazione di spesa per le aziende, le quali in cambio chiederebbero una riduzione delle tasse. Come far funzionare il gioco senza squlibri?

In Italia oltre 2,2 milioni di famiglie si trovano a rischio povertà nonostante almeno un componente sia occupato. Molti mestieri, spesso faticosi e logoranti, sono retribuiti in modo inadeguato, al di sotto della soglia di dignità, anche per colpa di un dumping sia fiscale che salariale, frutto di un processo non controllato di globalizzazione. Anche a livello europeo, ad esempio, le asimmetrie fiscali producono meccanismi di concorrenza sleale verso le nostre imprese, che per rimanere sul mercato sono costrette ad agire sull’unica leva a disposizione, ovvero quella salariale. Questo per dire che stipendi equi per i lavoratori vanno di pari passo anche un fisco giusto per le nostre imprese.

Torniamo ai nostri conti. I mercati sembrano essersi tranquillizzati nelle ultime settimane. Ma si sa, mai abbassare la guardia. Ci dobbiamo aspettare tempeste nei prossimi mesi?

L’euro è unione monetaria incompleta, fintantoché la Bce non diventerà prestatore di ultima istanza saremo sempre soggetti a turbolenze finanziarie. Certamente le dichiarazioni di alcuni esponenti della Commissione (europea, ndr) non hanno aiutato a rasserenare il clima. Spesso ce lo dimentichiamo (e se lo dimenticano a Bruxelles), ma l’Italia è una delle prime economie del mondo, contributore netto dell’Ue, siamo in costante avanzo primario e abbiamo l’area più industrializzata d’Europa (da Mestre a Torino).

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