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Così l’Argentina combatte Hezbollah (non da sola)

Il presidente dell’Argentina, Mauricio Macri, ha firmato un decreto ideato con l’obiettivo di dichiarare Hezbollah come organizzazione terroristica, già responsabile di due attentati nel Paese sudamericano. Secondo il capo della Casa Rosada, il gruppo libanese opera in Argentina e mette a rischio la sicurezza nazionale e l’ordine finanziario ed economico.

Per questo, come prima misura preventiva, il giorno dopo l’approvazione del decreto l’Unità di Informazione Finanziaria argentina (Uif) ha ordinato il congelamento dei conti dei membri di Hezbollah. Questa è la prima designazione di Hezbollah come gruppo terroristico da parte di un Paese dell’America latina, e probabilmente non sarà l’unica.

“Ad oggi, Hezbollah continua a rappresentare una minaccia e un problema per la sicurezza nazionale e l’integrità dell’ordine economico finanziario della Repubblica argentina”, ha spiegato in un comunicato l’Uif. L’anno scorso l’Argentina ha congelato i beni di 14 membri del clan Barakat, una famiglia che le autorità argentine considerano molto vicino a Hezbollah.

LE PAROLE DI MACRI

Lo Stato argentino dà responsabilità all’Iran e Hezbollah per il massacro all’Associazione mutualità israelita argentina (Amia) il 18 luglio del 1994, che procurò 85 morti, e considera che sia stato coinvolto anche durante l’attacco all’Ambasciata israeliana a Buenos Aires nel 1992, dove 29 persone sono rimaste uccise.

Ieri, durante la presentazione del libro “Justicia Perseguirás” sull’attentato all’Amia, il presidente Macri ha ricordato che l’attacco “è stato un colpo per il Paese e per tutti gli argentini. Tutta una generazione di argentini vuole sapere la verità e sono impegnati per questo”.

Ma la dichiarazione di Hezbollah come organizzazione terroristica non è sufficiente per il presidente Macri: “Continueremo a fare in modo che gli accusati per questi fatti siano processati in territorio argentino e manterremo l’allerta rossa dell’Interpol su di loro. Chiediamo alla Repubblica Islamica dell’Iran che collabori con l’indagine. […] L’impunità finirà quando il peso della legge cadrà sui responsabili”.

LA RICHIESTA DELL’OEA

Funzionari americani e argentini sostengono che Hezbollah opera nell’area di frontiera tra Argentina, Brasile e Paraguay, dove l’organizzazione terroristica riesce a finanziare le sue operazioni grazie all’economia illecita.

Ricordando l’anniversario dell’attentato all’Amia a Buenos Aires, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, ha invitato ai Paesi membri latinoamericani ad aumentare la lotta contro il terrorismo e l’antisemitismo nella regione, imponendo quest’argomento come priorità dell’agenda.

Almagro ha chiesto che, seguendo l’esempio dell’Argentina, l’Oea dichiari Hezbollah gruppo terroristico: “Impegniamoci tutti a nominare Hezbollah come quello che è, un’organizzazione terroristica che minaccia i principi di dignità umani che noi difendiamo in questa regione”.

IL TOUR DI POMPEO

L’annuncio della misura argentina contro Hezbollah coincide con la visita a Buenos Aires del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, per commemorare il 25° dell’attentato all’Amia.

Prima di arrivare oggi a Buenos Aires, Pompeo farà scalo a San Juan di Porto Rico, dove da giorni sono in corso una serie di proteste contro il governatore Ricky Rosselló. Dopo la tappa a Buenos Aires, dove arriverà oggi, Pompeo viaggerà a Guayaquil, in Ecuador, a Città del Messico, capitale del Messico e a San Salvador, capitale de El Salvador. Il viaggio concluderà il 21 luglio.

La missione di Pompeo in America latina ha come obiettivo principale rafforzare i rapporti con i partner regionali sulle sfide locali e globali. Secondo una nota del Dipartimento di Stato, Pompeo “porterà avanti la cooperazione sui temi della cooperazione per la sicurezza e rinnoverà l’impegno degli Stati Uniti sulla democrazia, i diritti umani e l’aumento delle opportunità economiche per i cittadini”. Il segretario di Stato americano ratificherà anche l’impegno degli Usa nel sostegno del popolo cubano, venezuelano e nicaraguense “per il ripristino della loro democrazia e libertà”.

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