Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, avrebbe segretamente incontrato funzionari russi presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Obiettivo degli incontri, secondo documenti ottenuti in esclusiva dalla Cnn, sarebbe stata la consegna di materiale hackerato al Comitato nazionale democratico durante le elezioni Usa del 2016, che poi la piattaforma ha pubblicato.
UN DUBBIO EMERSO
La possibilità che l’attivista fosse in qualche modo coinvolto nella vicenda era stata esplicitata per la prima volta dal procuratore speciale Robert Mueller, il quale nel suo rapporto sul cosiddetto Russiagate aveva sottolineato la presenza di sospetti corrieri che in più occasioni avevano consegnato dei fascicoli ad Assange.
GLI INCONTRI
Nonostante fosse confinato nella sede diplomatica londinese di Quito in attesa di un passaggio sicuro in un altro Paese, Assange – poi arrestato – avrebbe incontrato funzionari russi e hacker di livello mondiale in momenti critici, spesso in incontri lunghi ore. Secondo la Cnn l’uomo avrebbe anche acquisito potente hardware per facilitare il trasferimento dei dati poche settimane prima che WikiLeaks ricevesse – a detta dell’emittente – il materiale hackerato da agenti russi. Questi dettagli proverrebbero, secondo la testata, da rapporti di sorveglianza realizzati per conto del governo ecuadoriano da UC Global, una società privata di sicurezza spagnola.
LA RICOSTRUZIONE
La campagna elettorale americana del 2016, che vedeva Donald Trump e Hillary Clinton contrapporsi, ha vissuto una svolta quando, il 14 giugno, il Comitato nazionale democratico ha annunciato di essere stato violato. Quel mese, i membri del team di sicurezza avrebbero gestito – secondo quanto riportato dalla Cnn – almeno 75 visite per Assange, quasi il doppio della media mensile delle visite dall’azienda di sicurezza in tutti l’anno. L’uomo avrebbe incontrato in particolare cittadini russi e un hacker comparsi successivamente nel rapporto Mueller, in quanto accusati di aver rubato le email ai democratici. Il fondatore di Wikileaks avrebbe ricevuto una persona di nazionalità russa di nome Yana Maximova, diversi membri dello staff del media russo Rt, tra cui Nikolay Bogachikhin (che gli avrebbe portato una chiavetta Usb, dal contenuto ignoto). Sarebbe stata tutta questa serie di movimenti a spingere Washington a inviare un ultimatum all’Ecuador, che ha prima deciso di tagliare Assange dal mondo esterno, chiudendo il suo accesso a internet e il servizio telefonico (ripristinato dopo le elezioni) fino alla decisione del nuovo primo ministro di Quito di revocare la protezione ad Assange, dicendo che l’uomo aveva “violato la norma di non interferenza negli affari interni degli Stati”, spianando la strada al suo arresto e, forse, in caso di estradizione, al giudizio della Corte americana.