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Il governo (senza Di Maio) approva l’assestamento. Ora palla all’Europa

Adesso parola all’Europa, che il prossimo 9 luglio riunirà i ministri dell’Economia per fermare o meno il meccanismo della procedura di infrazione dopo che il commissario Gunther Oettinger ha minacciato un avvio anticipato della procedura. Il governo ha approvato l’atteso assestamento di bilancio contenente misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica. Insieme ad esso un decreto salva-conti da 1,5 miliardi di euro. Si tratta della norma che serve a rimodulare i fondi per reddito di cittadinanza e quota 100 alla luce delle richieste inferiori al previsto. La norma, chiesta dalla Commissione Ue per blindare i saldi di quest’anno, costringe nei fatti il governo a varare nei fatti una manovra correttiva vera e propria.

MENO DEFICIT

Il provvedimento di assestamento approvato dal Cdm (al quale non ha partecipato Luigi Di Maio) servirà a destinare i risparmi di reddito di cittadinanza e quota 100 alla riduzione del deficit, come stabilisce la legge di bilancio 2019. Nel disegno di legge di assestamento del bilancio è prevista una riduzione del deficit per il 2019 dal 2,4% indicato nel Def al 2,04%, obiettivo che era stato indicato a dicembre al termine della trattativa sulla manovra con la commissione europea.

BOTTINO DA 7 MILIARDI

A favore dell’Italia saranno gli extra-dividendi delle controllate, a partire da quello, da quasi 800 milioni di euro, chiesto dall’azionista Mef alla Cassa Depositi e Prestiti, e i 2 miliardi di minori spese che erano stati congelati in ottobre in seguito ai negoziati con la Commissione, che già allora minacciava di aprire una procedura contro Roma. In tutto dovrebbero esserci a disposizione circa 7 miliardi per far quadrari i conti per il 2019. Ma per placare i tecnici di Bruxelles saranno necessari anche impegni per il 2020, e non sarà semplicissimo convincerli che misure come i dividendi straordinari o la chiusura di maxicontenziosi con il fisco siano da considerare strutturali. Così, se davvero la Commissione dovesse decidere per dare più tempo all’Italia, spostando il giudizio all’autunno, Roma potrebbe mettere nero su bianco i suoi giustificativi nella legge di Bilancio.

ASPETTANDO LA MANOVRA

Una manovra che da ora si prosptetta monstre, perché dovrà cercare di conciliare la strilizzazione di oltre 23 miliardi di maggiori entrate Iva con l’avvio, richiesto a voce alta dalla Lega, della flat tax, per almeno 10-15 miliardi. Complessivamente, considerando anche le spese indifferibili, si arriva facilmente ai 40 miliardi di euro.

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