L’intervento del Presidente Mattarella in apertura della Conferenza degli Ambasciatori è stato magistrale. Ad essere sinceri, la platea di feluche era convenuta nella grande sala delle conferenze della Farnesina per questo appuntamento annuale un po’ demotivata e rassegnata, assistendo alla perdita di influenza subita dal ministero degli Esteri – uno dei più storici e prestigiosi per tanti anni- e alla crescente disattenzione da parte della classe politica. Purtroppo, la congiuntura attuale ha fatto sì che le grandi questioni di politica estera siano passate in secondo piano a vantaggio dei temi prioritari di politica interna: su tutti l’immigrazione e la diatriba con Bruxelles sulle questioni di bilancio e procedure di infrazione (che a mio avviso, d’altronde, non dovrebbero neanche essere classificate come “affari internazionali” ma come questioni interne alla casa comune europea, come la discussione sulle autonomie).
IL DISCORSO
Invece, prima l’introduzione effettuata dal Segretario Generale della Farnesina (improntata ad una orgogliosa rivendicazione del ruolo del diplomatico), e poi l’elencazione da parte del ministro delle linee politiche prioritarie del Maeci, hanno introdotto il discorso del Presidente della Repubblica – approntato con grande professionalità dal suo ufficio diplomatico. Le convinte e sentite parole di quest’ultimo, hanno saputo ridare slancio e consapevolezza ai partecipanti e prepararli ai tre giorni del conclave a porte chiuse. Tutto ciò ribadendo le tradizionali priorità e ancoraggi su cui si basa la politica estera italiana, in un contesto internazionale come quello attuale (caratterizzato da profondi cambiamenti), in cui le grandi aziende multinazionali agiscono come soggetti spesso più potenti di certi Stati e in cui non è più possibile agire da soli se non si vuole essere condannati all’irrilevanza. I nostri diplomatici sono chiamati ad affrontare queste sfide inedite per difendere il nostro interesse nazionale e mantenere solida la nostra collocazione nell’ambito dell’Ue, della Nato, dell’Onu, così come negli altri consessi multilaterali.
QUALE RUOLO PER LA DIPLOMAZIA ITALIANA
Il discorso del Presidente potrebbe dunque essere un punto di svolta, una scossa positiva per restituire alla diplomazia italiana l’entusiasmo necessario per rappresentare al meglio il nostro Paese, sperando in una maggiore attenzione del Parlamento e del governo e contando sulla rassicurazione offerta dal Capo dello Stato, in nome del quale tutti i diplomatici agiscono all’estero, che la meritocrazia e l’esperienza devono prevalere su affiliazioni e gruppi di potere.