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Gli scontri nel governo? Per Azzolina (M5S) solo dialettica tra le parti

“La scuola incarna da sempre l’unità del nostro Paese, è il luogo fisico dove si formano i cittadini e se vogliamo la loro identità. Ridurla in brandelli dunque, significherebbe innanzitutto fare marcia indietro sulla costruzione di questa identità”. Lucia Azzolina, deputata del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Cultura, scienza e istruzione, in una conversazione con Formiche.net spiega e ragioni della scelta di prolungare il dialogo sulla richiesta da parte di alcune regioni (Veneto, Lombardia e Emilia Romagna) di una maggiore autonomia su diversi temi, tra cui la scuola. Ma non solo.

Le due forze di governo, Lega e Movimento 5 Stelle, abbandonano raramente il terreno dello scontro mediatico, come quello esploso dopo le parole del sottosegretario Spadafora (M5S) sul linguaggio di Matteo Salvini. “Alimenta l’odio”, aveva detto il sottosegretario intervistato da Repubblica, e la risposta del ministro dell’Interno non si è fatta attendere. “Cosa sta a fare il sottosegretario? Sta al governo con un pericoloso razzista e maschilista? Fossi in lui mi dimetterei”, ha ribattuto il ministro dell’Interno, e sebbene nel corso della giornata la crisi fosse rientrata, la dialettica dello scontro tra le forze di governo pone alcuni interrogativi.

Onorevole, sembra che non passi giorno in cui Lega e 5 Stelle non litighino su qualche tema. Ma non siete alleati?

Tecnicamente non lo siamo. Abbiamo sottoscritto un contratto che contiene i punti che affronteremo come governo e Parlamento. Su ciascun punto si discute e ci si confronta, provando a contemperare le diverse sensibilità. Dunque a volte si litiga pure, ma più spesso si discute fino a trovare la quadra.

Come si deve interpretare l’ennesimo scontro che si è visto ieri tra Spadafora e il vicepremier Salvini?

Come i differenti punti di vista che si esprimono e in questo caso si confrontano a distanza, mettiamola così. Aggiungo però una riflessione più personale: io stessa sono stata più volte destinataria di parole sessiste disgustose, provenienti da diverse parti e frutto di una deriva culturale che va arginata. Credo che il linguaggio dei politici e in generale di chi possa influenzare l’opinione pubblica debba essere il più possibile equilibrato. Sono i politici per primi a dover dare l’esempio rientrando nei ranghi di un confronto civile.

Parliamo allora di temi concreti, ad esempio l’autonomia differenziata. L’accordo ancora non è stato trovato, ma a che punto è il dialogo?

È un obiettivo del contratto e ci stiamo lavorando. Ma “differenziata” non può voler dire discriminatoria. Ciascuna cittadina e ciascun cittadino hanno e devono continuare ad avere pari diritti e pari opportunità a prescindere dal luogo geografico in cui si trovano.

In ballo c’è la regionalizzazione della scuola. Oggi il ministro Di Maio ha detto che è incostituzionale. Insomma, le posizioni di Lega e 5 Stelle sono inconciliabili o ci sono margini di dialogo?

Su questo punto una breve premessa è doverosa: la scuola incarna da sempre l’unità del nostro Paese, è il luogo fisico dove si formano i cittadini e se vogliamo la loro identità. Ridurla in brandelli dunque, significherebbe innanzitutto fare marcia indietro sulla costruzione di questa identità e sul senso di coesione che l’istruzione pubblica statale contribuisce a costruire. Detto questo, ci sono i forti dubbi di incostituzionalità che giustamente Luigi Di Maio evidenzia e ci sono alcune certezze.

Quali sono gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione sulla regionalizzazione della scuola e i rischi che comportano?

La proposta da cui parte la Lega frammenterebbe programmi e metodi di valutazione e senza una legge sui livelli essenziali delle prestazioni potrebbero esserci discriminazioni anche nel diritto allo studio e nella garanzia delle aree più disagiate del Paese. Altre criticità si evidenziano nel reclutamento su base regionale del personale e nella modalità di attribuzione delle risorse: calcolare il fabbisogno standard in base al gettito fiscale significa finanziare di più le scuole delle aree ricche e di meno quelle delle aree svantaggiate. Detto questo, mi auguro che il dialogo andrà avanti e che anche la Lega si renda conto delle conseguenze disastrose di questo impianto. L’autonomia la faremo, ma non sacrificando la scuola e chi vive nelle aree più fragili del Paese.

Si dice sui giornali che anche tra i 5 Stelle ci sia chi è a favore della regionalizzazione della scuola, mentre altri no. Qual è la posizione del Movimento?

Sinceramente non ho notizia di nostri parlamentari che si siano espressi per la regionalizzazione. La posizione del MoVimento è chiara e univoca: le criticità che ho appena esposto in sintesi sono quelle che tutto il MoVimento evidenzia e sulla base delle quali si sta svolgendo il confronto con la Lega.


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