L’economia globale sta attraversando una fase di profonda ristrutturazione e quello che sarà il suo assetto nel prossimo futuro è ancora da capire fino in fondo. Guardando però in controluce, si possono già intravedere alcune caratteristiche che iniziano a essere sempre più nitide. Un ruolo centrale, come è opinione ormai consolidata, lo svolgeranno le piccole e medie imprese che, anche secondo alcuni commentatori internazionali, saranno probabilmente “i vincitori del nuovo ordine mondiale”. Nulla di nuovo per l’Italia. Chi conosce la storia e la fisionomia del nostro sistema economico sa bene che, da sempre, le Pmi rappresentano la spina dorsale dell’economia interna. Quella che però in passato era una produzione di beni e servizi destinata prevalentemente a soddisfare, appunto, la domanda interna, oggi, grazie alle profonde innovazioni tecnologiche, può essere conosciuta, apprezzata e esportata molto più facilmente in tutto il mondo. Basta pensare a piattaforme di intermediazione globali quali Amazon o eBay che hanno aperto i mercati esteri per molte Pmi che in passato non avrebbero neanche potuto prendere in considerazione la possibilità di essere conosciute e, dunque, esportare fuori i confini delle proprie regioni e territori.
LA RIVOLUZIONE DELL’ECONOMIA GLOBALE
È del tutto evidente, dunque, che sia in corso una vera e propria rivoluzione di dimensioni globali della quale anche la politica, a livello internazionale, dovrà tener conto nelle scelte soprattutto in tema di regolamentazione. Alla costruzione di un sistema basato su catene di produzione e distribuzione con pochi operatori dalle dimensioni extra-continentali che ha caratterizzato un lungo periodo fino alla crisi, si torna al protagonismo delle realtà imprenditoriali dalle dimensioni medie e piccole. Anche se apparentemente può sembrare un paradosso, proprio l’ascesa dell’economia digitale, della cosiddetta intelligenza artificiale, di internet, della stampa 3D, sta favorendo questo ritorno al “piccolo e medio” spingendo le grandi aziende a ripensare il modo in cui producono e distribuiscono merci con i servizi di transizione che assumono un ruolo quasi più importante della produzione. Se la ristrutturazione dell’economia globale offre nuove opportunità alle Pmi, i protagonisti nel nuovo sistema potrebbero non essere gli stessi che hanno operato in quello vecchio e, pur conservando intatta la propria peculiarità, potranno e dovranno adattarsi. Questa inversione di rotta non è frutto del caso. Le piccole e medie Imprese, plasmate su un modello territoriale, hanno retto gran parte dell’urto della crisi economica senza capitolare ma mostrando, nella parte migliore, capacità inimmaginabili e possono oggi sfruttare le occasioni della rivoluzione digitale diventando un traino per l’intera economia proprio perché dotate di un elevato tasso di resilienza.
TECNOLOGIA E BANCHE
La sfida è aperta anche all’interno del variegato sistema bancario nel quale il Credito popolare, da sempre il maggiore e più naturale interlocutore proprio della piccola e media imprenditoria, si sta ricalibrando a questa nuova fase evolutiva del sistema economico. Le Banche popolari si stanno certamente innovando profondamente con l’introduzione dei necessari correttivi tecnologici, ma il reale e più complesso terreno della sfida non è questo. Al contrario, sarà dato dalla capacità di consolidare e rilanciare, sotto una nuova veste, le proprie originarie peculiarità che alla luce di come si sta delineando il sistema del futuro, assumono una valenza tutta nuova. Infatti, i gestori delle piattaforme globali e i giganti di internet, non solo mettono in contatto le Pmi con nuovi mercati ma, utilizzando i dati che, non sempre in maniera trasparente e con la consapevolezza dei legittimi titolari, ottengono dal business sono in grado di offrire anche i finanziamenti che, non essendo soggetti ad alcuna regolamentazione, sfuggono a qualsiasi tipo di controllo e di garanzia e per questo possono essere molto rischiosi sia per chi li riceve sia per chi li mette a disposizione. Ancora una volta le banche legate ai territori da relazioni strumentali, alle Pmi dalla necessità del perseguimento di un fine economico comune, ma anche al sostegno alle famiglie e, indirettamente, al risparmio, con una precisa funzione sociale e di sussidiarità, anche perché controllate e regolamentate (anche eccessivamente), continueranno a essere strumenti essenziali di sviluppo.