Si rafforza la convergenza tra Donald Trump e Boris Johnson. Il presidente americano ha infatti dichiarato di aver iniziato già a lavorare con il nuovo primo ministro britannico in vista della stipulazione di un trattato commerciale bilaterale tra Stati Uniti e Regno Unito. In questo senso, il magnate newyorchese ha detto ai giornalisti: “Stiamo già lavorando a un accordo commerciale. E penso che sarà un accordo commerciale molto significativo, sapete che possiamo farlo con il Regno Unito, possiamo fare da tre a quattro volte, siamo stati effettivamente ostacolati dalle loro relazioni con l’Unione europea. Siamo stati molto ostacolati sugli scambi commerciali. E penso che possiamo fare da tre a quattro o cinque volte quello che stiamo facendo”. Queste dichiarazioni sono arrivate, dopo che il presidente americano aveva fatto le sue congratulazioni a Johnson, descrivendolo come “un mio buon amico”, certamente in grado di rivelarsi “un buon primo ministro”. Downing Street ha confermato che venerdì scorso si sono svolti dei colloqui tra i due leader, che sarebbero pronti ad incontrarsi in occasione del G7 di Biarritz, in Francia, il mese prossimo.
Insomma, le relazioni tra Trump e Johnson appaiono più salde che mai. Un elemento che non è certo una novità. Il presidente americano ha sempre apprezzato la linea dura, auspicata dal neo premier britannico, sulla Brexit. Non a caso, l’inquilino della Casa Bianca ha spesso criticato Theresa May, per aver condotto i negoziati con Bruxelles a suo dire in modo eccessivamente blando. In quest’ottica, Trump non ha mai perdonato all’ormai ex premier britannica di non aver seguito il suo consiglio, quando – l’anno scorso – le suggerì addirittura di fare causa all’Unione Europea. Johnson, di contro, ha sempre portato avanti la linea dura nei negoziati con Bruxelles all’interno del Partito Conservatore. Una linea, che ha non a caso ribadito nel corso della sua prima conferenza stampa da premier a Downing Street pochi giorni fa. Pur avendo dichiarato di voler tentare un’ultima rinegoziazione sull’accordo per l’uscita dall’Unione Europea, Johnson ha esplicitamente invitato il Regno Unito a tenersi pronto all’eventualità di una hard Brexit. Uno scenario tanto più probabile oggi, alla luce delle nuove dichiarazioni dello stesso Trump. Se realmente i due leader hanno già iniziato a trattare per siglare un accordo bilaterale di libero scambio, è altamente probabile che Johnson consideri già il divorzio duro come l’unica soluzione possibile per tener fede a quanto deciso dal referendum del 2016.
Del resto, la predilezione del presidente americano per una hard Brexit è sempre stata principalmente finalizzata proprio alla stipulazione di un trattato commerciale bilaterale con Londra. Per questa ragione, Trump si è sempre detto contrario alla permanenza di legami tra la Gran Bretagna e il mercato comune europeo. In secondo luogo, è chiaro come – per l’inquilino della Casa Bianca – un’eventuale intesa commerciale rappresenterebbe uno strumento per colpire quell’asse franco-tedesco, da lui mai granché amato. L’obiettivo di Trump è infatti quello di sganciare Londra dall’orbita europea tanto dal punto di vista economico che geopolitico, per cercare di ricostituire i princìpi della “relazione speciale” che – assai spesso – ha caratterizzato in passato i rapporti tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Una relazione speciale quasi sempre orientata contro Parigi e Berlino. Basti pensare al 2003, quando l’allora presidente americano, George W. Bush, fece sponda con Tony Blair per contrastare due oppositori all’invasione statunitense dell’Iraq come il presidente francese, Jacques Chirac, e il cancelliere tedesco, Gerhard Schröder. Johnson sembra apprezzare questa prospettiva, tanto da aver preconizzato per il Regno Unito l’avvento di una “età dell’oro”. Una sponda importante per Trump, che vuole approfittarne per sferrare un duro colpo politico ed economico alla Francia e – soprattutto – alla Germania.
Tuttavia, se la convergenza con Johnson può rivelarsi utile nell’attacco all’asse franco-tedesco, sotto un altro fronte quest’amicizia potrebbe rivelarsi foriera di complicazioni. Il riferimento è soprattutto al tentativo di distensione che Trump sta da tempo cercando difficoltosamente di portare avanti verso Mosca. Johnson non ha sinora mostrato eccessiva simpatia nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin. Bisognerà quindi vedere nei prossimi mesi se l’inquilino della Casa Bianca saprà coinvolgere il primo ministro britannico nel processo di disgelo o se al contrario si farà distogliere da Londra dai suoi propositi amichevoli verso il Cremlino.