Un conto è che ne arrivano di meno, ma quanti migranti partono? Stando ai numeri ufficiali, molti di meno di prima anche se è difficile capirne i motivi. In estrema sintesi, mentre la rotta del Mediterraneo centrale si è sensibilmente ridotta, l’aumento pur evidente degli arrivi in Spagna sulla rotta occidentale non compensa quelli che non arrivano più in Italia. Dunque, numeri alla mano non sembra essere solo merito delle politiche del ministro Matteo Salvini, ma anche del fatto che dall’Africa partono decine di migliaia di persone in meno.
I DATI DELL’ONU
Vediamo i numeri ufficiali dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. Nel 2018 in Italia sono sbarcate 23.370 persone, l’80,4 per cento in meno del 2017 quando ne furono 119.369: quindi ne sono arrivate 95.999 in meno. Sempre nel 2018 in Spagna ne sono sbarcate 65.383 (di cui il 90 per cento via mare), il 127 per cento in più del 2017 quando ne furono 28.349: sono state 37.034 in più. Gli altri 59mila migranti? Perché i trafficanti non hanno spostato lo stesso numero di disperati su quella rotta, anziché verso l’Italia, via mare o via terra attraverso il Marocco?
UN CALO GENERALIZZATO
Il calo sembra generalizzato. Con dati al 1° luglio scorso, quindi in sei mesi, quest’anno l’Unhcr certifica su tutte le rotte del Mediterraneo 35.413 arrivi, di cui 27.301 via mare e 8.112 via terra e con 584 morti, mentre in totale l’anno scorso furono 141.472 (con 2.277 morti) e nel 2017 185.139 (con 3.139 vittime). Il calo riguarda anche la Spagna che fino al 23 giugno aveva accolto 12.522 migranti, di cui 9.841 via mare e 2.681 via terra. Anche se nei prossimi mesi estivi è probabile un aumento, difficilmente a fine anno si toccherà la cifra del 2018.
Anche la Grecia conferma la tendenza: nei primi sei mesi di quest’anno sono arrivate 18.294 persone (12.863 via mare e 5.431 via terra) rispetto alle 50.508 dell’intero 2018 quando i morti furono 174. I numeri del 2019 sono invece simili a quelli del 2017 quando sulla rotta orientale arrivarono 36.310 migranti.
I NUMERI ITALIANI E I VERI SBARCHI “FANTASMA”
Secondo i dati del Viminale, al 2 luglio erano sbarcati 2.784 migranti (con un calo dell’83,2 per cento rispetto all’anno scorso quando nello stesso periodo furono 16.602). L’Unhcr si ferma al 1° luglio e ne indica 2.755: è interessante rilevare che, mentre si parla solo di Sicilia dove ne sono arrivati 917, in sei mesi 546 migranti sono sbarcati in Calabria, 192 in Sardegna, 100 in Liguria, 253 in Puglia e 55 in Basilicata. Le prime cinque nazionalità sono Tunisia (603), Pakistan (426), Algeria (264), Iraq (255) e Costa d’Avorio (249).
Negli ultimi giorni molti media hanno usato la definizione “sbarchi fantasma” per definire i normali arrivi in barca di migranti subito fermati e registrati. Forse dopo l’audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ci sarà maggiore precisione. Gli “sbarchi fantasma” sono quelle imbarcazioni che arrivano sulle nostre coste senza essere intercettate in mare e il pericolo viene sia dalla “composizione etnica” di chi usa questo metodo sia perché a bordo spesso ci sono individui con problemi giudiziari e, in via ipotetica, soggetti che possono essere collegati a gruppi terroristici. Un flusso, quello “fantasma”, che proviene di solito dalla Tunisia. Dunque, come più volte hanno spiegato gli investigatori dell’antiterrorismo, l’allarme scatta quando su una spiaggia o su uno scoglio si trova una barca vuota senza sapere quando è arrivata e quante persone aveva a bordo, non quando un barchino porta una quindicina di persone magari sotto l’occhio delle telecamere.
PERCHÉ C’È UN CALO?
Resta infine la domanda sui motivi del calo delle partenze e come risposta si possono avanzare solo ipotesi. Si può ragionare sulla guerra in Libia che coinvolge tutte le bande e le milizie e quindi anche chi fa parte delle organizzazioni di trafficanti anche se questo non cambia la situazione delle decine o centinaia di migliaia di persone loro prigioniere e sempre in attesa di un viaggio. C’è anche chi, invece, allarga il ragionamento ai Paesi di origine e di transito nel centro dell’Africa dove forse la (vera) guerra al terrorismo portata avanti in particolare da Francia e Belgio in nazioni come Mali e Niger potrebbe aver frenato i flussi. Le ipotesi lasciano il tempo che trovano, i numeri invece sembrano chiari. Discutere del problema immigrazione solo dal punto di vista italiano fa perdere di vista un quadro generale più complesso.