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Deputati russi a Montecitorio. Ecco a quali domande (non) hanno risposto

A pochi metri da un’aula di Montecitorio ancora infiammata dalla bagarre sul “Russiagate” leghista, fra sedute sospese e cartelli imbracciati dai deputati dem con su scritto “Salvini codardo”, le Commissione Esteri e Difesa della Camera hanno ospitato oggi una delegazione di parlamentari russi.

LA DELEGAZIONE RUSSA

Non è una delegazione qualsiasi. Il gruppo di parlamentari, che ha già fatto visita alle medesime commissioni del Senato ieri, consta nomi di spicco del Comitato per la Difesa e la Sicurezza del Consiglio della Federazione russa. A guidarli il presidente Viktor Bondarev, eroe di guerra e colonnello vicinissimo a Vladimir Putin, che dal 2015 al 2017 lo ha nominato comandante dell’Aeronautica militare russa. Con lui i vicepresidenti Aleksandr Rakitin, ex spia con un lungo trascorso nell’Fsb (ex Kgb), Sergey Arenin e Bair Zhamsuyev, altri due ex pluridecorati funzionari del Ministero degli Interni.

Un intervento programmato in occasione della visita di Stato di Putin del 4 luglio. Semplice routine, fanno sapere dalla Camera. Eppure non solo il tempismo ma anche il peso politico di una visita del genere avrebbero meritato uno strappo al protocollo sulla pubblicità, magari con una diretta streaming e un resoconto aperto.

IL PD CI RIPENSA

Ad attendere il nugolo di parlamentari russi accompagnati da segretari e addetti dell’ambasciata russa in Italia una sala strapiena, tanto da dover richiedere agli addetti un re-fill di cuffie per far partecipare tutti. Spettacolo ben diverso da quello andato in scena ieri al Senato, dove i russi si sono ritrovati un’audience ridotta ai minimi termini.

Di mezzo c’è un cambio di strategia degli onorevoli Pd. Abbandonate in coro le Commissioni riunite a Palazzo Madama in protesta contro il vicepremier Matteo Salvini, che ancora non si è presentato all’emiciclo per rispondere alle domande sul caso Savoini, i dem hanno cambiato idea e si sono presentati agguerriti dai russi alla Camera perché, fanno sapere, “riteniamo che la diplomazia parlamentare non debba essere influenzata dalle miserie di Salvini”.

Show must go on. Così mentre Ettore Rosato presiedeva una seduta al vetriolo della Camera, i suoi in Commissione riunita hanno cordialmente torchiato di domande la delegazione russa. Forse consapevole del clima, nel suo intervento Bondarev si è ben guardato dall’uscire dai binari istituzionali. Italia e Russia hanno rapporti solidi da 95 anni e devono continuare a coltivarli, è stato l’andante del colonnello.

LE DOMANDE SCOMODE DEI DEM

Poi spazio alle domande, che hanno dimostrato, se mai ve ne fosse bisogno, quanto il dossier russo spacchi la politica italiana. Tra i dem la più battagliera è Lia Quartapelle. Che ne è del rispetto degli accordi di Minsk? Cosa intende fare la Russia per stabilizzare la crisi in Libia? Domande che hanno trovato risposte distese, ma elusive. Per i parlamentari venuti da Mosca quello in Crimea è stato un libero referendum, “non è partito neanche un colpo”. Quanto alla Libia, il ritornello è lo stesso recitato da Putin nel suo recente blitz a Palazzo Chigi: è colpa della Nato e degli americani, loro hanno fatto il danno e a loro tocca porvi rimedio. Orecchie da mercante anche sulla proposta, sempre di casa dem, di istituire un tribunale internazionale per i crimini di guerra in Siria e Iraq.

Il dem Ivan Scalfarotto, salutato con fare ironico dai colleghi russi come Davisdania, si spinge oltre, e chiede un parere sul caso Savoini. Silenzio assoluto, e un po’ di imbarazzo. La delegazione di Putin si limita a negare qualsiasi interferenza nella vita democratica di altri Paesi, e bolla come “assurda” l’idea che un hacker russo possa aver influenzato le elezioni americane (poco importa che il rapporto del procuratore Robert Mueller sul Russiagate abbia provato e comprovato il contrario).

L’AFFONDO DELLA LEGA

“Quella domanda è stata praticamente ignorata, questa vicenda è stata montata in maniera molto forte nel nostro Paese – chiosa ai nostri microfoni Roberto Paolo Ferrari, capogruppo della Lega in Commissione Difesa – a mio parere c’è l’obiettivo di coprire altre inquietanti vicende di cronaca come il caso Bibbiano che riguardano il Pd e sono sparite dai media”. Russiagate a parte, dice Ferrari, l’incontro “è stato disteso e cordiale, abbiamo concordato che i rapporti bilaterali fra Italia e Russia rimangono positivi a prescindere dalle diverse posizioni su Donbass e Ucraina”.

L’APERTURA M5S

Aperturista anche il bilancio M5S. “Entrambe le parti hanno convenuto sulla necessità di rafforzare la cooperazione parlamentare tra i due Paesi che, vorrei ricordare, non è mai venuta meno neanche in quei momenti in cui le relazioni tra la Federazione russa e l’Unione Europea e la Nato hanno registrato maggiori criticità – spiega a Formiche.net il presidente della Commissione Difesa Gianluca Rizzo – ci siamo lasciati con l’intento di proseguire il confronto e con la promessa di poter ricambiare la visita con l’invio di una nostra delegazione parlamentare in Russia”.

LA LINEA DI FI E FDI

E se i leghisti han preferito mantenere un basso profilo, a difendere la linea filorussa ci hanno pensato gli (ex) alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Più cauti gli azzurri, che si sono limitati a rispolverare con un po’ di nostalgia lo “spirito di Pratica di Mare” sottolineando come la sua scomparsa non sia tutta da addebitare a Mosca. Molto meno i meloniani. Le sanzioni Ue, hanno tuonato, sono quanto di più sbagliato esista e dalla politica estera russa in Siria e Medio Oriente contro il terrorismo l’Italia ha molto da imparare.

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