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L’Italia di centro torni a votare (aspettando Draghi). Il commento di Costalli

Il panorama che ci circonda è da tempo sotto gli occhi di tutti: siamo un Paese con un imponente debito pubblico (di cui nessuno parla seriamente) che frena ogni tentativo di riforme, con un governo bloccato da continue liti interne e concentrato solo sul tema dell’immigrazione, e viviamo in una diffusa e crescente aria generale di sfiducia e di rancore. Manca il coraggio di ricominciare da zero (o quasi) dando voce a quell’Italia che non vota (o vota controvoglia). Un’Italia storicamente di centro, che sogna un Paese europeo ma non inginocchiato a Bruxelles o a Berlino, che vuole vivere in una democrazia liberale attenta all’economia sociale di mercato, in grado di fare qualcosa di più, e meglio, dei deludenti “zero virgola” nella crescita del Pil. Un’Italia con il coraggio di navigare in mare aperto.

L’ASTENSIONE ITALIANA ALLE EUROPEE

Anche alle ultime elezioni europee si è registrata in Italia una grande astensione, tra l’altro in controtendenza con gli altri Paese europei, che ha mostrato chiaramente l’assenza di un’offerta credibile al centro, così come lo ha dimostrato la crescita di liste civiche alle elezioni amministrative: le persone hanno perso totalmente la fiducia nei partiti tradizionali e stanno cercando altrove punti di riferimento.

Se non ci rendiamo conto che in questo Paese stiamo lasciando un blocco sociale così importante senza un’adeguata rappresentanza politica – in balia dei populismi e dei sovranismi, e ormai incline all’astensionismo – inevitabilmente la nostra finirebbe con l’essere un’azione miope e sconsiderata.

PERCHÉ PUNTARE A UN NUOVO CENTRO MODERATO

Occorre, quindi, una piattaforma politica per tutti coloro che hanno idee liberali, popolari, cattoliche e riformiste: ma è assolutamente necessario sgombrare il cosiddetto “campo moderato” dalle macerie degli ultimi anni, compresi i leader senza carisma, senza visione, senza più seguito e, spesso, imbarazzanti. All’Italia non serve un altro partitino di centro da prefisso telefonico.

Per questo ci vuole un impegno forte dei cattolici, anche con proposte forti: la moderazione, infatti, è uno stile, non la rinuncia a proposte forti. Una parte del mondo cattolico è tornata attiva, vivace, sente la difficoltà del momento, si interroga, ma non riesce a fare sintesi concreta ed è indecisa sulla strada da percorrere. Mentre Forza Italia, dopo gli ultimi risultati elettorali deludenti, si dibatte in un duro confronto interno fra Toti e quel che resta della parte maggioritaria del partito, arroccata con Berlusconi nella difesa della conservazione declinante. Toti, comunque, almeno ha il merito di aver denunciato il pericoloso declino, che sembra ormai irreversibile, ma è troppo impegnato in una logica interna: primarie sì – primarie no, congresso sì – congresso no, le eventuali date ecc., senza lanciare invece un chiaro progetto di rilancio per il Paese.

In questa fase, per cercare di arginare l’astensione dilagante, non resta altro che puntare sulle liste civiche, anche alle elezioni regionali. Aspettando Draghi.



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