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Mai più politici al Csm. Ecco la riforma Bonafede

Il Csm si appresta a cambiare pelle. Secondo una bozza consultata dall’agenzia di stampa Public Policy, con la riforma della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede potrebbero cambiare i criteri di scelta dei componenti del Csm eletti in Parlamento: come ora potranno essere scelti i professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con quindici anni di esercizio professionale, “purché – questa la novità – non ricoprano la carica di parlamentare nazionale od europeo, o non l’abbiano ricoperta nei cinque anni precedenti, non siano componenti del governo o non lo siano stati nei cinque anni precedenti”.

La bozza sarà discusso probabilmente nel Cdm di domani. Non solo, non potranno essere eletti coloro che che “ricoprano la carica di consigliere regionale o provinciale o l’abbiano ricoperta nei cinque anni precedenti, siano presidenti o assessori nelle giunte delle Regioni o delle Province autonome di Trento e Bolzano, ricoprano o abbiano ricoperto nei cinque anni precedenti la carica di sindaco in Comuni con più di centomila abitanti”.

MAGISTRATI SORTEGGIATI

Altra novità per il Csm, il sorteggio, prima della fase elettorale, “di una congrua percentuale di magistrati che risultino legittimati alla candidatura individuale per singolo collegio”. Il sorteggio pre-elezioni – si legge nella relazioni illustrativa – servirà “a depotenziare l’influenza delle correnti sull’esito elettorale”. L’intervento normativo si è reso necessario – si legge ancora – “per contrastare l’emergente, patologico fenomeno del correntismo nella magistratura, allentando il legame tra contesto associativo ed eletti nell’organo di autogoverno”.

I MEMBRI DEL CSM

Cambierà infine la composizione del Consiglio superiore della magistratura: l’organo di autogoverno sarà composto dal primo presidente della Corte suprema di cassazione, dal procuratore generale della Repubblica presso la stessa Corte, da 20 (e non più 16) componenti eletti dai magistrati ordinari e da 10 (e non più 8) componenti eletti dal Parlamento, in seduta comune delle due Camere.

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