Un premier che ha deluso su tutta la linea, un nuovo corso che sta per iniziare, con una economia che ha mostrato dei segni di ripresa, ma che è ancora ben lungi dal tornare ai livelli pre crisi. Yorgos Pagoulatos, professore di Economia all’Università di Atene ed editorialista del quotidiano Kathimerini, ha spiegato a Formiche.net quale posta in gioco ci sia domenica e perché queste elezioni potrebbero davvero rappresentare un nuovo corso per l’Ellade.
Professor Pagoulatos, domenica si vota con lo spettro degli otto anni di austerity, che tutti sperano essere definitivamente alle spalle, ma come va l’economia nazionale?
L’economia greca sta crescendo dal 2017, ma si tratta di una crescita relativamente debole rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona. Nonostante questo, gli effetti della crisi sono ancora ampiamente visibili nella società greca. La disoccupazione è ancora al 18-19%, in centinaia sono partiti per l’estero a cercare lavoro. Il ceto medio è in grave difficoltà i consumi sono fermi. Sarà molto difficile tornare ai livelli pre-crisi in breve tempo.
Il premier Tsipras è nell’occhio del ciclone, potrebbe perdere con oltre 10 punti di differenza. Come mai questo calo così vertiginoso?
Per prima cosa, dalla prima volta che sono saliti al potere, avevano fatto troppe promesse che non avrebbero mai potuto mantenere. Hanno fatto votare un referendum contro l’austerity, per voi votare il pacchetto di aiuti più duro di tutti e con condizioni nettamente più sfavorevoli di quelle pre-referendum. Hanno dato vita a una crescita sostenibile e sono stati gli unici a farlo, questo non va dimenticato. Ma erano circondati da aspettative troppo alte che hanno ripagato con un aumento delle tasse di cui ha fatto le spese la classe media. Poi ci sono anche altri aspetti.
Per esempio?
Syriza si proponeva come un partito in rottura con il vecchio modo di fare politica in Grecia. Hanno invece dato vita a un governo di qualità molto bassa, non sono stati in grado di gestire emergenze come gli incendi che hanno colpito l’Attica lo scorso anno e che sono costati la vita a oltre 100 persone. Le istituzioni non hanno funzionato, ci sono stati scandali che hanno coinvolto persone vicine al premier il settore dei media e quello giudiziario. Come se non bastasse, è arrivato anche l’accordo di Prespes per il riconoscimento della Macedonia come Macedonia del Nord.
Il prossimo premier, con ogni probabilità, sarà Mitzotakis, che arriva da una delle famiglie più potenti della vecchia politica greca, si direbbe un ritorno al passato…
Mitzotakis è un politico che arriva dalla corrente liberale di Nea Dimokratia. Si tratta di una persona molto preparata, ha già fatto molti dei calcoli che gli servono per avviare il programma economico. La squadra è già pronta e contiene elementi di altissimo profilo. Avrà obiettivi più realistici di Tsipras e questo sarà fondamentale per conquistare la fiducia dei mercati, che è necessaria, soprattutto in questa sua prima fase.
Se potesse dargli un consiglio, cosa gli direbbe?
Di rendere la Grecia attrattiva per gli investimenti stranieri e accreditarsi presso le grandi istituzioni finanziarie internazionali.
Turismo a parte, quali sono i settori che potrebbero rivelarsi interessanti per un investimento?
Sono parecchi: lo shipping, la logistica, l’industria agro alimentare, il real estate…
Cosa potrebbe fare la Ue per aiutare la Grecia, adesso?
Bella domanda. Basterebbe mettere in pratica quanto deciso dall’ultimo Eurogruppo, aumentare gli investimenti per i Paesi alla periferia della Ue e procedere al rafforzamento dell’unione bancaria.